Trump e l'aggressione a Zelensky: o l'Europa unita salva la democrazia o arriveranno regimi illiberali
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Trump e l'aggressione a Zelensky: o l'Europa unita salva la democrazia o arriveranno regimi illiberali

Trump vuole costruire una democrazia dove il dissenso è marginale, residuale, e che rende inutile il voto

Trump e l'aggressione a Zelensky: o l'Europa unita salva la democrazia o arriveranno regimi illiberali
Donald Trump
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

1 Marzo 2025 - 16.52


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L’agguato teso da Trump e il suo vice a Zelenski va capito, come tutti gli agguati. Un motivo deve esserci: c’è un mandante, o i due bravi dovevano procedere in prima persona, alla luce del sole, per riaffermare se stessi? E se così fosse, agli occhi di chi?

La prima ipotesi è fondata e comporta di tutta evidenza che i due bravi hanno agito per conto di Putin. Lui accetterebbe il loro piano di pace, dare un piedistallo d’oro alla statua che Trump vuole fare a se stesso, ma accetterebbe tutto solo se gli tolgono dai piedi Zelenski. Se fosse così loro avrebbero accettato la richiesta di Putin e fatto scattare l’agguato. 

L’altra tesi mi convince di più. Non ci sono mandanti, Putin sa benissimo di aver perso la guerra, basterebbe che Trump e Vance tornassero a spingere sull’acceleratore e lui finirebbe ko, senza più manodopera per far funzionare le sue fabbriche finirebbe nelle braccia poco materne di Pechino, che smembrerebbe il suo ormai estenuato impero russo. Meglio fare come dice Trump, che lo tiene in vita senza alcun pegno. Ma se così fosse perché tendere un agguato Zelenski? Per un fatto personale, con Biden. Trump non può accettare di portare al traguardo di un pace quale che sia l’amico di Biden, lo vuole togliere di mezzo perché deve essere chiaro a tutti che chi è stato nel gruppo di Biden è spacciato. E’ quello che devono capire soprattutto gli americani chiamati ad assistere allo show presidenziale, dove lui, l’uomo che attende il piedistallo d’oro per la sua statua che vuole mettere in tutti i teatri di guerra, a Gaza come a Kiev, deve prima regolare i conti con chi dissente. E lo dice con il dito puntato a Zelenski: tu ci devi ringraziare! Lui non capisce e dice di averlo fatto tante volte: Vance gli spiega: no, non devi ringraziare l’America, deve ringraziare questa amministrazione, devi inginocchiarti a noi, a Trump e a me, devi dire cioè che contribuirai alla statua d’Oro che va costruita per Trump, il nuovo re.

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Il regno mira a questo: costruire una democrazia dove il dissenso è marginale, residuale, e che rende inutile il voto. Questo si fa trasformando lo Stato in un apparato che regola i conti con i dissidenti, e siccome l’Ucraina per salvarsi ha bisogni di loro, meglio mettere in chiaro agli americani che lui viene cacciato, licenziato, perché è un amico di Biden. Questo è il destino che viene riservato ai dissidenti. Zelensky paga il prezzo di essere un simbolo del bidenismo nel mondo, deve cadere. 

Io non so se Zelenski abbia immaginato uno scenario del genere, di certo la figura peggiore l’hanno fatto i leader che lo hanno preceduto al bacio della pantofola, consegnando all’uomo che vuole essere d’oro anche una lettera del loro re; “venga a trovarci, i pasticcini sono già pronti”. Questi leader si sono dimostrati inadeguati non perché occorra davvero la schiena sempre dritta, ma perché non hanno capito in che fase siamo entrati, in che tempi ci vuole portare la Casa Bianca.

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Qui entra in ballo l’Europa, che non c’è e non ci sarà. L’Europa ha capito che è in gioco la libera democrazia? Io credo di sì. Credo che lo abbia capito che un ordine post liberal democratico Trump e Putin lo stanno immaginando a Berlino, a Parigi, forse a Roma, dove non è chiaro se l’attuale governo possa integralmente immaginare uno sganciamento da chi ci tiene in vita nonostante il fardello del debole più ingombrante d’Europa. Ma questi leader europei pur avendolo capito non possono usare il solo colpo che potrebbe salvarli e salvarci: agire come un unico Stato, mettersi di traverso al disegno trumpiano salvando se stessi facendo un balzo in avanti sulla via della rifondazione europea, superando il vincolo a 27 e cedendo pezzi di sovranità, dimostrando cioè che l’Europa esiste. Non lo faranno perché non vogliono farlo, e cercheranno di dire che il problema è l’Ucraina, discutiamone insieme, troviamo il modo di uscire insieme. Così si potrebbe accelerare la fine della Nato e quindi riportarsi dentro casa dalla porta cioè che si pensava di aver cacciato dalla finestra: perché ieri alla casa Bianca è finito questo Occidente, non c’è più.

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Trump e Vance hanno posto fine all’Occidente e sperare di rianimarlo è un esercizio inutile: o si fa l’Europa come spazio dove tenere in vita il sistema liberal democratico con forza economica a livello globale o si va verso il nuovo conglomerato di Stati sovrani e ininfluenti che seguono Trump sul terreno della democrazia illiberale, nel suo nuovo ordine mondiale. 

Questa scelta dovranno farla anche le piazze: si continuerà a confondere la pace con ciò che vogliono Putin e Trump o si ammetterà che è un’arma di distrazione di massa che deve mettersi in mano ai più forti perché l’ordine nuovo si imponga? I primi a rispondere a questa domanda dovrebbero essere quelli che a sinistra hanno simpatizzato con Putin pensando che l’America sia sempre la stessa, il vero impero del male. Ora che si dimostra che non è così, per la prima volta in vita loro simpatizzeranno con l’Ucraina, cioè con l’Europa, cioè con l’ordine libero democratico che gli ha sempre consentito di dire la loro, e anche di vincere alcune partite culturali?   

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