Palestina, l'esercito israeliano fa guerra alle Ong
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Palestina, l'esercito israeliano fa guerra alle Ong

Nessuna prova è stata fornita dal Governo israeliano a sostegno della designazione delle sei ONG quali organizzazioni terroristiche, nonostante le ripetute richieste espresse sia dalle Ong stesse che da numerosi Governi e istituzioni internazionali.

Palestina, l'esercito israeliano fa guerra alle Ong
Un ragazzo sventola la bandiera della Palestina
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19 Agosto 2022 - 14.44


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di Umberto De Giovannangeli

Globalist ne ha scritto a più riprese, dando voce alla protesta, interna ed esterna a Israele, nei confronti di una delle azioni più riprovevoli nella riprovevole pratica che caratterizza il regime di apartheid instaurato da Israele nei Territori palestinesi occupati: la criminalizzazione delle Ong.

Una denuncia puntuale, una richiesta da esaudire

“Le Organizzazioni, Reti e Piattaforma firmatarie di questo appello, sollecitate dalle organizzazioni italiane operanti in Palestina, esprimono condanna e grande preoccupazione per il gravissimo atto di violenzaavvenuto nella mattina del  18 agosto, che ha visto l’esercito israeliano fare irruzione negli uffici delle sei Ong palestinesi (Al-Haq, Bisan Center for Research and Development, Defence for Children International-Palestine, the Union of Agricultural Work Committees e la Union of Palestinian Women’s Committees) designate dal Ministero della Difesa israeliano quali organizzazioni terroristiche il 19 ottobre 2021 e, successivamente, dal Comandante Militare il 3 novembre 2021.

I militari hanno sequestrato computer e materiale e sigillato le porte dei sei uffici, tutti situati a Ramallah, affiggendovi un ordine di chiusura permanente, firmato dal Comandante dell’Esercito Israeliano in Cisgiordania. Il provvedimento afferma che negli uffici di queste organizzazioni vengono svolte attività illegali.

In questi mesi, nessuna prova è stata fornita dal Governo israeliano a sostegno della designazione delle sei ONG quali organizzazioni terroristiche, nonostante le ripetute richieste espresse sia dalle Ong stesse che da numerosi Governi e istituzioni internazionali.

Anche il Governo italiano, insieme ad altri otto governi di Paesi membri della Unione Europea, ha pubblicamente dichiarato che, in assenza di prove concrete, la solida collaborazione con sei organizzazioni che da decenni sono impegnate ad altissimo livello per la difesa e la promozione dei diritti umani nel Territorio Palestinese Occupato sarebbe continuata.

Riteniamo che gli avvenimenti di questa mattina (ieri, ndr) siano un affronto da parte del Governo di Israele e una reazione inaccettabile alle legittime prese di posizione dei nove governi europei, che peraltro sono del tutto simili a quelle adottate dagli stessi Stati e dall’Unione Europea in passato in situazioni analoghe di mancato rispetto degli standard internazionali di protezione dei diritti umani.

L’attacco a chi difende e promuove il rispetto dei diritti umani delegittima l’utilizzo dei mezzi pacifici e legali per la risoluzione del conflitto, di fatto rafforzando le posizioni più estremiste in un momento di preoccupante escalation di violenza, che lascia la popolazione civile su entrambi i fronti ulteriormente vulnerabile.

Nel riaffermare con forza il sostegno a fianco delle sei Ong palestinesi e la estrema preoccupazione per l’incolumità di colleghi e colleghe che vi lavorano, le organizzazioni firmatarie di questo comunicato chiedono un intervento immediato del Governo italiano, che preveda: La Convocazione immediata dei rappresentanti delle Autorità Diplomatiche israeliane perché riferiscano sul caso. La reiterazione dell’impegno pubblicamente espresso lo scorso 12 luglio a continuare a sostenere le sei Ong palestinesi, e le Ong italiane che vi collaborano, anche attraverso finanziamenti della Cooperazione Italiana.

La denuncia di questi fatti come parte della politica di Israele volta ad imbavagliare la società civile palestinese, ad utilizzare le misure antiterrorismo in modo arbitrario e strumentale, al solo scopo di silenziare il dissenso e ostacolare l’azione dei difensori dei diritti umani e ad intimidire la popolazione, con il risultato di negare l’esercizio del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione. Tale denuncia, e la richiesta ufficiale di recedere da questi abusi, rientra negli obblighi che il diritto internazionale pone in capo agli Stati terzi a fronte della violazione di norme imperative, come nel caso di specie Una presa di posizione chiara e misure concrete da parte del Governo italiano e della Unione Europea mirate a indurre Israele a porre fine alle pratiche discriminatorie e di oppressione che, come denunciato anche da Amnesty International e dalla Ong israeliana B’Tselem  costituiscono un sistema di apartheid contro la popolazione palestinese tutta nel Territorio Occupato e in Israele”.

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 Firmato: AOI – CINI-Link 2007 – Piattaforma delle Ong italiane in Mediterraneo e Medio Oriente – Amnesty International Italia – Assopace Palestina – Rete Italiana Pace e Disarmo.

Scriveva a giugno  Haaretz: “Sono passati otto mesi da quando il governo ha messo fuori legge sei organizzazioni della società civile in Cisgiordania come organizzazioni terroristiche. Questo avrebbe dovuto essere il tempo sufficiente per Israele per fornire prove che giustificassero la misura estrema del Ministro della Difesa Benny Gantz – che si addice a una dittatura militare, non a una democrazia. Ma durante questo periodo, dicono i diplomatici, Israele non ha presentato agli Stati europei prove sufficienti per dimostrare che queste organizzazioni hanno convogliato fondi al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, come sostenuto da Israele – un’accusa che le organizzazioni negano.

“Ci sono state fornite delle prove e non le abbiamo trovate abbastanza convincenti”, ha detto un diplomatico. Un altro ha detto che i funzionari della maggior parte degli Stati ritengono che le prove presentate da Israele “non soddisfano la soglia richiesta di prova del trasferimento di fondi”. Il ministro belga per la cooperazione allo sviluppo ha dichiarato a maggio che il governo di Bruxelles ha esaminato la questione e non ha trovato prove che confermino le affermazioni di Israele sulle organizzazioni che il Belgio sostiene. A dicembre, la Danimarca ha dichiarato di non aver ricevuto prove a sostegno delle affermazioni di Israele. In assenza di prove sufficienti, ad aprile gli esperti delle Nazioni Unite hanno chiesto la ripresa dei pagamenti all’organizzazione che erano stati sospesi a causa delle accuse di Israele. Inoltre, non si prevede che l’Ufficio antifrode della Commissione europea, Olaf, apra un’indagine sulle organizzazioni dopo l’inchiesta iniziale.

Le Ong classificate come organizzazioni terroristiche sono Addameer, che fornisce assistenza legale ai prigionieri palestinesi, raccoglie dati sui detenuti amministrativi e si oppone alla tortura; Al-Haq, che documenta le violazioni dei diritti umani dei palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza; Defense for Children International-Palestine, che monitora l’uccisione di bambini e la situazione dei minori arrestati; l’Unione dei Comitati per il Lavoro Agricolo, che aiuta i contadini palestinesi; l’Unione dei Comitati Femminili Palestinesi; e il Bisan Center for Research & Development. Sono tutte organizzazioni per i diritti umani serie e di lunga data, conosciute a livello internazionale. Metterle fuori legge è stata un’escalation nella battaglia di Israele contro gli oppositori dell’occupazione, una battaglia che richiede la distruzione della distinzione tra la lotta legittima e quella violenta.

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È disgustoso che questa misura sia stata promulgata dal governo del cambiamento, presumibilmente un governo che ha promesso di proteggere la democrazia. Il minimo che ci si potrebbe aspettare da Israele dopo una mossa così aberrante è di fornire alle organizzazioni in questione le prove fondamentali della dichiarazione. Israele non l’ha fatto, sostenendo che la decisione era basata su informazioni riservate. La mancanza di trasparenza non lascia altra scelta che concludere che si tratta di una persecuzione politica e di un tentativo di mettere a tacere gli oppositori dell’occupazione. Invece di trincerarsi nella sua posizione e fare ulteriori danni, sarebbe meglio che Gantz rimuovesse immediatamente questi gruppi dalla lista delle organizzazioni terroristiche”.

Così l’editoriale del quotidiano progressista di Tel Aviv.

“A fianco di chi aiuta i più indifesi”.

L’altro contributo che Gloabalist ripropone è quello di Moria Shlomot, avvocato, direttrice esecutiva di Parents Against Child Detention.

Scrive, sempre su Haaretz, Shlomot: “Come molte persone in Israele e all’estero, e come l’amministrazione del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, sono rimasto scioccato dalla dichiarazione del Ministro della Difesa Benny Gantz  che designa sei Ong della società civile palestinese – indiscutibilmente organizzazioni per i diritti umani – come organizzazioni terroristiche.

Tra queste “organizzazioni terroristiche”, secondo il ministro della Difesa, ci sono Al-Haq, una pluripremiata organizzazione per i diritti umani con una reputazione internazionale di alto profilo; la sezione palestinese di Defense for Children International, che protegge i diritti dei minori palestinesi; e Addameer Prisoner Support and Human Rights Association, che difende i prigionieri di sicurezza palestinesi e i detenuti rinchiusi nelle carceri e nei centri di detenzione sia israeliani che palestinesi. Sono lieto di dire che queste importanti e preziose organizzazioni hanno molti sostenitori.

Spero che molti ritengano, come me, che questa mossa sia stata un passo eccessivo anche per coloro che preferiscono avere un approccio indulgente nei confronti delle azioni del nuovo “governo del cambiamento” di Israele. Sono a conoscenza dell’importante e significativo lavoro del Dcip, e in particolare della sua preoccupazione per il benessere dei bambini arrestati da Israele, in particolare rappresentandoli davanti alla procura militare, sostenendoli durante i procedimenti giudiziari e fornendo assistenza diretta e indiretta dopo il loro rilascio dalla detenzione nelle carceri israeliane. Per questo motivo ritengo che designare questa quasi santa Ong come organizzazione terroristica sia come dichiarare il Consiglio Nazionale per l’Infanzia di Israele una filiale di al Qaeda, o affermare che fuori è buio a mezzogiorno: una follia intollerabile e imperdonabile.

Secondo il poco materiale divulgato su cui si basa la dichiarazione per designare Defense for Children International-Palestine come organizzazione terroristica, si sostiene che l’organizzazione guida la campagna per accusare Israele di maltrattare i minori palestinesi detenuti. Ebbene, il fatto è che Israele maltratta i minori palestinesi detenuti. Migliaia di minori palestinesi sono detenuti ogni anno con tecniche e metodi che costituiscono una violazione fondamentale dei loro diritti (dall’irruzione nelle loro case nel cuore della notte, all’ammanettamento, alla bendatura, alla negazione dell’assistenza legale prima dell’interrogatorio, fino alle minacce, all’umiliazione e all’uso della violenza durante gli interrogatori).

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Sì, Israele abusa dei minori, delle loro famiglie e di intere comunità. Se chi fa questa affermazione è un terrorista, allora io sono un fiero terrorista. Nell’ambito della nostra attività di Genitori contro la detenzione dei bambini, denunciamo queste pratiche in modo che ogni genitore, ogni fratello, sorella, zio o nonna sappia che questi abusi vengono perpetrati a nome di tutti noi, giorno dopo giorno e notte dopo notte, contro molti bambini palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.

Conosciamo i dati e i rapporti del Dcip e ci affidiamo ad essi e ai rapporti di altre organizzazioni. Conosciamo e apprezziamo il lavoro dei coraggiosi membri di Defense for Children International-Palestine, lo sosteniamo, ci affidiamo alle informazioni credibili da essa pubblicate e speriamo che l’organizzazione abbia accesso a numerose risorse per espandere ulteriormente la sua attività.

Finora non abbiamo sentito alcun dettaglio da parte del Ministero della Difesa sulle ragioni concrete di questo drammatico annuncio, che cambia il volto della realtà sotto molti aspetti. Per questo motivo, con dolore e orrore, mi affido al comunicato stampa della spregevole organizzazione Ong Monitor. Secondo la loro dichiarazione ai media, il Dcip ha formulato e promosso progetti di legge introdotti dalla rappresentante degli Stati Uniti Betty McCollum, democratica del Minnesota, che chiedono di “sanzionare gli aiuti militari degli Stati Uniti a Israele”.

 McCollum ha presentato una legge che impedirebbe alle forze di sicurezza israeliane di utilizzare i fondi degli aiuti militari statunitensi per detenere i bambini palestinesi. Non si tratterebbe di bloccare o ridurre gli aiuti, ma piuttosto di promettere ai contribuenti statunitensi che le loro tasse non saranno utilizzate per attività vietate dal diritto internazionale (Convenzione sui diritti del fanciullo) e dalla stessa legge israeliana (Legge sui giovani [Processo, punizione e trattamento]).

Viviamo in un mondo folle e sottosopra, se il terrorista è colui che protegge i diritti dei bambini, che lavora per loro e li salva da coloro che impongono loro un sistematico terrore politico.

 Non si rispetta e si sminuisce il termine “terrore”, che caratterizza le azioni che danneggiano arbitrariamente persone innocenti per portare avanti programmi politici. Ma c’è di più: C’è un vero e proprio disprezzo per la lotta genuina che deve essere adottata contro il terrore di qualsiasi tipo.

La dichiarazione di Gantz è come un premio alle organizzazioni terroristiche vere e proprie. È un colpo alla lotta nonviolenta dei palestinesi per la libertà e l’indipendenza. Se il Dcip è un’organizzazione terroristica, come dovremmo chiamare le milizie armate che fanno del male ai bambini? Come dovremmo chiamare le organizzazioni che negano ai bambini i loro diritti e mettono in pericolo il loro benessere e la loro sicurezza? Se il Dcip è un’organizzazione terroristica, come dovremmo chiamare le Forze di Difesa Israeliane?”.

Toc toc: c’è qualcuno che intende riportare questo tema, e rilanciare le richieste di cui sopra, nel dibattito politico-elettorale italiano? O si preferisce il silenzio. Un silenzio complice, connivente. Di cosa si ha paura? Di passare per “antisemita” perché si ha il coraggio e l’onestà intellettuale di denunciare abusi, violenze, crimini, compiuti contro un popolo sotto occupazione? 

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