Vi ricordate il generale (criminale di guerra) Khalifa Haftar? Ma sì, quello ricevuto in pompa magna a Palazzo Chigi, da Giorgia Meloni. L’uomo forte della Cirenaica osannato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, come un partner sicuro per la stabilizzazione della Libia e nel contrasto ai migranti. Bene, anzi male. Ora il generale Haftar si appresta a ospitare in Cirenaica le basi navali russe “sfrattate” dalla Siria dal nuovo regime jihadista “moderato” che ha scacciato dal devastato Paese mediorientale il “macellaio di Damasco”, Bashar al-Assad, riparato a Mosca.
Alle porte di casa nostra
Per comprendere la portata di questo schiaffo in faccia che Haftar ha mollato all’Italia, ci aiutano un dettagliato report di Agenzia Nova e un altrettanto documentata analisi di su Formiche.net
Scrive Agenzia Nova, molto addentro alle complicate, a dir poco, vicende libiche: “La Russia sta ritirando i sistemi avanzati di difesa aerea e altre armi sofisticate dalle basi in Siria e li sta trasferendo in Libia. Lo hanno affermato fonti statunitensi e libiche citate dal “Wall Street Journal”, secondo cui aerei cargo russi hanno trasportato equipaggiamenti di difesa aerea, tra cui radar per i sistemi intercettori S-400 e S-300, dalla Siria alle basi nella Libia orientale controllate dal comandante in capo dell’Esercito nazionale libico (Enl), Khalifa Haftar, sostenuto dal Cremlino. Secondo le stesse fonti, i russi starebbero valutando se potenziare le strutture che già dispongono a Tobruk per ospitare le navi da guerra russe. Non è chiaro se i sistemi d’arma, compresi i componenti dell’S-400, rimarranno in Libia o saranno riportati in Russia, ha affermato un funzionario Usa citato dal “Wsj”. Per ora, gli aerei russi sembrano fare fermate regolari in Libia. Lo scorso 16 dicembre, secondo il sito web di tracciamento dei voli “AirNav Radar”, un aereo cargo di proprietà del ministero russo per le Situazioni di emergenza, che è coinvolto in missioni militari e umanitarie, ha fatto tappa – per la seconda volta in una settimana – nella Libia orientale durante il suo viaggio dalla Russia al Mali, dove la Russia ha una presenza militare. Non è chiaro cosa trasportasse l’aereo. Un aereo cargo di proprietà di Rubistar, una società che secondo gli Stati Uniti ha consegnato personale ed elicotteri russi in Africa, è inoltre volato da Minsk, in Bielorussia, alla Libia orientale il 13 dicembre, secondo il sito di tracciamento aereo “Flightradar24”. I funzionari libici hanno affermato che il volo trasportasse attrezzature logistiche come veicoli e apparecchiature per le telecomunicazioni.
Il viceministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov, ha dichiarato che Mosca è in contatto con la leadership politica di Hayat Tahrir al Sham (Hts), il gruppo ribelle che ha guidato l’offensiva per rovesciare il presidente siriano Bashar al Assad, per discutere il futuro delle basi russe. La Russia è già presente in Libia, anche tramite il gruppo paramilitare Wagner, che ha stretti legami con Haftar, il cui Esercito nazionale libico controlla l’est del paese devastato dalla guerra. I combattenti Wagner hanno utilizzato le strutture di Haftar, tra cui una base aerea, come “hub” di transito verso altri paesi africani. L’anno scorso alti funzionari russi hanno incontrato Haftar per discutere dei diritti di attracco a lungo termine nei porti di Bengasi o Tobruk, entrambi situati a meno di 400 miglia dalla Grecia e dall’Italia, ha riportato il “Wall Street Journal”. Per anni Haftar ha chiesto alla Russia sistemi di difesa aerea per rafforzare la sua presa sul paese diviso, che è stato scosso dalla violenza da quando una rivolta del 2011 ha rovesciato il dittatore di lunga data Muammar Gheddafi. Da allora, gruppi armati e potenze straniere si sono contesi il potere, con una guerra civile scoppiata nel 2019. Il paese rimane diviso tra fazioni a est e a ovest. La presenza della Russia in Libia offre ad Haftar protezione dai gruppi sostenuti dalla Turchia con base nella Libia occidentale.
Secondo gli analisti, le basi aeree e navali in Libia non compenserebbero completamente la perdita che la Russia rischia di subire in Siria. Secondo l’ex ufficiale dell’aeronautica russa Gleb Irisov, che in passato ha prestato servizio nella base russa di Khmeimim, in Siria, avere la Libia come scalo per il rifornimento in Africa limiterebbe notevolmente il peso delle attrezzature che Mosca può trasportare. Per anni Mosca ha gestito importanti basi navali e basi aeree in cambio del supporto che ha fornito per sostenere Assad, fuggito a Mosca dopo la resa dell’esercito di Damasco alle forze ribelli. Le basi siriane sono state la pietra angolare della capacità di Mosca di sviluppare la propria proiezione in Medio Oriente e in Africa, fungendo da “hub” per incanalare truppe, mercenari e armi. La base navale di Tartus è stata l’unico punto di rifornimento e riparazione per la marina russa nel Mediterraneo”.
Scenario nefasto
Lo delinea Massimiliano Boccolini su Formiche.net: “Lo scenario peggiore per l’Italia, conseguente alla crisi siriana, è quello che sembra essere ogni giorno il più vicino alla realtà. Le forze armate russe di stanza in Siria stanno smobilitando, a causa della caduta del regime di Bashar al-Assad, e i suoi mezzi e i suoi uomini si stanno spostando in Libia. A rivelarlo è l’emittente televisiva al Jazeera secondo la quale sabato scorso un aereo cargo russo è partito dalla base di Hmeimim verso la città costiera di Latakia, in Siria, diretto in Libia. Un funzionario dell’ex regime siriano, di stanza fuori dalla base aerea russa, ha aggiunto che altri aerei russi dovrebbero decollare da Hmeimim nei prossimi giorni, senza alcuna notizia sul motivo per cui l’aereo sia diretto in Libia o cosa stia trasportando.
In quello stesso giorno è stato osservato un aumento delle attività nella base aerea. Oltre all’aereo cargo decollato, sono stati visti atterrare alla base un aereo cargo Ilyushin IL-76 e un elicottero Alligator. Sono stati visti volare anche elicotteri all’interno della base e un Su-34 è atterrato per fare rifornimento. All’interno della base sono stati visti due camion che trasportavano bandiere russe. Il giorno prima, venerdì, le immagini satellitari hanno mostrato il trasporto di equipaggiamento militare russo nella base di Hmeimim e sono comparsi due aerei cargo Antonov AN-124. Mosca ha detto che spera di preservare le sue basi in Siria, vale a dire la base aerea di Hmeimim a Latakia e una base navale a Tartous, al fine di continuare gli sforzi contro quello che ha descritto come “terrorismo internazionale”.
La perdita da parte della Russia della base aerea siriana di Hmeimim e della base navale di Tartus non sarà solo un problema logistico militare, ma rappresenterà anche un grave ostacolo geopolitico per Mosca, che utilizza queste due basi dal 2015 per rafforzare la propria influenza nel Medio Oriente. Si tratta di una stazione importante che alimenta le sue ambizioni nel continente africano.
“Effettivamente grosse quantità di mezzi russi si sono spostati dalla Siria tramite l’aeroporto Hmeimim verso la Libia e in particolare la base strategica di al-Jufra o quella di Brak al-Shati nel sud della Libia dove sono state distribuite ingenti quantità di armi”. A confermarlo a Formiche.net è l’analista di Difesa libico, Adel Abdel Kafi. “Ciò avviene nell’ambito del rafforzamento della presenza russa in Libia. Va ricordato che le forze siriane erano già presenti in queste due basi prima della caduta del loro regime e che negli ultimi mesi ci sono state diverse visite dei rappresentanti russi per l’apertura di una base navale a Tobruk. Va detto però che le forti pressioni degli Stati Uniti su Haftar stanno impedendo l’apertura di questa base che potrebbe essere una minaccia per le basi della Nato nella sponda nord del Mediterraneo”.
Le armi che vengono spostate dalla Siria alla Libia “sono di tipo strategico come i sistemi S-400. La presenza russa in Libia parte dal 2019 e si è rafforzata con l’arrivo dei mercenari russi e con diversi tipi di armi media e pesanti. Non c’è dubbio che l’arrivo di queste armi dalla Siria alla Libia rappresenta un pericolo per la sicurezza della Libia e della regione intera e mina gli sforzi della Commissione Militare Congiunta 5+5”, ha aggiunto l’analista.
Nonostante si parli di garanzie che Mosca ha ottenuto dal nuovo corso siriano riguardo alla sicurezza delle sue basi militari e delle rappresentanze diplomatiche in Siria, Mosca non esclude, a causa degli sviluppi sul terreno, l’abbandono di queste due basi, secondo quanto riportato dalla rivista Jeune Afrique, che cita una fonte vicino all’intelligence russa.
Mosca sta valutando diverse opzioni per garantire la continuità della sua posizione strategica nel continente africano, secondo quanto riportato dalla rivista citando un esperto del “Gruppo Wagner”. “Mosca può semplicemente spostare le sue strutture dalla Siria alla Libia orientale, in particolare nel porto di Tobruk e l’aeroporto di Bengasi, facendo affidamento sul suo alleato, Khalifa Haftar”.
L’utilizzo della Libia presenta inoltre importanti sfide tecniche dal punto di vista logistico, poiché gli aerei da trasporto pesante russi, come l’Ilyushin Il-76, non possono volare direttamente dalla Russia alla Libia a pieno carico senza fermarsi per fare rifornimento, il che limiterebbe notevolmente la loro utilità. Mosca sta anche esplorando la possibilità di stabilire una base militare sul Mar Rosso a Port Sudan. Questa opzione era già oggetto di negoziati tra la Russia e le autorità sudanesi e nel 2020 sono stati compiuti notevoli progressi, ma la guerra civile in Sudan ha minato questo progetto.
Inoltre, la lentezza delle istituzioni russe nel fornire un sostegno efficace al governo sudanese riduce anche le possibilità di ottenere una base di appoggio logistico in questa regione, e ogni giorno che passa rende questa possibilità sempre più incerta.
Per Mosca, una base a Port Sudan garantirebbe una posizione strategica sul Mar Rosso, con accesso diretto alle rotte commerciali che collegano Europa, Asia e Africa, ma nelle circostanze attuali la fattibilità di questa opzione rimane a rischio.
Il cambiamento in atto in Siria avviene con la caduta del regime di Bashar al-Assad, che ha concesso alla Russia basi militari nel suo Paese che costituivano importanti punti di comunicazione e trasporto per attrezzature e soldati russi verso le loro posizioni in Libia.
Sebbene Mosca sia in contatto con Haftar dal 2017, gli inizi della presenza militare russa in Libia sono avvenuti durante il sostegno di Mosca all’aggressione contro la capitale Tripoli, con membri della compagnia mercenaria “Wagner”,
La rete della presenza militare in Libia è diventata chiara già da tempo. A metà luglio, i vertici delle milizie di Haftar hanno annunciato di aver organizzato una cerimonia di ricevimento ufficiale per due fregate militari nel porto di Tobruk senza specificare il motivo del loro attracco nel porto e i loro compiti, in un momento in cui le autorità italiane esprimevano i loro timori per le conseguenze dell’intenzione di Mosca di costruire una base navale a Tobruk al largo delle coste europee.
Abdel Kafi ha spiegato l’importanza della base militare di Tobruk per i russi. “Si tratta del transito via terra e via aerea attraverso la base di Al-Kharouba, nell’est del Paese, in due direzioni: la prima verso la base di Qardabiya a Sirte la seconda verso Al-Jufra, indicando che le due direzioni sono legate a importanti strategie militari”, ha aggiunto. L’esperto rileva che “al-Qardabiya a Sirte si trova sul lato opposto della costa meridionale europea, mentre Al-Jufra si trova al centro del sud, ed è una delle basi militari libiche più importanti e grandi, e quindi lì si concentra la presenza russa, che presidia vaste aree e controlla una vasta rete di trasporti”.
L’esperto di Difesa libico ha sottolineato che attraverso questa base è possibile raggiungere le basi di Barak al-Shati a Sebha e Kufra, al confine con il Sudan, nonché i confini meridionali della Libia che collegano con il Niger e il Ciad. Secondo le informazioni di Abdel Kafi, fin dai primi giorni del crollo del regime di Assad in Siria, aerei cargo russi hanno iniziato ad effettuare voli verso la base di Al-Kharouba, vicino a Tobruk, il che indica la possibilità che si pensi di compensare la perdita dei suoi siti militari in Siria attraverso i suoi siti in Libia, avvertendo che ciò aumenterà la dimensione della presenza russa in numero e attrezzature in Libia nei prossimi periodi”, conclude Boccolini.
Ora dit, lettrici e lettori, se non c’è da ridere o da piangere scegliete voi, quando la presidente del Consiglio millanta, amplificata dai media mainstream, il ruolo primario dell’Italia nel Mediterraneo. Il generale Haftar, come la Turchia, l’Egitto, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, la Russia etc…danno conto della realtà: in Nord Africa e nel Vicino Oriente, l’Italia sta in panchina e non tocca palla. Ah, sì, ci sarebbe il “Piano Mattei”. Materia da Chi l’ha visto? dell’ottima Sciarelli.