Una delle foto che sono già passate alla Storia, eccola. Un corpo senza vita, la mano ben curata di una donna. La donna ebbe poi un nome, Irina, e oggi anche il soldato russo che la uccise ha un nome.
La polizia ucraina ha identificato il militare russo coinvolto nell’omicidio di Irina Filkina, 52 anni, di Bucha, la donna con la “manicure rossa”.
Iryna Filkina, dipendente della società Epicenter, fu uccisa a Bucha, nella città martire ucraina, nella primavera del 2022 durante l’occupazione russa. Fu riconosciuta proprio da quello smalto rosso vivo, foto che fu pubblicata da Reuters.
Secondo le indagini, ad ucciderla fu il giovane comandante del 234° reggimento d’assalto aereo della 76a divisione aviotrasportata russa. Il suo nome è Artem Taraev.
Era il 5 marzo del 2022, quando Artem Taraev diede l’ordine di sparare a tutti i civili che si trovavano all’incrocio tra le vie Yablonska e Vodoprovodnaya. Lo stesso giorno, poco dopo le 11, l’esercito russo sparò e uccise Irina.
La donna con lo smalto rosso stava andando in bicicletta lungo quella strada. A colpirla furono almeno 15 proiettili di armi automatiche e BMD-2. Quel giorno, a quell’incrocio, furono 13 i civili di Bucha uccisi.
La foto del corpo di Irina è diventata uno dei simboli delle atrocità russe durante l’occupazione della regione di Kiev. Quella mano senza vita ha fatto il giro del mondo.
Come si ricorderà, a Bucha, vicino a Kiev, furono trovate decine di corpi di civili uccisi, scoperta fatta dopo il ritiro delle truppe russe nel marzo 2022.
Mosca e i propagandisti di Mosca ebbero l’ardire di affermare che Bucha era stata una “messa in scena” e una “provocazione” organizzata dalle autorità ucraine.
Le indagini del New York Times e di Meduza hanno poi confermato che la strage di Bucha fu opera degli invasori. Le stime ufficiali parlano di 500 civili uccisi in città.