Kiev cerca la svolta nell’offensiva nel Kursk. E prova una manovra di accerchiamento delle truppe nemiche impegnate nella controffensiva aprendosi un varco più a ovest della prima testa di ponte nella regione russa di confine. A ricostruirlo è il Rbc Ucraina, secondo cui nei giorni scorsi le truppe di Kiev avrebbero sfondato le difese russe da un altro punto della frontiera. Ma Mosca cerca di ridimensionare l’operazione annunciando di aver respinto gli attacchi.
Ad aver annunciato per prima la nuova manovra è stata l’unità del Gruppo Khorne della 116a brigata meccanizzata separata delle forze armate ucraine, affermando la scorsa settimana di aver attaccato la cittadina russa di Veseloye, a pochi chilometri dalla frontiera. Nel suo ultimo aggiornamento, il think tank statunitense Isw ha riferito che «filmati geolocalizzati pubblicati il ;;15 settembre indicano che le forze ucraine sono avanzate di recente a sud» della cittadina «e a ovest e a nord di Medvezhye, a sud-est di Veseloye».
La nuova incursione per accerchiare le truppe russe giunge come una risposta alla controffensiva russa lanciata la scorsa settimana da Mosca nel Kursk, che ha danneggiato i guadagni ucraini in territorio nemico. Ma secondo il ministero della Difesa russo, quelli di Kiev sono sforzi vani: l’esercito russo «ha respinto cinque tentativi del nemico di sfondare il confine verso gli insediamenti di Veseloye e Medvezhye», ha dichiarato il ministero nel suo aggiornamento quotidiano, sottolineando che diverse brigate delle forze ucraine sono state sconfitte nel corso dell’ultima giornata di battaglie a Kursk.
Col passare delle settimane, il fronte della guerra in Russia prende le sembianze dei complessi e fluidi scenari degli altri campi di battaglia in Ucraina, dove in oltre due anni il prezzo di sangue della guerra ha raggiungo cifre sconvolgenti: secondo le stime del Wsj, il numero di ucraini e russi uccisi o feriti nel conflitto ha raggiunto circa un milione di persone. Zelensky continua a puntare sul campo di battaglia, mentre prepara un autunno di sviluppi sul fronte diplomatico. Perché prima di sedersi al tavolo, Kiev vuole migliorare la sua posizione sul terreno e continua a chiedere a gran voce armi e munizioni. Ma gli alleati sono in affanno: secondo la Cnn, i pacchetti di aiuti militari Usa per l’Ucraina sono stati più piccoli negli ultimi mesi poiché le scorte che il Pentagono è disposto a inviare a Kiev sono diminuite. Un problema comune ad altri Paesi occidentali, Italia compresa che però si muove: «Abbiamo ordinato 10 sistemi Samp/T di nuova generazione e stiamo migliorando Aster. Anche noi, come la Francia, abbiamo puntato sulla sicurezza del Paese», ha annunciato il ministro della Difesa Guido Crosetto, sottolineando che «siamo già in ritardo, perché non siamo pronti a vivere la sfida di questi tempi».
In questo quadro, l’Occidente continua in ogni caso a promettere sostegno a Kiev, che intanto invoca senza sosta l’ok degli alleati all’uso dei missili a lungo raggio in Russia. Un tema che divide i partner, tra chi è preoccupato dalle minacce di escalation di Putin e chi invece vuole aumentare le forniture militari a Kiev.
Secondo fonti del Times, perfino il Regno Unito – in passato tra i Paesi apripista delle concessioni a Kiev, dai tank agli Storm Shadows – «non agirà di propria iniziativa» sui missili a lungo raggio, senza prima un ok degli Stati Uniti. E di fronte a queste divisioni, alcuni degli alleati dell’Ucraina stanno valutando più seriamente come potrebbe prendere forma una fine negoziata del conflitto nel 2025: a riferirlo sono fonti citate da Bloomberg, chiarendo in ogni caso che nessuno sta facendo pressioni su Zelensky per entrare nei colloqui. Ma ci sono pochi segnali di svolta sul campo di battaglia. E l’Ucraina si prepara a entrare nell’ennesimo inverno di ostilità che si preannuncia difficile, con l’esercito russo che continua ad attaccare le infrastrutture energetiche.