Storia di Jennifer, elettrice di Trump e licenziata in tronco vittima della macelleria sociale di Trump
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Storia di Jennifer, elettrice di Trump e licenziata in tronco vittima della macelleria sociale di Trump

Jennifer Piggott è tra le oltre 125 persone licenziate a febbraio dal Bureau of Fiscal Service del Dipartimento del Tesoro a Parkersburg, in West Virginia, una comunità che ha votato in massa per il presidente repubblicano Donald Trump.

Storia di Jennifer, elettrice di Trump e licenziata in tronco vittima della macelleria sociale di Trump
Jennifer Piggott, in rosso
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9 Marzo 2025 - 11.38


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Jennifer Piggott aveva orgogliosamente esposto una bandiera rossa e blu della campagna di Trump fuori dalla sua casa durante la corsa elettorale di novembre. Ora, dopo essere stata improvvisamente licenziata dal suo lavoro nel servizio civile, il suo sostegno al presidente è finito.

Piggott è tra le oltre 125 persone licenziate a febbraio dal Bureau of Fiscal Service del Dipartimento del Tesoro a Parkersburg, in West Virginia, una comunità che ha votato in massa per il presidente repubblicano Donald Trump.

“Nessuno con cui ho parlato aveva capito quanto devastante sarebbe stata per le nostre vite la presenza di questa amministrazione”, ha detto Piggott, 47 anni, in un’intervista a Reuters, aggiungendo che non avrebbe sostenuto Trump se avesse saputo allora quello che sa adesso.
“Per quanto pensi che il presidente Trump stia facendo cose meravigliose per il paese sotto certi aspetti, questa decisione proprio non la capisco”, ha aggiunto.

Piggott ha lavorato al BFS per cinque anni e di recente era stata promossa. Proprio questa promozione l’ha resa un bersaglio, poiché l’amministrazione Trump ha iniziato a licenziare migliaia di dipendenti federali in periodo di prova – un gruppo che comprende sia i nuovi assunti sia i lavoratori già esistenti che passano da una posizione interna a un’altra.

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La sua rottura con Trump, dopo averlo votato tre volte, è particolarmente significativa: conservatrice praticante, Piggott fa parte di quella fetta dell’elettorato che ora comincia a esprimere insoddisfazione. Gli analisti politici stanno osservando con attenzione i primi segnali di una possibile reazione nelle roccaforti repubblicane, dove gli sforzi di Trump per ridurre i costi del governo, con l’aiuto del suo “zar del risparmio” Elon Musk, stanno iniziando a farsi sentire.

Un portavoce della Casa Bianca ha dichiarato a Reuters che Trump ha ricevuto un mandato popolare per riformare il governo federale e combattere sprechi, frodi e abusi. Alle elezioni di novembre, Trump ha battuto la sua sfidante, la democratica Kamala Harris, con un margine dell’1,5%.

“La situazione finanziaria personale di ogni americano è una priorità per il presidente, ed è per questo che sta lavorando per ridurre le regolamentazioni, riportare i posti di lavoro negli Stati Uniti, abbassare le tasse e rendere il governo più efficiente”, ha affermato Harrison Fields.

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Il Department of Government Efficiency (DOGE), guidato da Musk, non ha risposto alle richieste di commento. Stesso silenzio da parte dei portavoce di Riley Moore, rappresentante di Parkersburg alla Camera, e del senatore Jim Justice. La senatrice Shelley Moore Capito, invece, ha dichiarato a Reuters che, pur comprendendo le preoccupazioni di alcuni riguardo ai tagli del DOGE, sostiene gli sforzi dell’amministrazione Trump per “ridimensionare” il governo.

Martedì, durante il suo discorso al Congresso, Trump ha parlato a lungo dell’eliminazione dei programmi governativi superflui, ma non ha menzionato i licenziamenti di massa che stanno scuotendo il paese. Finora, sono stati licenziati o hanno accettato un incentivo all’esodo già 100.000 lavoratori federali.

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