Fermare la mattanza di Gaza: le Ong italiane in campo
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Fermare la mattanza di Gaza: le Ong italiane in campo

Le Ong no hanno lanciato un appello congiunto al governo e alle istituzioni italiane per porre al centro dell'azione politica il rispetto dei diritti umani e della vita delle popolazioni civili

Fermare la mattanza di Gaza: le Ong italiane in campo
Bombe su Gaza
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

25 Ottobre 2023 - 15.48


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La pace, nonostante tutto. Una pace giusta, rispettosa dei diritti dei popoli. L’unica “battaglia” per la quale vale la pena combattere. E l’universo pacifista non si tira indietro.

L’appello di Amnesty e AOI

Amnesty International Italia e l’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI) hanno lanciato un appello congiunto al governo e alle istituzioni italiane per porre al centro dell’azione politica il rispetto dei diritti umani e della vita delle popolazioni civili, in risposta all’attuale escalation di violenza in Israele e in Palestina. 

Le due associazioni, insieme ad altre organizzazioni della società civile, hanno unito le loro voci per chiedere alle istituzioni italiane, all’Unione europea e alla comunità internazionale, di affrontare con urgenza la crisi umanitaria a Gaza e le violazioni dei diritti umani. 

Il governo Israeliano deve porre fine all’assedio totale della Striscia di Gaza e garantire l’accesso ai beni essenziali e agli aiuti umanitari destinati alla popolazione civile nella Striscia. Hamas deve rilasciare gli ostaggi israeliani. 

Si chiede al governo italiano di promuovere il rispetto del diritto internazionale umanitario, astenendosi dal fornire armi a qualsiasi parte coinvolta nel conflitto e sostenendo pubblicamente l’operato della Corte penale internazionale nelle indagini sui crimini commessi nella regione. 

Durante l’incontro di oggi a Roma, sono state condivise testimonianze dirette da Gaza e sono stati annunciati gli appuntamenti di mobilitazione congiunta dei prossimi giorni, con l’obiettivo di mettere al centro del dibattito i temi del diritto umanitario. 

Hanno preso la parola, tra gli altri, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, Silvia Stilli, presidente di AOI, operatori umanitari come Yousef Hamdouna, la presidente di Assopace Palestina, Luisa Morgantini, e Maurizio Simoncelli della Rete Pace e Disarmo e della coalizione “Assisi Pace Giusta”.

“Da oltre tre settimane stiamo assistendo a uno scempio del diritto internazionale umanitario, con crimini di guerra commessi da entrambe le parti in conflitto contro le popolazioni civili avverse. È evidente che se non saranno affrontare le cause di fondo, altre generazioni cresceranno tra paura e desiderio di vendetta. L’Unione europea che, finora, ha applicato i consueti doppi standard manifestando solidarietà incondizionata a Israele senza condannarne i crimini commessi a Gaza e relegando i diritti dei palestinesi a una questione meramente umanitaria, deve decidere da che parte stare: pro o contro il diritto internazionale” ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia

“Il conflitto israelo-palestinese non ha avuto inizio con la strage del 7 ottobre a firma Hamas: sono più di 50 anni di guerra e occupazioni militari, da 17 Gaza è sotto assedio. È l’ora di cessare il fuoco e di rispettare il diritto umanitario internazionale. A Gaza si contano 5.791 morti, di cui 2.360 minori, 1500 dispersi (870 minori) e 1 milione e 400.000 sfollati. Manca tutto quel che serve alla sopravvivenza: cibo, acqua, beni essenziali e salvavita, energia elettrica, carburante ed équipe mediche. L’evacuazione forzata da Israele nel sud di Gaza è impraticabile e insostenibile. Come organizzazioni umanitarie chiediamo che la priorità per il nostro governo, le leadership europee e mondiali sia la protezione della popolazione civile e il rispetto dei diritti umani” ha dichiarato Silvia Stilli, presidente di AOI”.

Piazze mobilitate

A darne conto, in un comunicato, è Rete Italiana Pace e Disarmo (Ripd).

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“Non si ferma l’azione della società civile italiana per richiedere (e dare il proprio contributo a) percorsi di Pace in Israele e Palestina. Nonostante un’escalation di violenza senza precedenti: sono già migliaia le vittime civili da entrambe le parti e la situazione umanitaria è drammatica.
Saranno infatti ancora numerose le città coinvolte da iniziative pubbliche nei prossimi giorni, sull’onda di quanto già realizzato di recente a seguito delle numerose adesioni all’appello “Israele-Palestina: fermiamo la violenza, riprendiamo per mano la Pace” promosso da Rete Pace Disarmo e dalla coalizione “Assisi Pace Giusta”. Dopo Milano, Bologna, Brescia, Ferrara, Firenze, Verona, La Spezia, Viterbo (tra le altre) sono in programma nelle prossime ore fiaccolate e presidi anche a Padova, Parma, Ancona, Asti,… A Roma la mobilitazione culminerà con una Fiaccolata per la Paceprogrammata a partire dalle18.30 di venerdì 27 ottobre(in contemporanea con la giornata di digiuno per la Pace indetta da Papa Francesco)in Piazza dell’Esquilino.
“Per noi è fondamentale ribadire la condanna di ogni forma di violenza e di terrorismo, ma contestualmente dobbiamo avere il coraggio e la responsabilità di guardare in faccia la realtà per affrontare le cause che hanno determinato questa nuova ondata di odio e di violenza. Senza giustificare le uccisioni o gli attacchi di nessuno ma per continuare a chiedere a gran voce il ripristino di principi di diritto e di sicurezza comune per entrambe le comunità. A tal fine esprimiamo tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno al Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, al centro di attacchi pretestuosi solo per aver richiamato le parti al fondamentale dovere di essere costruttori di Pace”, sottolineaSergio Bassoli dell’Esecutivo di Rete Pace Disarmo.
Punto di partenza fondamentale per questa azione è la garanzia di poter effettuare interventi umanitari a Gaza, in situazione ormai oltre l’emergenza e i civili allo stremo, e ripartire dal rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale come primo passo per iniziare a prefigurare percorsi di Pace. Per questo anche la Rete Italiana Pace e Disarmo ha aderito adocumento promosso da Amnesty International Italia e AOI Cooperazione e solidarietà internazionale  in risposta a questa grave crisi.
Nel documento si sottolinea come: “Questa crisi non è scoppiata all’improvviso. Israele ha una lunga storia di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, tra cui l’imposizione impune per decenni di un sistema di oppressione e discriminazione (…) Anche le numerose violazioni e crimini di guerra commessi dai gruppi armati e dalle forze di sicurezza palestinesi sono rimasti impuniti. Il pervasivo clima di impunità ha minato la fiducia nelle regole e nei principi del diritto internazionale, in primo luogo nell’umanità, come dimostrato dalla violenza senza precedenti contro i civili in Israele e dagli attacchi implacabili che hanno annientato intere famiglie a Gaza”. Per tali motivi la società civile ha il dovere di rimettere al centro della discussione l’importanza del diritto internazionale e la necessità di alzare la voce per difendere la dignità ed i diritti umani di tutte le persone coinvolte nel conflitto. E di conseguenza chiede al Governo italiano di:

  • esercitare pressioni sullo Stato d’Israele affinché ponga fine all’assedio totale della Striscia di Gaza, assicurando l’accesso a cibo, acqua, carburante, forniture mediche, elettricità e aiuti umanitari per tutta la popolazione
  • invitare tutte le parti a rispettare il diritto internazionale umanitario in ottemperanza delle Convenzioni di Ginevra e, in particolare, i divieti di attacchi contro civili ed obiettivi civili, di attacchi indiscriminati e sproporzionati, di punizioni collettive, di presa di ostaggi e di rapimento di civili, che possono costituire crimini internazionali
  • chiedere con forza atutte le parti in conflitto di astenersi dal condurre operazioni militari che possano pregiudicare l’accesso sicuro ad assistenza umanitaria e cure mediche da parte dei civili
  • sostenere inequivocabilmente e incondizionatamente il lavoro della Corte Penale Internazionale, di cui l’Italia è parte, che nel 2021 ha aperto un’indagine formale sulla situazione nello Stato di Palestina, riguardante i crimini di competenza della Corte, commessi a partire dal giugno 2014
  • astenersi dal fornire armi a tutti gli attori del conflitto e chiedere agli altri Stati di fare altrettanto. 
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Le iniziative organizzate in queste ore in tutta Italia a sostegno di un processo di pace per la Palestina e Israele si inseriscono nel programma di attività già previsto durante la Settimana delle Nazioni Unite per il Disarmo.

 Un’occasione formale voluta dall’Onu ogni anno partire dal 24 ottobre (Giornata della sua fondazione) per cerca di promuovere la consapevolezza e una migliore comprensione delle questioni del disarmo e della loro importanza trasversale.Anche per Rete Pace Disarmo occorre seguire una vera “Agenda per il Disarmo” al fine di costruire una società in Pace, basata sulla Nonviolenza. E’ quindi importante rilanciare proposte di riduzione della diffusione degli armamenti, di messa al bando dei sistemi d’arma più pericolosi e favorire lo spostamento di risorse dalle spese militari per raggiungere gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile e affrontare l’emergenza sanitaria e climatica. Sono i temi che, oltre che negli appuntamenti già segnalati per la Pace in Palestina/Israele, verranno approfonditi nel Convegno “La pace è possibile! Anzi necessaria. Percorsi per un futuro positivo” in programma nel pomeriggio di sabato 28 ottobre a Pistoia con la partecipazione di diversi esponenti delle organizzazioni parte della Coalizione “Europe For Peace”.

Gaza, la mattanza di bambini.  L’appello dell’Unicef.
“Negli ultimi 18 giorni, nella Striscia di Gaza è stato registrato un bilancio devastante per i suoi bambini, con notizie di 2.360 morti e 5.364 feriti a causa degli attacchi incessanti, ovvero, secondo le notizie, più di 400 bambini uccisi o feriti ogni giorno. Inoltre, più di 30 bambini israeliani hanno perso la vita e decine rimangono in ostaggio nella Striscia di Gaza. Questo periodo di 18 giorni rappresenta l’escalation più letale delle ostilità nella Striscia di Gaza e in Israele a cui l’Onu abbia assistito dal 2006.

Quasi tutti i bambini della Striscia di Gaza sono stati esposti a eventi e traumi profondamente angoscianti, segnati da distruzione diffusa, attacchi incessanti, sfollamento e grave carenza di beni di prima necessità come cibo, acqua e medicine.

“L’uccisione e la mutilazione di bambini, il rapimento di bambini, gli attacchi a ospedali e scuole e la negazione dell’accesso umanitario costituiscono gravi violazioni dei diritti dei bambini”, ha dichiarato Adele Khodr, Direttore regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa. “L’Unicef lancia un appello urgente a tutte le parti affinché accettino un cessate il fuoco, consentano l’accesso umanitario e rilascino tutti gli ostaggi. Anche le guerre hanno delle regole. I civili devono essere protetti – soprattutto i bambini – e si deve fare tutto il possibile per risparmiarli in ogni circostanza”.

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Anche in Cisgiordania si è registrata un’allarmante impennata di vittime, con quasi un centinaio di palestinesi che avrebbero perso la vita, tra cui 28 bambini, e almeno 160 bambini che avrebbero riportato ferite. Anche prima dei tragici eventi del 7 ottobre 2023, i bambini della Cisgiordania erano già alle prese con i più alti livelli di violenza legati al conflitto degli ultimi vent’anni, con la perdita di 41 bambini palestinesi e di sei bambini israeliani fino a quest’anno.

“La situazione nella Striscia di Gaza è una macchia crescente sulla nostra coscienza collettiva. Il tasso di morti e feriti tra i bambini è semplicemente sconcertante”, ha dichiarato Khodr. “Ancora più spaventoso è il fatto che se non si allentano le tensioni e se non si autorizzano gli aiuti umanitari, compresi cibo, acqua, forniture mediche e carburante, il numero di morti giornaliero continuerà a salire”.

Il carburante è di fondamentale importanza per il funzionamento di strutture essenziali come ospedali, impianti di desalinizzazione e stazioni di pompaggio dell’acqua. Le unità di terapia intensiva neonatale ospitano oltre 100 neonati, alcuni dei quali sono in incubatrice e si affidano alla ventilazione meccanica, rendendo l’alimentazione elettrica ininterrotta una questione di vita o di morte.

L’intera popolazione della Striscia di Gaza, che comprende quasi 2,3 milioni di persone, si trova ad affrontare una grave e pressante mancanza d’acqua, che comporta gravi conseguenze per i bambini, circa il 50% della popolazione. La maggior parte dei sistemi idrici è stata gravemente colpita o resa non operativa a causa di una combinazione di fattori, tra cui la mancanza di carburante e i danni alle infrastrutture vitali di produzione, trattamento e distribuzione.Attualmente, la capacità di produzione idrica è pari ad appena il 5% della produzione giornaliera abituale. 

I gruppi di popolazione più vulnerabili ricorrono a fonti di acqua non potabile, tra cui l’acqua ad alta salinità e di qualità salmastra proveniente dai pozzi agricoli. Ad aggravare il problema, i cinque impianti di trattamento delle acque reflue di Gaza hanno cessato le operazioni, principalmente a causa della mancanza di carburante, con conseguente scarico in mare di oltre 120.000 metri cubi di acque reflue.

“I video dei bambini salvati da sotto le macerie, feriti e in difficoltà, mentre tremano negli ospedali in attesa di cure, mostrano l’immenso orrore che questi bambini stanno sopportando. Ma senza accesso umanitario, le morti causate dagli attacchi potrebbero essere la punta dell’iceberg”, ha detto Khodr. “Il bilancio delle vittime aumenterà in modo esponenziale se le incubatrici cominceranno a non funzionare, se gli ospedali saranno al buio, se i bambini continueranno a bere acqua non sicura e non avranno accesso alle medicine quando si ammaleranno”.

Per rispondere alla terribile situazione dei bambini nella Striscia di Gaza, l’Unicef chiede:

  • Un immediato cessate il fuoco umanitario.
  • Tutti i valichi di accesso a Gaza devono essere aperti per un accesso sicuro, sostenuto e senza ostacoli agli aiuti umanitari, compresi acqua, cibo, forniture mediche e carburante.
  • I casi medici urgenti a Gaza devono poter uscire o ricevere servizi sanitari critici.
  • Rispetto e protezione delle infrastrutture civili, come rifugi e scuole, e delle strutture sanitarie, elettriche, idriche e igieniche, per prevenire la perdita di vite civili e di bambini, l’insorgere di malattie e per fornire assistenza ai malati e ai feriti.
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