Luiz Inacio Lula da Silva fa una parziale marcia indietro dopo la dichiarazione che aveva sollevato molte critiche (“Se Putin verrà in Brasile al G20 non verrà arrestati”), e delega alla magistratura la decisione finale. «Se Putin deciderà di venire in Brasile, a decidere se arrestarlo o meno sarà il Dipartimento di Giustizia, non il governo o il Congresso Nazionale».
Putin ha saltato i recenti incontri internazionali e ha inviato il suo ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, a Nuova Delhi per il summit del G20 che si à concluso ieri, anche se l’India non è tra i Paesi firmatari della Cpi.
A marzo, la Corte penale internazionale ha annunciato un mandato di arresto per Putin con l’accusa di crimine di guerra per aver deportato illegalmente bambini ucraini. Da parte sua, il Cremlino nega le accuse, insistendo che il mandato contro Putin è «nullo».
Il prossimo vertice è previsto per il novembre 2024 a Rio de Janeiro e Lula si è augurato «che per allora la guerra sia finita». Ma il presidente brasiliano ha anche messo in discussione l’adesione del Brasile al tribunale per i crimini di guerra, sottolineando che «i Paesi emergenti spesso firmano cose che sono dannose per loro». E poi: «Voglio sapere perché noi siamo membri ma non gli Stati Uniti, né la Russia, né l’India, né la Cina», ha affermato. «Non sto dicendo che lascerò il tribunale, voglio solo sapere perché il Brasile è un firmatario», ha aggiunto.