Bolsonaro fuori dalla politica: parte la 'caccia' ai 58 milioni di voti che ha preso alle presidenziali
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Bolsonaro fuori dalla politica: parte la 'caccia' ai 58 milioni di voti che ha preso alle presidenziali

Il Tribunale Superiore Elettorale ha condannato Bolsonaro per abuso di potere e uso distorto dei media, punendolo per aver "minacciato la democrazia" attraverso un "flirt pericoloso col golpismo"

Bolsonaro fuori dalla politica: parte la 'caccia' ai 58 milioni di voti che ha preso alle presidenziali
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2 Luglio 2023 - 09.40


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La recente esclusione forzata del leader ultraconservatore Jair Bolsonaro dalle dispute elettorali fino al 2030 apre nuovi scenari nel panorama politico della destra brasiliana in vista delle elezioni presidenziali del 2026. Ciò ha spinto a riconsiderare il ruolo dell’ex capo di Stato, che, nonostante la sua notevole ricchezza personale di 58 milioni, si trova anche ad affrontare lo stigma politico dell’ineleggibilità.

Il Tribunale Superiore Elettorale ha condannato Bolsonaro per abuso di potere e uso distorto dei media, punendolo per aver “minacciato la democrazia” attraverso un “flirt pericoloso col golpismo”. Questo verdetto ha contribuito a delineare l’identikit di Bolsonaro come un “architetto del caos”, al comando di una “macchina dell’odio”.

Tuttavia, secondo l’ex presidente, queste accuse non sono altro che fango. Egli considera questa condanna come una macelleria politica, frutto di un Paese che si sta dirigendo “verso la strada della dittatura”. Bolsonaro ha descritto il clima politico come così violento da dissuadere sua “inesperta” moglie Michelle dal scendere in campo, nonostante il suo post di sostegno sui social media in vista delle prossime elezioni presidenziali.

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Nonostante tutto ciò, il “Trump dei tropici” intende sfruttare questo scenario per rinvigorire il sostegno dei suoi sostenitori. Nel corso dei mesi, la strategia del leader, secondo gli osservatori, consisterà nel dipingersi sempre più come una vittima del sistema e sfruttare la sua condanna e altri problemi giudiziari imminenti per guadagnarsi nuovi consensi. Tra le numerose inchieste che coinvolgono Bolsonaro, vi sono accuse di aver istigato gli attacchi ai Palazzi della democrazia avvenuti l’8 gennaio, falsificazione dei suoi certificati Covid e ricezione di gioielli in regalo da parte dei sauditi, solo per citarne alcune.

Anche il Partito Liberale ha progetti per l’ex capo di Stato, poiché Bolsonaro è determinato a rimanere attivo in politica “al cento per cento”. Il partito intende sfruttare appieno l’eredità dei 58 milioni di voti ottenuti da Bolsonaro al ballottaggio del 2022, in cui è stato sconfitto per un soffio da Lula da Silva. Mentre i partiti di centro sembrano prendere le distanze dall’ex capitano e cercare compromessi e posti di potere nell’esecutivo di Lula, il Partito Liberale sta già pianificando un ruolo di primo piano per Bolsonaro come leader politico, che gli consenta di stabilire alleanze e candidature.

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Tra i possibili candidati della destra, i nomi che emergono includono i governatori degli stati di San Paolo, Tarcisio de Freitas; Minas Gerais, Romeu Zema; e Parana, Ratinho Jr; oltre all’ex ministra dell’Agricoltura Tereza Cristina, gradita allo zoccolo duro conservatore dell’agribusiness.

Più in particolare, Tarcisio, alla guida dello stato più ricco e popoloso del Paese, è in pole position. Ma sarà la tappa delle amministrative del 2024, il prossimo banco di prova, per capire dove sia veramente diretto il bolsonarismo.

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