I bambini di Gaza dimenticati dall'Europa. E dalla piazza (del Popolo)
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I bambini di Gaza dimenticati dall'Europa. E dalla piazza (del Popolo)

L’Europa si è scordata di loro. Per loro non c’è spazio in piazza (del Popolo). Guai a parlare di genocidio, di infanzia cancellata. 

I bambini di Gaza dimenticati dall'Europa. E dalla piazza (del Popolo)
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

17 Marzo 2025 - 21.26


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L’Europa si è scordata di loro. Per loro non c’è spazio in piazza (del Popolo). Guai a parlare di genocidio, di infanzia cancellata. 

Di crimini contro l’umanità dei quali sono vittime i più indifesi tra gli indifesi: i Bambini. 

Nessuno li ha ricordati nei forbiti discorsi di piazza. Eppure, oggi al mondo non c’è vergogna più grande.

A ricordarlo è l’Unicef.  

 Quasi tutti i 2,4 milioni di bambini che vivono in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e nella Striscia di Gaza sono colpiti in qualche modo.

Circa 1 milione di bambini vive senza i beni di prima necessità di cui ha bisogno per sopravvivere.

 Tragicamente, circa 4.000 neonati non possono attualmente accedere a cure salvavita essenziali.

 In Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, dall’ottobre 2023 sono stati uccisi più di 200 bambini palestinesi e 3 israeliani, la cifra più alta registrata in questo arco di tempo negli ultimi due decenni.

Dichiarazione del Direttore regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa Edouard Beigbeder.

17 marzo 2025- “Ho appena concluso una missione di quattro giorni in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. La situazione è estremamente preoccupante.

Troppo spesso i bambini dello Stato di Palestina sono le vittime di questo conflitto incessante. Quasi tutti i 2,4 milioni di bambini che vivono in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e nella Striscia di Gaza sono colpiti in qualche modo. Alcuni bambini vivono con grande paura o ansia; altri affrontano le conseguenze reali della privazione di assistenza e protezione umanitaria, dello sfollamento, della distruzione o della morte. Tutti i bambini devono essere protetti.

Senza l’ingresso di aiuti nella Striscia di Gaza, circa 1 milione di bambini vive senza i beni di prima necessità di cui ha bisogno per sopravvivere – ancora una volta.

A poche decine di chilometri dalla Striscia di Gaza si trovano più di 180.000 dosi di vaccini di routine essenziali per l’infanzia, sufficienti a vaccinare e proteggere 60.000 bambini sotto i 2 anni, e 20 ventilatori salvavita per le unità di terapia intensiva neonatale. Mentre l’Unicef è riuscito a consegnare 30 macchine respiratorie Cpap – che aiutano in modo significativo i neonati prematuri e quelli affetti da sindrome da distress respiratorio acuto (Ards) – i ventilatori sono essenziali per i neonati che necessitano di un supporto respiratorio avanzato.

Tragicamente, circa 4.000 neonati non possono attualmente accedere a cure salvavita essenziali a causa del forte impatto sulle strutture mediche della Striscia di Gaza. Ogni giorno, senza questi ventilatori, si perdono vite umane, soprattutto tra i neonati vulnerabili e prematuri nel nord della Striscia di Gaza.

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L’Unicef chiede che venga consentito l’ingresso di queste forniture sanitarie salvavita per bambini. Non c’è motivo per cui non debbano ciò non possa accadere.

In conformità con il diritto internazionale umanitario, i bisogni essenziali dei civili devono essere soddisfatti, e ciò richiede di facilitare l’ingresso di assistenza salvavita indipendentemente dal fatto che sia in atto o meno un cessate il fuoco. Eventuali ulteriori ritardi nell’ingresso degli aiuti rischiano di rallentare ulteriormente o chiudere i servizi essenziali e potrebbero annullare rapidamente i risultati ottenuti per i bambini durante il cessate il fuoco.

Dobbiamo consegnare questi aiuti per i bambini, compresi i neonati, prima che sia troppo tardi. E dobbiamo mantenere in funzione i servizi essenziali. Ho visitato l’impianto di desalinizzazione dell’acqua sostenuto dall’Unicef a Khan Younis, a Gaza, l’unica struttura che ha ricevuto elettricità dal novembre 2024 e che ora è stata scollegata. Ora funziona solo al 13% della sua capacità, privando centinaia di migliaia di persone di acqua potabile e servizi igienici.

In Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, dall’ottobre 2023 sono stati uccisi più di 200 bambini palestinesi e 3 israeliani, il numero più alto registrato in questo arco di tempo negli ultimi due decenni.

A Jenin e nel nord della Cisgiordania, più di 35.000 bambini sono stati costretti a lasciare le loro case e i loro beni e a trovare rifugio altrove. L’istruzione è fortemente compromessa per quasi 12.000 bambini, a causa dei recenti spostamenti di popolazione. I bambini in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, sono spesso esposti ai blocchi stradali e all’assenza di materiale scolastico.

A Jenin ho incontrato molte madri e bambini sfollati nei rifugi. Mi hanno detto quanto soffrono per la violenza, la paura e l’interruzione dell’istruzione. Mi hanno detto che non chiedevano la carità, ma solo il rispetto dei loro diritti e la possibilità di tornare alle loro case.

L’Unicef continua a fare tutto il possibile per proteggere e sostenere i bambini nello Stato di Palestina. Ripariamo sistemi idrici, organizziamo sessioni di salute mentale, creiamo centri di apprendimento e ci impegniamo costantemente presso i responsabili delle decisioni per ottenere l’accesso e la cessazione della violenza. Ma questo da solo non basta.

I bambini non devono essere uccisi, feriti o sfollati e tutte le parti devono rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale. I bisogni essenziali e di protezione dei civili devono essere soddisfatti e l’assistenza umanitaria deve poter fluire rapidamente e su larga scala. Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati rapidamente e il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza deve continuare e sostenere soluzioni durature al conflitto.

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Decine di migliaia di bambini sono stati uccisi e feriti. Non dobbiamo tornare a una situazione che faccia aumentare questi numeri”.

La terra degli orrori

Scrive su Il Manifesto Eliana Riva, storica, esperta di Paesi Islamici, documentarista: “Israele ha trasformato Gaza in una terra degli orrori per le donne palestinesi, un luogo in cui si partorisce con i video tutorial, dove non ci sono medicine per il cesareo, in cui le cliniche per la fertilità sono state distrutte di proposito, insieme a embrioni e ovuli non ancora fecondati.
Il rapporto della Commissione internazionale e indipendente d’inchiesta sul territorio palestinese occupato giudica Tel Aviv responsabile di crimini efferati, feroci, «atti genocidari» calcolati per «provocare la distruzione fisica dei palestinesi». Violenze sessuali, riproduttive e di genere, riconosciuti come i peggiori crimini dallo Statuto di Roma, il trattato internazionale istitutivo della Corte penale internazionale.

Le conclusioni della commissione si basano sulle testimonianze delle vittime, sull’analisi dei filmati girati da palestinesi, di quelli condivisi sui social dai soldati israeliani e sulle informazioni fornite dalle associazioni della società civile che si occupano di diritti delle donne. Il 33% di tutte le vittime palestinesi registrate a Gaza dal 7 ottobre 2023 a gennaio 2025 sono di sesso femminile, adulte o bambine. Come Nahida e Samar Anton, madre e figlia ammazzate dai cecchini israeliani mentre provavano a raggiungere il bagno. O come la donna incinta, di cui non si conosce nemmeno l’identità, a cui i soldati hanno sparato mentre tentava di entrare nell’ospedale Al-Awda. O come la piccola Hind Rajab, le sue cugine e sua zia, uccise da quello che la commissione ha descritto come un attacco deliberato dei carri armati.

«Più di quanto un essere umano possa sopportare». È questo il titolo del rapporto conclusivo del lavoro del gruppo istituito nel 2021 dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Gli attacchi diretti ai reparti di maternità dei pochi ospedali che erano ancora rimasti attivi a Gaza hanno reso la gravidanza e il parto estremamente pericolosi. Tra il 7 ottobre e il 23 dicembre 2023, l’ospedale Al-Awda ha assistito 15.577 pazienti ostetrici, pur avendo solo 75 letti disponibili. La distruzione intenzionale della più grande clinica per la fertilità della Striscia, che serviva 2.000-3.000 pazienti ogni mese ha causato la perdita di tutto il materiale conservato.

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«Dare alla luce a Gaza è come partorire nel Medioevo», scrive la commissione. Non c’è accesso alle cure, mancano gli strumenti e i farmaci, motivo per cui gli aborti spontanei e le morti sono aumentati. Senza antidolorifici le pazienti hanno dovuto subire i dolori del taglio cesareo e il rischio di infezioni è rimasto altissimo. Le ostetriche hanno informato gli investigatori che alcune donne hanno partorito in casa, preparandosi attraverso filmati trovati su internet, assistite solo dai mariti. Inoltre, spiega l’indagine, Israele ha continuato ad operare un blocco degli aiuti umanitari che ha causato enormi conseguenze sulla sopravvivenza delle donne incinte e su coloro che avevano appena partorito.

Oltre alla violenza riproduttiva, anche la violenza sessuale è stata utilizzata sulle donne, e sugli uomini, come parte delle procedure operative standard per punire la popolazione. Stupri e minacce di stupro contro detenuti e detenute palestinesi e contro familiari di sesso femminile. Le violenze sessuali sono utilizzate sempre più spesso anche nella Cisgiordania occupata, dai coloni e dai militari, con «lo scopo di umiliare e degradare la popolazione palestinese nel suo complesso». Le misure volte ad impedire le nascite all’interno del gruppo e i tentativi di provocarne la distruzione fisica, costituiscono, secondo le conclusioni del report, «due categorie di atti di genocidio».

La commissione, guidata da Navi Pillay, ex giudice della Corte penale internazionale ed Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, ritiene direttamente responsabili i leader israeliani, che hanno continuato a fornire dichiarazioni o commettere azioni «discolpanti», e il «sistema giudiziario militare, inefficace nel perseguire i casi e condannare i colpevoli».

Netanyahu ha accusato il Consiglio dei diritti umani di essere «un circo antisemita» che dice «bugie croniche». Il ministero degli Esteri, respingendo le accuse, definite «una delle peggiori calunnie della storia», ha dichiarato che è stata «Hamas ad aver commesso orrendi crimini sessuali contro gli israeliani». Un’altra commissione delle Nazioni Unite aveva riferito, a marzo 2024, che esistevano «informazioni convincenti» secondo cui Hamas ha commesso violenze sessuali durante l’attacco in Israele del 7 ottobre 2023. In quel caso, il ministero degli Esteri di Tel Aviv dichiarò che si trattava del «riconoscimento definitivo» dei crimini del movimento islamico. Quest’ultimo respinse le accuse, aggiungendo che il rapporto non includeva testimonianze di vittime”, conclude Riva.

Tutto questo l’Europa lo sa. Di tutto questo, l’Europa se ne frega. 

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