Con la chiusura dei termini per il voto da casa, concesso da tre giorni prima della tornata delle elezioni presidenziali lituane di domenica, è iniziato il processo elettorale segnato dalla guerra in Ucraina.
Secondo la Commissione elettorale centrale del Paese baltico, tra martedì e giovedì circa 170.000 elettori – il 7,1% degli aventi diritto – si sono recati ai seggi elettorali che hanno aperto le loro porte in questi tre giorni. Adesso è il turno dei malati o dei disabili, così come degli over 70 che hanno chiesto che le urne vengano spostate nelle loro case per poter votare uno degli otto candidati in corsa per la presidenza e, parallelamente, per un referendum sulla doppia cittadinanza.
Dalle 7 di domenica (le 5 del mattino in Italia), i seggi elettorali riapriranno, fino a chiudere definitivamente alle 20 (le 18 in Italia). Il favorito secondo gli ultimi sondaggi è il presidente ad interim Gitanas Nauseda, che guida con il 35,2% delle intenzioni di voto, anche se tutto indica che il centrista conservatore non raggiungerà il 50% necessario per vincere al primo turno.
L’indipendente Ignas Vegele, avvocato che alcuni definiscono populista, ha superato con il 12,3% l’attuale primo ministro Ingryda Simonyte che aveva già perso contro Nauseda nel 2019 e che si attesta al 10,2%.
I tre candidati sono tutti favorevoli a continuare a sostenere l’Ucraina e vedono la Russia come una minaccia per la Lituania e il resto dell’Europa, anche se Vegele ha espresso scetticismo sulla possibilità di aumentare le tasse per aumentare la spesa per la difesa, finché questa non sarà definita e verificata con precisione.
Altri contendenti sono Eduardas Vaitkus, un medico che si presenta come indipendente, e Giedrimas Jeglinskas, un ex ufficiale dell’esercito e della Nato che collabora con l’Unione dei Democratici per la Lituania.
A loro si aggiungono l’ex presidente della Corte costituzionale Dainius Zalimas, del liberale Partito della Libertà, il deputato di destra Remigijus Zemaitaitis e il vicepresidente del Parlamento Andrius Mazuronis, del Labour Party. Zemaitaitis era un membro del partito nazionalista Libertà e Giustizia, da cui fu espulso per aver fatto commenti antisemiti per poi fondare il proprio movimento.
Una volta eletto, il presidente in Lituania non può avere alcuna affiliazione politica, ma ha il potere di promuovere iniziative legislative e ratificare o respingere le leggi approvate dal Parlamento. Oltre a votare per il presidente, i cittadini voteranno nel referendum di riforma della Costituzione che permetterebbe ai cittadini lituani di avere la doppia cittadinanza, purché abbiano nazionalità dell’Unione europea, della Nato o di Paesi membri dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica.