Il gabinetto di sicurezza israeliano ha recentemente approvato una proposta del ministro della Difesa, Israel Katz, per istituire una nuova amministrazione all’interno del ministero, incaricata di facilitare la partenza “volontaria” dei palestinesi dalla Striscia di Gaza verso Paesi terzi.
Secondo quanto riportato dal Times of Israel, l’ufficio di Katz ha dichiarato che la nuova direzione lavorerà per “preparare e consentire un passaggio sicuro e controllato dei residenti di Gaza per la loro partenza volontaria verso Paesi terzi, inclusa la messa in sicurezza dei loro spostamenti, l’istituzione di percorsi di spostamento, il controllo dei pedoni agli attraversamenti designati nella Striscia di Gaza, nonché il coordinamento della fornitura di infrastrutture che consentiranno il passaggio via terra, mare e aria verso i Paesi di destinazione”.
Il capo di questa nuova direzione sarà presto nominato da Katz. Gli sforzi per permettere ai cittadini di Gaza di lasciare il territorio, se lo desiderano, saranno svolti in conformità con il “diritto israeliano e internazionale, e in linea con la visione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump”, prosegue la nota. Katz ha affermato: “Stiamo lavorando con tutti i mezzi per implementare la visione del presidente degli Stati Uniti, e consentiremo a qualsiasi residente di Gaza che voglia trasferirsi in un terzo Stato di farlo”.
Tuttavia, questo piano, presentato come volontario, è stato criticato da diverse organizzazioni internazionali e gruppi per i diritti umani, che lo vedono come un tentativo mascherato di deportazione e pulizia etnica. La proposta di trasferire la popolazione palestinese di Gaza in altri Paesi è stata definita una violazione dei diritti umani e un possibile crimine di guerra. Figure internazionali, come l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri, Josep Borrell, hanno condannato queste proposte, sottolineando che il diritto internazionale proibisce lo spostamento forzato delle popolazioni.
Inoltre, la comunità internazionale, inclusi Paesi come Turchia, Qatar e la Lega Araba, ha espresso preoccupazione per questa iniziativa, considerandola una mancanza di rispetto per i diritti fondamentali dei palestinesi e un tentativo di cancellare la loro presenza storica nella regione.
È importante notare che, sebbene il piano sia presentato come un’iniziativa volontaria, le condizioni di vita estremamente difficili nella Striscia di Gaza potrebbero spingere molti palestinesi a lasciare la loro terra natale, sollevando ulteriori preoccupazioni riguardo alla natura coercitiva di questa proposta.
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