Una tregua insanguinata non cancella 15 mesi di crimini a Gaza
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Una tregua insanguinata non cancella 15 mesi di crimini a Gaza

Una tregua, per giunta fragile e insanguinata, non può cancellare gli orrori, i crimini, le devastazioni di quindici mesi di guerra. Né cancellarne le responsabilità. 

Una tregua insanguinata non cancella 15 mesi di crimini a Gaza
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

16 Gennaio 2025 - 18.18


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Una tregua, per giunta fragile e insanguinata, non può cancellare gli orrori, i crimini, le devastazioni di quindici mesi di guerra. Né cancellarne le responsabilità. 

È quanto sollecita Oxfam. 

“Con la fine dei bombardamenti israeliani è urgente determinare le responsabilità per le atrocità commesse e garantire giustizia a coloro che hanno subito devastazioni e perdite inimmaginabili

 Il bilancio di 15 mesi di guerra è di almeno 46 mila le vittime, oltre 100 mila feriti, decine di migliaia di dispersi e 1,9 milioni di sfollati

 Oxfam accoglie con favore l’annuncio del cessate il fuoco a Gaza, con un accordo iniziale che prevede il rilascio degli ostaggi israeliani e di alcuni detenuti palestinesi. Il tragico bilancio dopo 15 mesi di guerra senza tregua è di almeno 46.000 palestinesi uccisi, oltre 100 mila feriti, decine di migliaia di dispersi e 1,9 milioni di sfollati, ovvero il 90% della popolazione.

 Per questo ora è urgente portare aiuti salvavita a una popolazione privata di acqua, cibo e medicine, ponendo fine all’annientamento di Gaza e alle indicibili sofferenze inflitte da Israele alla popolazione.

Speriamo che questo accordo segni davvero la fine dellospargimento di sangue. Dopo oltre 15 mesi di brutale campagna militare e di blocco deliberato e sistematico all’ingresso degli aiuti da parte delle autorità israeliane, questa pausa è vitale e attesa da tempo.  –dichiara Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – Mentre si svolge la prima fase dell’accordo, chiediamo che venga garantito l’accesso immediato e senza ostacoli agli aiuti umanitari, assicurando che risorse vitali e assistenza medica possano raggiungere chi ne ha un disperato bisogno in tutta Gaza. Per scongiurare la carestia è fondamentale l’apertura di tutti i valichi e il ripristino delle attività commerciali”.

In questi mesi, con il sostegno economico, politico e militare dei leader mondiali, Israele ha inflitto ai palestinesi di Gaza terribili punizioni collettive, configurabili in molti casi come crimini contro l’umanità.

Ha usato cibo e acqua come armi da guerra, ha sfollato con la forza quasi tutta la popolazione, ha assediato il nord di Gaza e ha reso invivibile l’intera Striscia. Migliaia di palestinesi sono stati detenuti illegalmente e torturati senza un giusto processo.

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Azioni che non possono rimanere senza risposta, perché il diritto e le norme internazionali devono essere applicate universalmente e rispettate anche da Israele, che deve rispondere dei crimini di guerra compiuti, affinché sia assicurata giustizia alle vittime e siano scoraggiate future violazioni.

Oxfam chiede inoltre che la comunità internazionale – soprattutto i Paesi che si sono resi complici delle atrocità commesse da Israele -facciano tutto ciò che è in loro potere per garantire che non ci sia un ritorno alla violenza. Impegnandosi a sostenere una Pace equa e inclusiva, che porti alla fine del blocco, ponga fine all’occupazione, smantelli gli insediamenti illegali e affronti le cause profonde del conflitto. 

“Questo cessate il fuoco, se applicato e rispettato nelle sue fasi, non deve portare al consolidamento dello status quo, né facilitare l’occupazione permanente o l’annessione de facto di Gaza, che minerebbero ulteriormente la prospettiva di una Pace giusta e duratura. – conclude Pezzati – Gli Stati membri dell’Onu e la comunità internazionale devono garantire la rapida e piena attuazione del cessate il fuoco, facilitare l’accesso umanitario senza restrizioni per evitare la carestia e affrontare la devastazione causata dalla guerra. Mantenendo l’impegno, preso in Assemblea Generale, di porre fine al blocco – entrato nel suo diciottesimo anno – e all’occupazione. Ora che i missili e le bombe si sono fermati, questi fragili progressi devono essere protetti ad ogni costo. La brutale campagna militare ha causato immense e prevenibili perdite di vite umane, ha decimato le infrastrutture di Gaza e ha spinto innumerevoli famiglie alla fame. E’ fondamentale quindi impegnarsi per la ricostruzione di Gaza partendo dai bisogni della popolazione.”

Oxfam condanna inequivocabilmente tutte le violazioni del diritto internazionale, compresi gli attacchi del 7 ottobre e la cattura di ostaggi da parte di Hamas e di altri gruppi armati a Gaza.

Come parte di questo accordo di cessate il fuoco temporaneo, chiede inoltre il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi detenuti illegalmente”.

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Una speranza da concretizzare

È quanto chiede Aoi (Associazione delle Ong italiane”. Che in un comunicato annota: “Dopo 466 giorni di sofferenze inimmaginabili e oltre 46.000 morti accertati, finalmente è stato raggiunto un cessate il fuoco che chiediamo diventi permanente. Una tregua che giunge troppo tardi, dopo una vendetta spietata che ha lasciato la Palestina mutilata e una popolazione privata di ogni diritto e dignità: un genocidio sostanzialmente compiuto. AOI accoglie questo accordo con speranza, pensando al respiro che potrà avere la popolazione, osservando i festeggiamenti e le lacrime delle persone che finalmente potranno abbracciare o seppellire i propri cari.

Ma la comunità internazionale che oggi esulta non può dirsi innocente. L’Europa, in particolare, ha mancato di assumere un ruolo attivo e determinante nella protezione della popolazione palestinese. Al contrario, molti Paesi europei hanno violato i propri obblighi, continuando a inviare armi e ignorando le disposizioni della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) e i mandati d’arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale (CPI). La mancanza di azione e di responsabilità politica ha alimentato l’impunità.

Gaza non esiste più: non ci sono scuole, ospedali, abitazioni, lavoro; le terre coltivabili sono state distrutte, e con esse ogni possibilità di sussistenza; la popolazione è stata privata di qualsiasi accesso ai diritti fondamentali.

Nel frattempo, Israele continua a bombardare e colonizzare la Cisgiordania, a criminalizzare le ONG e a calpestare il diritto internazionale con totale impunità. Ogni giorno assistiamo a nuove violazioni dei diritti umani e all’erosione del diritto alla vita per milioni di palestinesi. Siamo felici che gli ostaggi vengano liberati e ci auguriamo che anche i numerosi prigionieri palestinesi detenuti arbitrariamente e sottoposti a torture indicibili possano tornare a casa, affinché si possa intraprendere un percorso di giustizia e dignità per tutti.

Esortiamo tutte le parti a impegnarsi ad adottare tutte le misure necessarie per garantire che questo cessate il fuoco sia permanente, sostenibile e porti a una pace duratura e alla fine dell’occupazione.

L’attenzione non deve calare. Le tragedie umanitarie non finiscono con le tregue; spesso si intensificano nel silenzio mediatico che segue. Aoi invita tutte le forze politiche, sociali e civili a mobilitarsi per chiedere giustizia e un futuro dignitoso per la Palestina”.

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Una giustizia che non cancella le responsabilità per ciò che si è consumato nella Striscia. 

“Noi siamo rispettosi della Corte penale internazionale però abbiamo letto le carte e più volte ribadito che le scelte della Corte non devono mai essere ispirate da principi politici. Riteniamo che non sia applicabile a Netanyahu la richiesta” di arresto. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, sostenendo che è “difficilmente realizzabile da un punto di vista pratico”. “Sono richieste secondo me non fondate”, ha aggiunto.
“Bisogna essere pragmatici, si può non essere d’accordo sull’interpretazione di Francia e Italia sul mandato d’arresto però poi bisogna anche saperlo applicare, altrimenti diventa una cosa teorica”, ha aggiunto Tajani. Sollecitato dai giornalisti sul caso che coinvolge il presidente russo Vladimir Putin, anch’egli oggetto di un mandato d’arresto della Cpi, il ministro ha affermato che “con la Russia c’è una situazione ben diversa, c’è disappunto e quindi Putin non verrà mai in Italia”.

“La posizione del ministro Tajani è fuori dalla logica e fuori dal diritto. La Corte penale internazionale (Cpi) ha già chiarito che non c’è alcuna immunità a cui appellarsi né per Netanyahu né per nessun altro”. Lo dichiara all’agenzia Dire Laura Boldrini, deputata del Pd e presidente del comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo. “Secondo questo approccio, lo stesso principio dovrebbe applicarsi anche a Putin. Tajani vuole dirci che se il presidente russo, su cui pende un mandato di cattura, venisse in Italia non sarebbe arrestato?”. L’esponente del Pd aggiunge: “le decisioni della Corte vanno rispettate dagli Stati membri e l’Italia non è da meno, tanto più che lo statuto fondativo della Cpi è stato firmato a Roma. È davvero deprecabile questo tentativo di svilire e delegittimare il diritto internazionale e gli organismi che ne garantiscono il rispetto”.

Una tregua non cancella i crimini. E i criminali. Anche se primi ministri. 

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