Israele sta cercando di prolungare la prima fase dell’accordo di cessate il fuoco nella guerra con Hamas a Gaza, ma è pronto a riprendere i combattimenti se questa settimana non ci saranno progressi nei colloqui cruciali, secondo quanto riportato dai media.
La radio israeliana Kan e il quotidiano Ma’ariv hanno riferito martedì che sono in corso colloqui informali per estendere la prima fase di 42 giorni del cessate il fuoco, che scadrà sabato. Le negoziazioni ufficiali, mediate a livello internazionale, per avviare la seconda fase—che prevederebbe un ritiro totale di Israele dal territorio palestinese—avrebbero dovuto iniziare settimane fa, ma sono state ripetutamente rinviate a causa delle tensioni che hanno più volte messo a rischio la fragile tregua.
Un’estensione della prima fase comporterebbe ulteriori rilasci di ostaggi in cambio di prigionieri e detenuti palestinesi, ma i funzionari israeliani sono scettici sulla fattibilità dell’accordo.
Il cessate il fuoco è in una fase di stallo prima della prevista restituzione di quattro corpi di ostaggi giovedì, dopo che Israele ha deciso di posticipare la liberazione di 600 prigionieri palestinesi lo scorso fine settimana. Questa decisione sembra essere stata motivata dalla diffusione, sabato, di un video di Hamas in cui due ostaggi sono stati costretti a guardare il rilascio di altri prigionieri. Il filmato, insieme alle cerimonie di consegna in cui i rapiti sono stati mostrati pubblicamente dal gruppo militante, ha suscitato grande indignazione nell’opinione pubblica israeliana.
Hamas ha dichiarato che non prenderà parte a nessun negoziato finché i 600 detenuti palestinesi il cui rilascio è stato rinviato non saranno liberati, mettendo sotto pressione i mediatori affinché risolvano la disputa prima della restituzione dei corpi giovedì e della scadenza della prima fase due giorni dopo. Il gruppo aveva precedentemente affermato di essere disponibile a un’estensione a breve termine della fase uno per consentire il continuo afflusso di aiuti nella Striscia e mantenere vive le trattative per la seconda fase.
Secondo quanto riportato dall’agenzia AP martedì, l’Egitto—uno dei principali mediatori tra le parti—ha rifiutato di discutere un’estensione della prima fase senza l’avvio simultaneo dei colloqui sulla fase due.
Steve Witkoff, inviato dell’amministrazione Trump per il Medio Oriente, tornerà nella regione mercoledì. In un’intervista rilasciata nel fine settimana alla CNN, ha affermato di puntare a un’estensione della fase uno per avere più tempo per negoziare la fase successiva.
La fase due dell’accordo, di durata incerta, prevede il ritiro totale delle forze israeliane da Gaza, ponendo di fatto fine alla guerra, e l’avvio di negoziati sul futuro governo della Striscia. La fase tre riguarderebbe la ricostruzione del territorio, ma le parti restano lontane su come gestire Gaza in futuro.
Hamas ha dichiarato di essere disposto a cedere il controllo della Striscia ad altri palestinesi, ma i suoi leader si rifiutano di andare in esilio. Israele, dal canto suo, afferma che non permetterà né ad Hamas né all’Autorità Palestinese, con sede in Cisgiordania, di amministrare Gaza al termine della guerra.
Domenica, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che Israele è pronto a riprendere le ostilità a Gaza “in qualsiasi momento” e ha promesso di raggiungere gli obiettivi della guerra “sia attraverso la negoziazione che con altri mezzi”.
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