A Gaza perpetrato uno sterminio: il rapporto Onu che inchioda Israele

Gli esperti della Commissione d'inchiesta indipendente istituita dall'Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani (Ohchr) ritengono che nel quadro dell'offensiva israeliana a Gaza siano stati commessi crimini contro l'umanità, in particolare "di sterminio

A Gaza perpetrato uno sterminio: il rapporto Onu che inchioda Israele
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12 Giugno 2024 - 19.41


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Il termine “genocidio” offende? E allora si parli di “sterminio”. La sostanza non cambia. Gli esperti della Commissione d’inchiesta indipendente istituita dall’Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani (Ohchr) ritengono che nel quadro dell’offensiva israeliana a Gaza siano stati commessi crimini contro l’umanità, in particolare “di sterminio, persecuzione di genere contro uomini e ragazzi palestinesi, omicidio, trasferimento forzato, tortura e trattamenti inumani e crudeli”. Anche i miliziani di Hamas hanno commesso crimini di guerra in territorio israeliano.

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È quanto emerge in un nuovo rapporto pubblicato oggi dall’Ohchr che riassume i risultati della prima indagine approfondita sugli eventi accaduti a partire dal 7 ottobre del 2023; l’inchiesta è stata condotta basandosi su interviste con vittime e testimoni, ma anche analizzando migliaia di elementi open source, immagini satellitari e rapporti medici forensi. Israele ha ostacolato le indagini della Commissione e ne ha impedito l’accesso in Israele e nei territori palestinesi occupati.

“È imperativo che tutti coloro che hanno commesso crimini siano chiamati a risponderne”, ha dichiarato NaviPillay, che presiede la Commissione d’inchiesta, istituita dal Consiglio per i diritti umanidelle Nazioni Unite nel 2021 per indagare sulle presunte violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani in Israele e nei territori palestinesi. “Israele deve fermare immediatamente le operazioni militari e gli attacchi a Gaza, compreso l’assalto a Rafah, che è costato la vita a centinaia di civili e che ha nuovamente sfollato centinaia di migliaia di persone”, ha proseguito, citata in un comunicato che accompagna il rapporto sarà presentato al Consiglio per i diritti umani il 19 giugno.

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Israele ha risposto duramente accusando la Commissione di “discriminazionesistematica anti-israeliana”. La Commissione d’inchiesta “ha dimostrato ancora una volta che le sue azioni sono tutte al servizio di un programma politico ristretto contro Israele”, ha affermato Meirav Eilon Shahar, ambasciatore di Israele presso le Nazioni Unite a Ginevra. Il rapporto “tenta in modo oltraggioso e ripugnante di tracciare una falsa equivalenza tra i soldati dell’Idf e i terroristi di Hamas per quanto riguarda gli atti di violenza sessuale”, ha spiegato la missione diplomatica a Ginevra.

La fame usata come arma di guerra”

In relazione alle operazioni militari e agli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza, la Commissione ha riscontrato che le autorità dello Stato ebraico sono responsabili di gravi crimini: la fame è stata usata come metodo di guerra, ma sono stati anche commesse uccisioni intenzionali, attacchi intenzionali contro civili e beni civili, trasferimento forzato della popolazione, violenza sessuali, tortura e trattamenti inumani o crudeli, detenzione arbitraria e oltraggi alla dignità personale. La Commissione ha riscontrato che sono stati commessi anche crimini contro l’umanità di sterminio e persecuzione di genere contro uomini e ragazzi palestinesi.

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L’immenso numero di vittime civili a Gaza e la diffusa distruzione di beni e infrastrutture civili sono stati secondo la Commissione d’inchiesta il ​​risultato inevitabile di una strategia intrapresa da Israele con l’intento di causare il massimo danno, ignorando i principi di distinzione, proporzionalità e adeguate precauzioni.

Da funzionari israeliani incitamento al genocidio

Il rapporto ha inoltre rilevato che le dichiarazioni rilasciate per mesi e mesi da funzionari israeliani – comprese quelle che riflettono la politica di infliggere distruzione su vasta scala e uccidere un gran numero di civili – equivalgono a un incitamento al genocidio, un crimine ai sensi del diritto internazionale. “Il 7 ottobre 2023 ha segnato un chiaro punto di svolta sia per gli israeliani che per i palestinesi, e rappresenta uno spartiacque che può cambiare la direzione di questo conflitto, con il rischio reale di consolidare ed espandere ulteriormente l’occupazione. In mezzo a mesi di perdite e disperazione, ritorsioni e atrocità, l’unico risultato tangibile è stato l’aggravarsi delle immense sofferenze sia dei palestinesi che degli israeliani, con i civili, ancora una volta, a sopportare il peso delle decisioni di chi è al potere”.

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In relazione all’attacco del 7 ottobre, il rapporto rileva che l’ala militare di Hamas e altri 6 gruppi armati palestinesi sono responsabili dei crimini di guerra di attacchi diretti contro civili, omicidio o uccisione volontaria, tortura, pratiche inumane o crudeli maltrattamenti, distruzione o sequestro di beni di un avversario, oltraggi alla dignità personale e presa di ostaggi, compresi bambini. Membri di gruppi armati palestinesi, in alcuni casi aiutati da palestinesi in abiti civili, hanno deliberatamente ucciso, ferito, torturato, preso ostaggi, compresi bambini, e hanno commesso violenze sessuali e di genere contro civili e contro membri delle forze di sicurezza israeliane. La Commissione, prosegue il comunicato, ha identificato modelli indicativi di violenza sessuale e ha concluso che non si trattava di incidenti isolati ma perpetrati in modi simili in diverse località, principalmente contro donne israeliane.

Infanzia cancellata

Quasi 3.000 bambini sono stati tagliati fuori dalle cure per la malnutrizione acuta moderata e grave nel sud della Striscia di Gaza, mettendoli a rischio di morte, mentre le violenze e gli sfollamenti continuano a compromettere l’accesso alle strutture e ai servizi sanitari per le famiglie disperate. 

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Questo numero, basato sui rapporti dei partner dell’Unicef che si occupano di nutrizione, equivale a circa tre quarti dei 3.800 bambini che, secondo le stime, stavano ricevendo cure salvavita nel sud prima dell’escalation del conflitto a Rafah. 

Il rischio incombente che un numero maggiore di bambini vulnerabili si ammali a causa della malnutrizione è altrettanto preoccupante. Mentre c’è stato un leggero miglioramento nella consegna degli aiuti alimentari al nord, l’accesso umanitario nel sud è diminuito drasticamente. I primi risultati dei recenti controlli sulla malnutrizione nei governatorati centrale e meridionale di Gaza indicano che i casi di malnutrizione moderata e grave sono aumentati dalla seconda settimana di maggio, quando la consegna degli aiuti e l’accesso umanitario sono stati significativamente limitati dall’escalation dell’offensiva di Rafah.

“Da Gaza continuano a emergere immagini raccapriccianti di bambini che muoiono sotto gli occhi delle loro famiglie a causa della continua mancanza di cibo, di forniture nutrizionali e della distruzione dei servizi sanitari”, ha dichiarato la Direttrice regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa, Adele Khodr. “Se non si riprendono rapidamente le cure per questi 3.000 bambini, corrono il rischio immediato e grave di ammalarsi in modo critico, di contrarre complicazioni potenzialmente letali e di unirsi alla lista crescente di bambini e bambine uccisi da questa insensata privazione causata dall’uomo”.

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Il rischio di un aumento dei casi di malnutrizione arriva nello stesso momento in cui i servizi di trattamento della malnutrizione sono al collasso. Oggi funzionano solo due dei tre centri di stabilizzazione della Striscia di Gaza che trattano i bambini gravemente malnutriti. Nel frattempo, i piani per l’apertura di nuovi centri sono stati ritardati a causa delle operazioni militari in corso nella Striscia.

 Il trattamento di un bambino per la malnutrizione acuta richiede in genere dalle sei alle otto settimane di cure ininterrotte e richiede cibo terapeutico speciale, acqua sicura e altro supporto medico.

 I bambini malnutriti sono maggiormente esposti al rischio di contrarre malattie e altri problemi di salute a causa dell’accesso limitato all’acqua potabile, dello straripamento delle acque reflue, dei danni alle infrastrutture e della mancanza di articoli igienici. La produzione di acqua nella Striscia di Gaza è ora meno di un quarto di quella che veniva prodotta prima dell’intensificarsi delle ostilità in ottobre.

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 “I nostri appelli sulla crescente mortalità infantile dovuta a una combinazione evitabile di malnutrizione, disidratazione e malattie avrebbero dovuto mobilitare un’azione immediata per salvare le vite dei bambini, eppure questa devastazione continua”, ha detto Khodr. “Con gli ospedali distrutti, le cure interrotte e i rifornimenti scarsi, siamo destinati ad altre sofferenze e morti di bambini”.

 Dall’ottobre 2023, l’Unicef ha raggiunto decine di migliaia di donne e bambini con servizi di prevenzione e trattamento della malnutrizione, tra cui l’uso di alimenti terapeutici pronti per l’uso, biscotti ad alto contenuto energetico e integratori di micronutrienti per le donne in gravidanza contenenti ferro e altri nutrienti essenziali.

“L’Unicef ha preposizionato altre forniture nutrizionali che arriveranno nella Striscia di Gaza, se l’accesso lo consentirà”, ha dichiarato Khodr. “Le agenzie delle Nazioni Unite stanno cercando di ottenere garanzie che le operazioni umanitarie possano raccogliere e distribuire in sicurezza gli aiuti ai bambini e alle loro famiglie senza interruzioni. Abbiamo bisogno di migliori condizioni operative sul campo, con più sicurezza e meno restrizioni. Ma in definitiva, è di un cessate il fuoco che i bambini hanno più bisogno”.

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