Il 25 agosto del 1968, a Mosca, uno sparuto e coraggioso gruppo di otto persone si recò nella Piazza Rossa per protestare contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia. Esponevano manifesti con gli slogan “Per la vostra e la nostra libertà” e “Vergogna agli occupanti!” La protesta durò solo pochi minuti; i dimostranti furono arrestati e picchiati. Sette di loro furono condannati al carcere, all’esilio o sottoposti a trattamento psichiatrico obbligatorio. La manifestazione passò alla storia come “la dimostrazione dei sette”, anche se quel giorno sulla Piazza Rossa erano in otto. Per tutelare l’ottava dimostrante, una bella ragazzina bionda di 21 anni, i sette non fecero il suo nome. Quella ragazzina era Tatyana Baeva: Il suo nome non venne menzionato per molto tempo.
Oggi Tatyana Baeva è morta, aveva 78 anni. A comunicarlo, l’organizzazione Memorial. Una storia, quella di Tatyana, che torna in un momento di forti analogie con un passato sovietico che si considerava seppellito. Ieri si sfidava il potere del Cremlino andando sulla Piazza Rossa contro l’invasione delle truppe in Cecoslovacchia, oggi con difficoltà non minori c’è chi lo fa per l’invasione dell’Ucraina.
Come detto, all’epoca dei fatti, Baeva aveva 21 anni. Fu l’unica degli otto partecipanti a non essere chiamata a rispondere penalmente di quella manifestazione.
Durante l’interrogatorio, Baeva dichiarò di essere finita in Piazza Rossa per caso, versione che le fu suggerita dagli altri partecipanti per attenuare su di lei le conseguenze di una repressione che i sette pagarono con il carcere e il manicomio. Nonostante ciò, Tatyana venne espulsa dall’Istituto Storico e Archivistico senza diritto alla reintegrazione.
Negli anni successivi, Tatyana Baeva continuò le sue attività a favore dei diritti umani firmando anche una dichiarazione contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia nel 1969. Nel 1992 emigrò negli Stati Uniti, ma in seguito tornò a Mosca.
Nel 2018, in occasione del 50esiumo anniversario di quegli eventi, Tatyana Baeva si recò a Praga insieme a Pavel Litvinov e Viktor Fainberg, altri partecipanti a quell’azione, ricevendo il premio Gratias agit dal Ministero degli Affari Esteri ceco per il loro contributo allo sviluppo della democrazia.