Gli intellettuali di sinistra israeliani: "Molti progressisti non hanno capito la follia criminale di Hamas"
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Gli intellettuali di sinistra israeliani: "Molti progressisti non hanno capito la follia criminale di Hamas"

Più di 60 intellettuali israeliani e attivisti per la pace con una lettera aperta cui esprimono profonda delusione per la "risposta inadeguata" dei progressisti americani ed europei al massacro perpetuato dai terroristi di Hamas contro i civili israelia

Gli intellettuali di sinistra israeliani: "Molti progressisti non hanno capito la follia criminale di Hamas"
Il funerale della famiglie Kotz s Gan Yavne, Israele
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17 Ottobre 2023 - 22.04


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Più di 60 intellettuali israeliani e attivisti per la pace hanno pubblicato domenica una lettera aperta in cui esprimono la loro profonda delusione per la “risposta inadeguata” dei progressisti americani ed europei al massacro perpetuato dai terroristi di Hamas contro i civili israeliani.

“Con nostra costernazione, alcuni elementi della sinistra globale, individui che finora erano nostri partner politici, hanno reagito con indifferenza a questi eventi orribili e talvolta hanno persino giustificato le azioni di Hamas”, si legge nella lettera.

“Alcuni si sono rifiutati di condannare la violenza, sostenendo che gli estranei non hanno il diritto di giudicare le azioni degli oppressi. Altri hanno minimizzato le sofferenze e i traumi, sostenendo che la società israeliana si è portata addosso questa tragedia. Altri ancora si sono messi al riparo dallo shock morale attraverso paragoni storici e razionalizzazioni. E c’è anche chi – e non è poco – per il quale il giorno più buio della storia della nostra società è stato motivo di festa”. Tra i firmatari figurano ebrei e arabi, accademici e scrittori e tre ex membri della Knesset appartenenti a partiti di sinistra. Tra i nomi più importanti allegati alla lettera ci sono quelli della prof.ssa Eva IIllouz della Scuola di Studi Avanzati in Scienze Sociali di Parigi; Adam Raz, storico e attivista per i diritti umani; Mossi Raz, ex parlamentare del partito di sinistra Meretz; il prof. Aviad Kleinberg, presidente del Ruppin Academic Center; Alon-Lee Green, co-direttore di Standing Together, un’organizzazione che promuove la società condivisa tra ebrei e arabi; Odeh Bisharat, autrice ed editorialista di Haaretz; la dott.ssa Yael Sternhell, docente di storia all’Università di Tel Aviv; e Vered Livneh, ex direttore esecutivo dell’Associazione per i diritti civili in Israele. “In questo momento, più che mai, abbiamo bisogno del sostegno e della solidarietà della sinistra globale, sotto forma di un appello inequivocabile contro la violenza indiscriminata nei confronti dei civili di entrambe le parti”, si legge nella lettera. La scorsa settimana, diverse importanti università americane – tra cui Harvard, Columbia e Stanford – sono state aspramente criticate per aver tollerato manifestazioni di solidarietà con Hamas nei loro campus. Le reazioni al brutale attacco di Hamas contro Israele hanno messo in luce negli ultimi giorni una crescente spaccatura all’interno della sinistra politica. “Non avremmo mai immaginato che individui di sinistra, sostenitori dell’uguaglianza, della libertà, della giustizia e del benessere, avrebbero rivelato una così estrema insensibilità morale e incoscienza politica”, hanno scritto nella lettera gli intellettuali e i pacifisti israeliani. Notando che Hamas è un’organizzazione teocratica e repressiva che si oppone alla pace, all’uguaglianza e ad ogni altro valore universale sostenuto dalla sinistra, la lettera afferma che “l’inclinazione di alcuni esponenti della sinistra a reagire in modo positivo alle sue azioni è assolutamente assurda”. “Non c’è giustificazione per gli spari ai civili nelle loro case; non c’è razionalizzazione per l’uccisione di bambini di fronte ai loro genitori; non c’è ragione per la persecuzione e l’esecuzione dei partecipanti alle feste”, continua la lettera. “Legittimare o scusare queste azioni equivale a tradire i principi fondamentali della politica di sinistra”.

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Una risposta indiretta

Finché non si riprende quel percorso fallito, ma che è l’unico possibile, della sicurezza in cambio di terra e finché non si riprende l’ispirazione dei vari accordi di Oslo non ci sarà mai una soluzione nel conflitto israelo-palestinese e periodicamente la guerra esploderà. Gli unici soggetti in grado di far riprendere la strada della trattativa sono gli Usa, ma non c’è una volontà, né una linea di realpolitik americana in questo senso”. Così a Uno, Nessuno, 100Milan, su Radio24, il filosofo Massimo Cacciari critica il ruolo degli Usa nella tragica situazione in Medioriente, auspicando al contempo che l’attuale leadership americana intervenga in quello che lui definisce “disordine globale”.

E aggiunge: “È interesse vitale per gli Usa, oltre che per l’Europa e per tutto l’Occidente, lavorare per una via d’uscita, visto che ormai la sicurezza dell’Europa dipende in toto dagli Usa. Come fanno gli Usa a non capire che non possono logorarsi tenendo insieme 3 fronti cruciali aperti? – spiega – C’è il fronte con un vecchio impero ormai chiaramente in decadenza, cioè la Russia. C’è il fronte mediorientale e poi, in prospettiva, il fronte fondamentale della Cina. Come fanno gli Usa a non pensare di risolverne almeno due, ovvero quello russo e mediorientale?”.

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Altrettanto sferzante è il giudizio di Cacciari sull’attuale presidente americano e sul suo predecessore: “Come si può pensare che una situazione tragica di questo genere possa essere affrontata dai Biden e dai Trump? C’è ormai una insufficienza drammatica anche nella leadership americana, è una questione chiara come il sole. Ripeto, è interesse degli Usa, dell’Occidente e anche di Israele concludere questa vicenda. Non è possibile tenere aperta la questione palestinese in questi termini, perché prima o poi destabilizzerà nuovamente il Medioriente”.

E rincara: “Qualche volta mi chiedo: ma questi politici americani ed europei hanno mai girato per un’ora in incognito e senza scorta per i paesi arabi? Hanno per caso visto che c’è un odio totale di quelle popolazioni nei nostri confronti e in quelli di Israele in primis? Ma come è possibile tenere ancora in piedi una situazione di questo genere? – continua – È evidente che qui abbiamo una mina micidiale che va disinnescata per l’interesse delle democrazie occidentali. Non possiamo continuare con questa situazione, che va chiusa. Non possiamo più permetterci i Netanyahu, lo vogliamo capire o no?”

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Cacciari cita infine Zeev Sternhell, storico israeliano dell’Università ebraica di Gerusalemme, uno dei massimi esperti di fascismo e militante del movimento pacifista Peace Now, da sempre critico con le politiche di Israele: “Soltanto un malato di mente può pensare di risolvere la situazione con le occupazioni. Solo una mente malata può sperare che l’occupazione possa portare alla pace”.

*Il testo di un appello dei pacifisti israeliani diffuso dai cooperanti italiani

“Noi, cittadini di Israele, siamo preoccupati per il rapido deterioramento delle condizioni dei palestinesi nella Cisgiordania e nella striscia di Gaza. L’occupazione israeliana è diventata insopportabile per i palestinesi a Gaza e Cisgiordania. Mentre condanniamo gli atti di terrore contro i civili, consideriamo legittima la rivolta palestinese contro l’occupazione coloniale. Anche se tra le vittime di questa rivolta vi sono molti israeliani innocenti, consideriamo che non possa esserci simmetria militare tra occupanti e occupati. L’occupazione stessa è moralmente e politicamente sbagliata. L’esercito israeliano ha usato armi letali contro manifestanti disarmati uccidendo piú di 400 palestinesi. Il controllo israeliano in Cisgiordania ha diviso il territorio in ghetti isolati, danneggiato l’attività economica palestinese, interrotto i servizi sanitari di emergenza, i trasporti e l’educazione. Israele agisce come un potere supremo che ha abbandonato ogni responsabilità  legale e morale di protezione dei palestinesi sotto la sua giurisdizione. Riconosciamo la complessità di una situazione in cui è difficile distinguere tra atti di resistenza e di terrorismo. Ma ciò non può diminuire la nostra responsabilità né farci tacere. È nostro obbligo morale come israeliani esprimere solidarietà con la lotta dei palestinesi per la libertà, e fare il possibile per proteggere la popolazione nei territori occupati. Sollecitiamo cittadini del mondo ad alzare con noi la voce contro l’occupazione e l’oppressione. Chiediamo un intervento internazionale per mettere fine al massacro”. 

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