La dura reazione dell’ambasciata israeliana presso la Santa Sede alle parole di Papa Francesco dimostra ancora una volta come Israele non tolleri alcuna critica sulla sua condotta nella Striscia di Gaza. Durante l’Angelus di domenica 23 marzo, il Pontefice ha espresso dolore per la ripresa dei bombardamenti su Gaza, chiedendo un cessate il fuoco immediato e la liberazione degli ostaggi. Parole di pace e compassione, che però non sono piaciute al governo israeliano.
La nota diffusa dall’ambasciata di Israele presso la Santa Sede è suonata come un vero e proprio attacco al Papa. Israele ha ribadito di agire “in piena conformità con il diritto internazionale” e di prendere “misure straordinarie per ridurre al minimo i danni ai civili”, ignorando completamente il massacro in corso nella Striscia, dove migliaia di innocenti sono stati uccisi sotto le bombe.
L’accusa rivolta a Hamas di aver violato il cessate il fuoco e di utilizzare la tregua per rifornirsi militarmente serve solo a giustificare una carneficina che si protrae da mesi. Nel frattempo, Israele continua la sua offensiva senza alcuna considerazione per le vittime civili, mentre il Papa viene implicitamente criticato per aver osato ricordare la necessità di fermare le armi e di risparmiare vite umane. Tra l’altro Francesco ha chiesto la liberazione degli ostaggi israeliani.
Il tentativo di Israele di difendere le proprie azioni con un linguaggio formale e distaccato stride con la realtà drammatica dei fatti: case distrutte, famiglie spezzate, ospedali al collasso. La reazione stizzita all’Angelus del Pontefice dimostra la crescente intolleranza verso qualsiasi voce che osi mettere in discussione l’operato dello Stato ebraico.
Ma il Papa ha parlato chiaro, con il coraggio che lo contraddistingue: a Gaza si sta consumando una tragedia umanitaria di proporzioni enormi e il mondo non può restare in silenzio. Se per Israele denunciare una strage significa essere contro lo Stato, allora la domanda è lecita: quanto ancora la comunità internazionale tollererà questa brutalità senza porre un limite? La diplomazia non può coprire la verità e nessuna propaganda potrà cancellare il sangue versato.
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