Il nazionalismo tende verso regimi autoritari: ecco perché i 'sovranisti' ostacolano l'integrazione europea

Il futuro dell'Europa e l'eroismo dell'Ucraina e il tradimento degli Stati Uniti fungono da shock elettrico di saluto.

Il nazionalismo tende verso regimi autoritari: ecco perché i 'sovranisti' ostacolano l'integrazione europea
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Beatrice Sarzi Amade Modifica articolo

5 Marzo 2025 - 23.57


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Il futuro dell’Europa e l’eroismo dell’Ucraina e il tradimento degli Stati Uniti fungono da shock elettrico di saluto.

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Questo è il requisito dell’Unione Europea e la promessa di un nuovo Rinascimento dell’Europa.

All’inizio del terzo millennio, di fronte a sfide geopolitiche senza precedenti, il tentativo di ridurre la civiltà multi centenaria d’Europa a istituzione burocratica, da un’epoca passata chiamata Unione Europea, è tanto irrealistico e controproducente quanto “mettere un cammello attraverso la rincorsa di un ago”, fino alla ripresa di un’espressione biblica.

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Quindi la vocazione del vertice di Londra è stata quella di portare avanti le fonti battesimali di un nuovo Rinascimento dei valori europei.

Questo nuovo Rinascimento passerebbe dalla possibilità di aderire, su base volontaria, da tutti i paesi, indipendentemente dalla loro geolocalizzazione, avendo nel loro DNA culturale le fondamenta della civiltà europea, ossia la democrazia ateniese, il diritto romano e il cristianesimo (o giudeocristianesimo).

Questa non è né una visione dello spirito, né un angelismo utopico, ma l’unica soluzione di sopravvivenza per un’Europa che si trova di fronte al dilemma esistenziale: rinascere o scomparire.

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In fin dei conti, l’Ucraina è stato il principe Amleto del XXI secolo che ha posto all’Europa la domanda: essere o non essere.

 Ma ritornando sul nazionalismo abbiamo l’obbligo di osservare non solo le parti benevole e il rischio esistenziale che rappresenta.

Comprendiamo generalmente l’aspetto antagonista del nazionalismo: 

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la Nazione difende i suoi interessi verso e contro tutti.

Se ci atteniamo a questa prospettiva, una coalizione di movimenti nazionalisti provenienti da paesi diversi sembrerebbe comunque incoerente. Com’è possibile che la legge di attrazione tra paesi che hanno regimi simili o tra partiti che cercano regimi simili, continui ad applicarsi, fino a quando non permette l’emergere di “nazionalisti internazionali” quando sono entità strutturalmente rivali?

Il motivo è che il nazionalismo ha parte integrante: afferma che l’appartenenza alla Nazione deve prevalere su tutti gli altri aspetti: classi e segmenti sociali, opinioni, culture e morti.

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Questa affermazione a sua volta è paradossalmente antagonista. L’integrazione primaria mirata è infatti oggetto di un lavoro permanente di omogeneizzazione ed eliminazione dei nemici dall’interno presentato come agenti dall’estero. Non può essere altrimenti. Il nazionalista sa generalmente che la storia nazionale è sempre ricostruita artificialmente e di fatto imprecisa, ma ci sta perfettamente. L’importante è che si stabilisca un’affiliazione adottiva con gli antenati dei sogni, e che tutti i membri della Nazione si diano segni di riconoscimento che li distinguano decisamente dalle altre nazioni. 

Si afferma un “immaginario” unificato, si riportano le lingue, si centralizza il governo e la legge passa per l’unico prodotto di una “volontà popolare”, che o si manifesta attraverso una vittoria elettorale, o si esprime direttamente dalla voce dei candidati nazionalisti alle elezioni e da quello degli intellettuali che li sostengono. Ai loro occhi, giurisdizione, principi generali del diritto, giurisprudenza, patti e trattati, dottrina e persino equità sono necessariamente secondari.

Ecco perché il nazionalismo tende verso regimi autoritari che attuano la presunta volontà popolare. Non è poi così importante in questo punto di vista se queste restrizioni siano di destra o di sinistra.

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I regimi nazionalisti possono naturalmente allearsi contro altri regimi, sotto l’egida delle potenze nazionaliste dominanti che contribuiranno in modo più efficace a rafforzarli. Ma non possono integrarsi l’uno con l’altro. Anche di fronte a una minaccia mortale di un nemico nazionalista o meno, è impossibile per loro unirsi senza perdere la loro identità primitiva che preferiscono ad altro.

Oggi l’Europa sta affrontando questo pericolo vitale. Il “Sovranismo” che è il nome dato al nazionalismo nel suo rapporto con un’alleanza, ha finora bloccato molto efficacemente l’integrazione europea, con regole di unanimità che vietano l’unità di una catena di comando unificata, eppure sine qua non in materia strategica. Bisogna prendere le misure. Se la nozione stessa di Nazione non viene sciolta a favore della cittadinanza democratica, l’Europa sarà privata dei mezzi di difesa e sviluppo economico.

Che cos’è una cittadinanza democratica se non semplicemente la partecipazione di un comune, una regione, uno stato e una federazione, tramite l’elezione ad ogni livello di un’assemblea accompagnata da un esecutivo responsabile prima di essa, senza che nessuno di questi livelli possa pretendere di impedire la riproduzione dello stesso sistema ad ogni livello superiore?

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Europei, questa è la scelta fondamentale che stiamo affrontando ora.

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