L’amministrazione Trump ha comunicato la decisione di ritirare gli Stati Uniti dal Centro internazionale per l’azione penale contro il crimine di aggressione all’Ucraina (ICPA), un organismo istituito dall’Unione Europea nel 2023 sotto l’egida di Eurojust per indagare sui crimini di guerra commessi durante l’invasione russa dell’Ucraina, inclusi quelli attribuiti al presidente russo Vladimir Putin.
Questa mossa rappresenta un ulteriore segnale dell’allontanamento dell’amministrazione Trump dall’approccio adottato dal precedente presidente, Joe Biden, che mirava a ritenere Putin personalmente responsabile delle atrocità commesse contro il popolo ucraino.
La decisione di ritirarsi dall’ICPA si inserisce in un contesto più ampio di tensioni tra gli Stati Uniti e le istituzioni internazionali preposte alla giustizia penale. Recentemente, il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo che impone sanzioni economiche e restrizioni sui visti contro funzionari della Corte Penale Internazionale (CPI), accusando l’organismo di intraprendere azioni illegittime contro gli Stati Uniti e Israele. Questo ordine esecutivo prevede il congelamento dei beni e il divieto di ingresso negli Stati Uniti per i funzionari della CPI coinvolti in indagini su cittadini americani o dei loro alleati.
La CPI aveva emesso mandati d’arresto nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant per presunti crimini di guerra commessi durante il conflitto a Gaza. In risposta, Trump ha definito le azioni della CPI come una minaccia alla sovranità nazionale degli Stati Uniti e dei suoi alleati, giustificando così le sanzioni imposte.
Queste azioni hanno suscitato critiche a livello internazionale. Settantanove paesi, tra cui Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta di condanna delle sanzioni statunitensi contro la CPI, esprimendo preoccupazione per l’indipendenza e l’efficacia della giustizia internazionale. Tuttavia, l’Italia non ha aderito a questa dichiarazione, allineandosi implicitamente alla posizione degli Stati Uniti.
La CPI ha deplorato la decisione dell’amministrazione Trump, affermando che tali sanzioni compromettono l’indipendenza della corte e rappresentano un attacco alla giustizia internazionale. Nonostante le pressioni, la CPI ha ribadito il suo impegno a proseguire le indagini su presunti crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
In conclusione, il ritiro degli Stati Uniti dall’ICPA e le sanzioni contro la CPI evidenziano una crescente tensione tra l’amministrazione Trump e le istituzioni internazionali incaricate di perseguire i crimini di guerra, sollevando interrogativi sul futuro della cooperazione globale in materia di giustizia penale.