In fondo al Mar dei Caraibi c'è un tesoro da 20 miliardi di dollari: il recupero del relitto sarà un'impresa epocale

Il galeone San José affondò nel 1708 che al momento del naufragio trasportava 11 milioni di monete d'oro e d'argento, degli smeraldi e  un'importante quantità di merci pregiate provenienti dalle colonie spagnole.

In fondo al Mar dei Caraibi c'è un tesoro da 20 miliardi di dollari: il recupero del relitto sarà un'impresa epocale
Il relitto del galeone San José
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27 Dicembre 2023 - 16.36


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In Colombia è in preparazione un incredibile recupero di un tesoro sprofondato nel Mar dei Carabini 315 anni fa, del valore stimato di 20 miliardi di dollari. Il galeone San José affondò nel 1708 che al momento del naufragio trasportava 11 milioni di monete d’oro e d’argento, degli smeraldi e  un’importante quantità di merci pregiate provenienti dalle colonie spagnole.

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Si tratterebbe di un carico di quasi 200 tonnellate, che potrebbe valere 20 miliardi di dollari. Nel XVIII secolo, la Colombia era una colonia spagnola e la città di Cartagena era allora un punto di passaggio obbligato per l’oro e le ricchezze del continente in viaggio sulla rotta verso l’Europa. La San José affondo’ durante una battaglia navale con gli inglesi. 

«Questo è un relitto archeologico, non un tesoro. Questa è un’opportunità per noi di diventare un Paese all’avanguardia nella ricerca archeologica subacquea», ha dichiarato il ministro della Cultura colombiano, Juan David Correa, secondo il quale rintracciare le ricchezze di San José ha solo un’importanza archeologica. 

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Tuttavia, questa ricerca è al centro di numerosi imbrogli e contenziosi. Inizialmente altri Paesi, tra cui la Spagna, proprietaria originaria della nave, ma anche un gruppo indigeno della Bolivia, i Qhara Qhara, hanno rivendicato il possesso del carico del galeone. Nel 2018, il governo colombiano ha dovuto abbandonare il suo primo tentativo di recuperarlo a causa delle pressioni legali di una società privata che rivendicava i diritti sul relitto in base ad un accordo stipulato con le autorità locali negli anni ’80. Inoltre, si è anche posta la questione morale di operare in un luogo dove morirono centinaia di persone, considerato una `cimitero´ di guerra. 

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