Il G7 stanzia 1.200 miliardi in spese militari: con una riduzione del 2,9% si eliminerebbe la fame dal mondo
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Il G7 stanzia 1.200 miliardi in spese militari: con una riduzione del 2,9% si eliminerebbe la fame dal mondo

I Paesi del G7 stanziano 1.200 miliardi in spese militari all’anno, mentre sarebbero sufficienti 31,7 miliardi di dollari in più all’anno per contribuire ad eliminare la fame, che oggi colpisce in modo grave oltre 281 milioni di persone

Il G7 stanzia 1.200 miliardi in spese militari: con una riduzione del 2,9% si eliminerebbe la fame dal mondo
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

12 Giugno 2024 - 14.46


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Fotografia di un mondo da cambiare. Promemoria per i capi di Stato e di governo partecipanti al vertice G7 sotto la presidenza italiana.

Fotografia di un mondo che fa schifo

I Paesi del G7 stanziano 1.200 miliardi in spese militari all’anno, mentre sarebbero sufficienti 31,7 miliardi di dollari in più all’anno per contribuire ad eliminare la fame, che oggi colpisce in modo grave oltre 281 milioni di persone nel mondo. Con un costo per i Paesi del G7 di appena 4 miliardi, si potrebbe inoltre risolvere la crisi del debito che stritola il Sud del mondo

A Gaza, dove la carestia è imminente, i Paesi del G7 non si rendano più complici delle atrocità in corso, ma intervengano per prevenire il rischio di un vero e proprio genocidio

Se i Paesi del G7 tagliassero appena il 2,9% della loro spesa militare annuale (35,7 miliardi su un totale di 1.200 miliardi di dollari) si avrebbero risorse sufficienti per contribuire ad azzerare la fame nel mondo e risolvere la crisi del debito estero, che stritola i Paesi più poveri e vulnerabili.

È la fotografia restituita da una nuova analisi di Oxfam, diffusa alla vigilia del vertice del G7, in programma da domani a Borgo Egnazia, in Puglia.

Eloquenti i dati 

Secondo le stime di Oxfam, per contribuire ad eliminare la fame nel mondo, in tutte le sue forme, sarebbe sufficiente lo stanziamento di 31,7 miliardi di dollari in più all’anno da parte dei Paesi donatori del G7. A questi basterebbe aggiungere 4 miliardi di dollari per ridurre considerevolmente il livello di indebitamento del Sud del mondo, liberando risorse pubbliche fondamentali per l’erogazione di servizi essenziali come istruzione e sanità nei Paesi più fragili e fortemente indebitati. 

A fronte di ciò val la pena ricordare che le spese militari sostenute dai Paesi del G7 nel 2023sono state di 916 miliardi di dollari negli Stati Uniti, 74,9 nel Regno Unito, 66,8 in Germania, 61,3 in Francia, 50,2 in Giappone, 35,5 in Italia e 27,2 in Canada.

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“Se si tratta di aumentare gli stanziamenti che alimentano le guerre, i Governi del G7 trovano sempre le risorse necessarie, ma quando si tratta di reperire risorse per contribuire ad azzerare la fame nel mondo improvvisamente sono al verde. – rimarca Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia– In realtà l’impegno sarebbe davvero affrontabile per le loro economie, e con un impatto incredibile per la vita di centinaia di milioni di persone. Immaginate un mondo in cui nessuno soffra più la fame e in cui i Paesi del Sud del mondo, liberati dal peso del debito, possano investire denaro in scuole e ospedali pubblici, piuttosto che erodere risorse per il pagamento degli interessi sul debito. Il G7 non solo ha i mezzi, ma anche la responsabilità di far sì che questo accada”.

Un impegno sempre più urgente guardando al contesto internazionale. Oltre 281 milioni di persone nel mondo in questo momento soffrono di malnutrizione acuta. Paesi come Somalia, Guatemala, Yemen e Kenya sono attraversati da crisi devastanti, mentre oltre 1 milione di persone a Gaza è letteralmente ad un passo dalla carestia.

Gaza stretta tra una carestia imminente e il rischio di genocidio: il G7 non si renda complice

“I bambini a Gaza stanno morendo di fame, la popolazione non ha accesso all’acqua e alle cure mediche, mentre l’ingresso di aiuti, che è crollato a maggio con l’invasione di Rafah, continua col contagocce. – aggiunge Pezzati – In questo momento non ci sono luoghi sicuri dove riparare, ma a uccidere non sono solo le bombe ma anche la mancanza di cibo e le malattie infettive. Senza l’immediato cessate il fuoco, votato lunedì scorso al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e un drastico aumento dell’ingresso degli aiuti, questo scenario sembra destinato tragicamente a deteriorarsi”.

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Oxfam lancia quindi un appello urgente ai Paesi del G7, affinché ribadiscano con forza la richiesta a Israele di attuare la recente sentenza della Corte internazionale di giustizia, che impone uno stop immediato delle operazioni militari a Rafah, consentendo l’accesso di beni essenziali nella Striscia.

“Il G7 deve inoltre garantire che le proprie politiche economiche e gli accordi con Israele non favoriscano un potenziale genocidio. – aggiunge Pezzati – Secondo quanto stabilito dalla Convenzione sul genocidio e dal diritto umanitario internazionale, gli Stati sono infatti obbligati a prendere tutte le contromisure politiche, economiche e militari in loro potere per prevenirlo. Inclusa l’immediata sospensione delle esportazioni di armi e munizioni che potrebbero rischiare di essere utilizzate per commettere crimini di guerra. Finora i Paesi del G7 hanno sostanzialmente concesso un lasciapassare all’esercito israeliano per commettere terribili atrocità contro il popolo palestinese. Ebbene chiediamo con forza al G7 un immediato cambio di rotta, che oltre alla fine del conflitto, porti all’apertura di tutti i valichi terrestri per l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza, al rilascio di tutti gli ostaggi, israeliani e di tutte le nazionalità, oltre che dei prigionieri palestinesi detenuti illegalmente”. 

Oxfam chiede inoltre ai leader del G7 di mettere in campo tutti gli sforzi diplomatici a loro disposizione, per fermare il rischio di un’ulteriore escalation in Libano e Yemen.Se l’instabilità nella regione dovesse degenerare in una guerra totale, la devastazione non risparmierebbe nessuno.

Il costo del debito pesa per 291 milioni al giorno sul Sud del mondo: il G7 segua l’appello di Papa Francesco

Emerge inoltre dall’analisi di Oxfam che se da un lato i Paesi del G7 sono debitori nei confronti dei Paesi a basso e medio reddito di ben 15.000 miliardi di dollari in aiuto pubblico per lo sviluppo non elargito e finanziamenti per l’azione climatica non stanziati, dall’altro continuano a beneficiare del pagamento di 291 milioni di dollari al giorno in rimborsi del debito e interessi.

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A maggio, Papa Francesco ha detto che cancellare il debito dei Paesi che non sono in grado di ripagarli è “una questione di giustizia”,delineando così la sua visione in vista del Giubileo del 2025. I Paesi a basso e medio reddito spendono oggi quasi un terzo del loro bilancio per il servizio del debito, una cifra pari a quella investita in istruzione, sanità e protezione sociale messe insieme. 

Tassare i super-ricchi potrebbe generare oltre 1.000 miliardi l’anno per affrontare i crescenti bisogni sociali e il cambiamento climatico

Il vertice G7 arriva in un momento storico che vede la Presidenza Brasiliana del G20 impegnata a promuovere un’agenda internazionale per la tassazione degli ultraricchi. È un segnale importante, a questo proposito, che i Ministri delle Finanze del G7 abbiano concordato meno di un mese fa di “lavorare in modo costruttivo con la presidenza brasiliana del G20” per “compiere passi concreti verso una tassazione progressiva ed equa degli individui”.

Secondo I’analisi di Oxfam, tassare i patrimoni di multimilionari e miliardari nei Paesi del G7 potrebbe produrre un gettito di 1.000 miliardi di dollari all’anno. 

“La fame rimane una vergogna del nostro tempo – conclude Pezzati – È l’emblema di una delle contraddizioni più lampanti in un mondo attraversato da profonde disuguaglianze e ingiustizie. I governi del G7 devono sostenere gli sforzi globali volti, su iniziativa della Presidenza Brasiliana del G20, ad aumentare la tassazione degli individui più facoltosi per rendere i nostri sistemi di imposizione più equi, contribuire ad alleviare i crescenti bisogni sociali, contrastare la povertà e favorire una transizione ecologica giusta.” 

Fin qui il report. Cos’altro aggiungere se non un sentito grazie ad Oxfam, per le proposte che avanza, per la capacità di coniugare idealità e concretezza, e perché, con il suo puntuale lavoro di documentazione, smantella ogni alibi del tipo “non sapevo”. 

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