Vertice Ue 'geopolitico'. Tra i grandi temi: l'adesione di Kiev all'Unione e...
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Vertice Ue 'geopolitico'. Tra i grandi temi: l'adesione di Kiev all'Unione e...

L’Ue si appresta a fare un passo storico, dando una prospettiva europea a tre Paesi che hanno sul proprio territorio truppe di occupazione russe

Vertice Ue 'geopolitico'. Tra i grandi temi: l'adesione di Kiev all'Unione e...
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23 Giugno 2022 - 09.11


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I capi di Stato e di governo si concentreranno su tre grandi temi, il primo dei quali sarà la concessione all’Ucraina e alla Moldavia dello status di Paesi candidati all’adesione all’Unione, concessione che dovrebbe essere “sostenuta da tutti i leader”, spiega un alto funzionario Ue. Alla Georgia, come proposto dalla Commissione, dovrebbe essere garantita una “prospettiva europea”, con il programma di tornare a valutare la concessione dello status di candidati dopo che Tbilisi avrà attuato una serie di riforme. La concessione dello status di candidati sarà accompagnata dalla richiesta alla Commissione di riportare al Consiglio su ogni passo del processo e sui progressi fatti dai Paesi.

Anche la presidente Ursula von der Leyen, parlando alla miniplenaria del Parlamento Europeo a Bruxelles, si è detta certa che i leader valideranno la proposta della Commissione, perché “la storia della nostra Unione è una storia di democrazie giovani che si fanno più forti unendosi. E’ la storia della rinascita della Germania dopo la guerra, la storia della Grecia, della Spagna e del Portogallo che si lasciano rapidamente alle spalle la dittatura a favore della democrazia”. L’Ue si appresta a fare un passo storico, dando una prospettiva europea a tre Paesi che hanno sul proprio territorio truppe di occupazione russe: l’Ucraina in Crimea, nell’est e nel sud, la Moldavia in Transnistria e la Georgia in Abkhazia e Ossezia del Sud. I leader ribadiranno il sostegno finanziario all’Ucraina, anche se sul pacchetto di 9 miliardi cui lavora la Commissione non si registra grande urgenza, visto che Kiev per ora disporrebbe di risorse a sufficienza per far funzionare lo Stato, anche stampando moneta. 

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Sono in corso riflessioni sulle tecnicità finanziarie, poiché si tratterebbe di garanzie fornite dagli Stati membri e non di un versamento cash: la Germania, per il suo ordinamento, fa meno fatica a versare un miliardo in contanti che a fornire una garanzia. Senza contare che nella coalizione a tre trovare un consenso tra Verdi e Liberali non è sempre semplicissimo. Verrà anche ribadito il sostegno militare all’Ucraina, anche se è in corso una riflessione tecnica sull’opportunità di continuare ad usare la European Peace Facility, le cui non infinite risorse sono state per quasi la metà assorbite dall’aiuto militare a Kiev. Non invece previsto questa volta, allo stato, un intervento in remoto del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Altro grande tema, i Balcani Occidentali e l’allargamento, che con questo Consiglio, dopo anni in cui aveva perso centralità, torna prepotentemente in primo piano. Ai Paesi della ex Jugoslavia e all’Albania sarà dedicato un summit ad hoc, domattina, cui parteciperanno anche i leader di Serbia, Albania e Macedonia del Nord, che avevano ventilato la possibilità di non recarsi a Bruxelles, dato che l’avvio dei negoziati di adesione degli ultimi due Paesi resta tuttora bloccato dal veto della Bulgaria a Skopje, con la quale ha cattivi rapporti per via della minoranza bulgara in Macedonia. 

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Con l’ok alla candidatura di Ucraina e Moldavia, provocato dalla guerra scatenata da Mosca, i Paesi dell’area balcanica che sono da tempo in fila temono di vedersi scavalcati: i leader Ue intendono rassicurarli, ribadendo la prospettiva europea dell’area (come ha detto Romano Prodi, “siamo seri, non si può pensare di lasciare la Serbia alla Russia”), anche se non è certo che si riuscirà a rimuovere il veto bulgaro in tempo per domani. Un compromesso dovrebbe però essere votato nei prossimi giorni e il veto di Sofia dovrebbe essere rimosso, in cambio, tra l’altro, dell’inserimento di garanzie per la minoranza bulgara in Macedonia nella Costituzione di quest’ultimo Paese. 

Bulgaria permettendo, dovrebbe essere sbloccato nei prossimi giorni l’avvio dei negoziati di adesione per Albania e Macedonia del Nord, con la convocazione di una conferenza intergovernativa. Per la Bosnia-Erzegovina si pensa ad una soluzione sulla falsariga della Georgia, con una prospettiva di candidatura a patto che vengano prima fatte una serie di riforme, anche se negli ultimi tempi la Repubblica ha fatto pochi progressi. I capi di Stato e di governo discuteranno anche di come rilanciare il processo dell’allargamento e soprattutto di come mantenere i Paesi che sono a qualche stadio del processo di adesione più legati all’Ue, dato che l’iter diventa “sempre più lungo”.

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Draghi sa bene che lasciare tutto al libero mercato, in un contesto quasi bellico, è controproducente, dato che la Russia può tagliare a sua discrezione le consegne di gas, come ha fatto Gazprom nei giorni scorsi, incassando comunque soldi, perché ad ogni annuncio di tagli delle consegne il prezzo del gas schizza in alto. Tuttavia, perché si faccia strada questa consapevolezza in tutta l’Ue occorrerà tempo, malgrado l’Italia, che su questo ha dalla sua la Francia, spinga perché si acceleri, perché l’inverno non è così lontano e i depositi vanno riempiti. Tra i leader Ue, però, c’è ancora oggi chi pensa che intervenire su un mercato già “perturbato” potrebbe creare ulteriori problemi, osserva un alto funzionario.

L’uso dell’energia come “arma” e anche la crisi alimentare scatenata dal blocco delle esportazioni cerealicole dell’Ucraina verranno discusse nell’Eurosummit. Su input dell’Italia, nelle conclusioni dovrebbe essere incluso un esplicito riferimento alle conclusioni del Consiglio Europeo del 30 e 31 maggio, che menzionavano il tetto al prezzo del gas. La Commissione dovrebbe presentare una sua posizione su questo tema nel prossimo futuro: alcuni Paesi, tra cui il nostro, premono perché questo avvenga prima della pausa estiva. Un eventuale accordo sul price cap al gas potrebbe comunque passare a livello di ministri, senza che ci sia bisogno di convocare un summit straordinario in luglio.

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