“Ho portato un pezzo di meteorite sulla tomba di Alexei, perché lui è stato una meteora”.
In coincidenza con il primo anniversario della morte in carcere di Alexei Navalny, Meduza aveva invitato i lettori a raccontare come avessero ricordato il dissidente politico, un anno dopo la sua uccisione in una freddissima cella di un carcere di Putin.
La lettura dei messaggi rivela quanta paura sia diffusa tra i russi a causa del sistema di potere terroristico del Cremlino. C’è chi riesce a vincere questa paura e sfida il terrore, e chi trova forme più intime di resistenza, nel nome di Navalny.
Le testimonianze raccolte dal giornale riportano solo i nomi di battesimo, perché la ritorsione è sempre dietro l’angolo. C’è chi racconta di essere stato al cimitero dove Alexei è sepolto, chi, non trovandosi a Mosca, ha trovato altri modi per esprimere il proprio omaggio. Altri ancora parlano di gesti compiuti lontano dagli occhi dei Servizi segreti, eredi del KGB.
Olga è andata sulla tomba di Navalny, in fila con tanti altri, in una giornata gelida e con tanta neve. Racconta:
“Una donna di mezza età con viso luminoso camminava lungo la linea di uomini e donne in attesa di entrare, e distribuiva dolci per ricordare l’anima di Alexei”.
Da Krasnodar, arriva la testimonianza di chi ha paura di manifestare ma non vuole restare inerme: ha scelto di correre, e correre.
“Ho iniziato a correre perché è impossibile starsene seduti, senza agire. Non posso partecipare a nessuna azione di strada, perché non posso rischiare la mia libertà, ho dei figli. Ma dovevo mettere tutta la mia rabbia e il mio dolore da qualche parte… Un anno fa, in mezz’ora, realizzai una maglietta nera con un cuore spezzato rosso. Da allora corro cinque chilometri più volte alla settimana in memoria di Alexei”.
Xenia, da Mosca, racconta:
“Sono andata in chiesa, ho acceso una candela per lui, ho pregato. Volevo andare al cimitero, ma in famiglia mi hanno dissuasa, perché sono incinta. Avremo un maschietto, e mi piacerebbe chiamarlo Aleksej, in onore di quest’uomo straordinario. Spero che mio figlio sia un uomo coraggioso e onesto, con principi e convinzioni forti come quelli di Navalny”.
Liza, da Rostov:
“Nonostante Aleksej ci abbia lasciato in eredità il principio di non avere paura, c’è ancora paura in me. I miei genitori non sostengono la mia posizione… E allora, ho ricordato Alexei a casa, mentre guardavo e riguardavo il suo video, e ho pianto”.
C’è chi si firma Speranza, da Krasnodar:
**”Sono andato con il mio bambino a portare i fiori al monumento alle vittime del fascismo. Due poliziotti mi hanno fermato e mi hanno chiesto se sapevo che giorno fosse. Ho detto che era domenica. Sono stato ‘informato’ che era l’anniversario della morte di Navalny e mi hanno chiesto cosa provassi per lui. Naturalmente, non ho detto quello che penso di Alexei (così come di loro e del loro ‘lavoro’). Hanno voluto dare un’occhiata ai miei social network, fortunatamente tutto ha funzionato. Così, ho deposto i miei fiori, due garofani bianchi, in segno di pace e di dolore. Fa male convivere con la perdita di Alexei, è più che perdere una persona, è la perdita di una parte enorme