Nikki Haley, la (flebile) speranza degli anti-Trump del partito repubblicano
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Nikki Haley, la (flebile) speranza degli anti-Trump del partito repubblicano

 Due anni dopo aver detto che non avrebbe mai sfidato «l'amico» Donald Trump che l'aveva nominata sua ambasciatrice all'Onu, Nikki Haley ogni giorno di più diventa l'eroina, e la speranza, dei «Never Trump» del partito repubblicano.

Nikki Haley, la (flebile) speranza degli anti-Trump del partito repubblicano
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23 Novembre 2023 - 00.27


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 Due anni dopo aver detto che non avrebbe mai sfidato «l’amico» Donald Trump che l’aveva nominata sua ambasciatrice all’Onu, Nikki Haley ogni giorno di più diventa l’eroina, e la speranza, dei «Never Trump» del partito repubblicano.

 Partita in sordina, rispetto al molto più roboante Ron DeSantis, l’ex governatrice della South Carolina ha guadagnato terreno nelle ultime settimane, soprattutto grazie al sostegno di esponenti, finanziatori ed elettori del partito repubblicano che non vogliono rassegnarsi al ritorno dell’ex presidente.

«Nikki Haley sta certamente raccogliendo il sostegno di molti Never Trumper», spiega a Politico Matthew Bartlett, uno stratega repubblicano, usando il termine con cui, già nella campagna elettorale del 2016, si descrivevano i repubblicani che si opponevano all’ascesa dell’allora tycoon. Il 4 dicembre a New York Haley incontrerà un gruppo di donatori vicini a Paul Singer, miliardario degli hedge fund critico di Trump.

E la repubblicana ha anche ereditato il sostegno di altri finanziatori e esponenti repubblicani che avevano appoggiato la corsa di Tim Scott, l’unico senatore afroamericano repubblicano, eletto proprio in South Carolina, che nei giorni scorsi ha rinunciato alla candidatura. Tra questi Greg Wendt, in passato finanziatore di John Kasich e John McCain, tutte figure anti-Trump.

 Insomma il partito di «mai (più) Trump» e «chiunque che non sia Trump» sembra che si stia consolidando quindi intorno alla 51enne ex governatrice di origine indiana, mentre appaiono sempre più frustrate le grandi aspettative del governatore della Florida DeSantis, che forse sconta il fatto di avere una retorica e dinamica politica troppo simile a quella di Trump.

E i risultati si stanno vedendo anche nei sondaggi, con Haley che ha superato DeSantis in New Hampshire e nella sua South Carolina, i primi stati dove si svolgeranno le primarie. Mentre in Iowa, dove si celebreranno i tradizionali caucus che aprono la corsa delle primarie, si registra un testa a testa a tra i due. Si sta parlando però sempre, vale la pena ricordarlo, di una lotta per un secondo posto ben distante dal primo posto che Donald Trump continua a controllare con un enorme vantaggio.

 In ogni caso, il fenomeno Haley va avanti spinto da chi, come Carmine Boal, un repubblicano dell’Iowa che la sostiene, è con vinto che la repubblicana potrebbe conquistare i voti di «donne e indipendenti», gruppi cruciali per vincere le elezioni di novembre.

Anche perché c’è chi convinto che c’è ancora tempo per cambiare lo scenario dei sondaggi: «molti repubblicani della vecchia scuola a cui non piace Trump l’hanno votato la prima volta con le dita incrociate, ma poi si sono rifiutati di votare per lui una seconda volta», spiega a Politico Sarah Longwell, una repubblicana anti-Trump che riconosce comunque che le possibilità di Haley di spuntarla «sono molto ristrette».

E forse è per cercare di aprire nuove strade – e guadagnare consensi con la destra cristiana – che la repubblicana, che finora si era mostrata molto cauta sulla questione dell’aborto, in un recente incontro con un gruppo di conservatori cristiani ha dato il suo sostegno ad un divieto di aborto dopo le prime sei settimane di gestazione.

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