La guerra in Ucraina e le due G (gas e grano) che scuotono il mondo
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La guerra in Ucraina e le due G (gas e grano) che scuotono il mondo

Ma facciamo fatica a renderci conto che sull’Europa e sul mondo si stanno abbattendo, come le piaghe d’Egitto, le due G: gas e grano. Del gas

La guerra in Ucraina e le due G (gas e grano) che scuotono il mondo
Guerra e approvvigionamento di grano e gas
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

21 Giugno 2022 - 12.49


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Noi polemizziamo sulle armi. Ma facciamo fatica a renderci conto che sull’Europa e sul mondo si stanno abbattendo, come le piaghe d’Egitto, le due G: gas e grano. Del gas, Globalist ne ha scritto più volte. Ma la piaga principale è quella del Grano

“Le conseguenze della guerra stanno diventando pericolose non solo per l’Ucraina ma per il mondo: c’è il rischio di una grande carestia, specialmente in Africa. Noi sosteniamo lo sforzo dell’Onu e voglio ricordare che non sono le sanzioni europee che stanno creando questo problema, non ci sono ostacoli a comprare fertilizzanti o grano russo. Chiediamo alla Russia di sbloccare i porti”. Così si è espresso ieri l’alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell arrivando al consiglio affari esteri in Lussemburgo. “Sono certo che alla fine l’Onu troverà un accordo. Non si può immaginare che milioni di tonnellate di grano restino bloccate, e le persone muoiono di fame, altrimenti la Russia sarà ritenuta responsabile, non può usare la fame come arma”.

L’Ucraina ha avvertito che il suo raccolto di grano potrebbe ridursi di oltre il 40% quest’anno a causa dell’invasione russa. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che la sua nazione «farà tutto il possibile» per alleviare una crisi alimentare globale, ma ha bisogno di sicurezza affinché le navi granaie entrino nei suoi porti. Mentre gli sforzi internazionali per raggiungere un accordo vanno avanti, i raccolti stanno iniziando, ma i silos sono già carichi dei raccolti dell’anno scorso e non ancora distribuiti.

Il ricatto del grano

In un incontro alle Nazioni Unite il segretario all’Agricoltura Usa Tom Vilsack ha annunciato che il suo dipartimento e il ministero delle Politiche agrarie e dell’alimentazione dell’Ucraina stanno stipulando un protocollo d’intesa per migliorare il coordinamento tra i settori agricolo e alimentare dei due Paesi, costruendo una partnership strategica per affrontare la crisi del cibo su scala più ampia. «Da febbraio il mondo è stato testimone dell’ingiustificata invasione russa dell’Ucraina e dell’interruzione che sta causando alla produzione agricola, al commercio e, soprattutto, alla sicurezza alimentare», ha affermato Vilsack. Questo protocollo, ha aggiunto, «semplificherà la partnership strategica tra le nostre due Nazioni per migliorare la produttività, affrontare i problemi della catena di approvvigionamento e identificare le sfide per la sicurezza alimentare. È un importante passo avanti e ci consentirà di combattere meglio insieme l’insicurezza alimentare globale».

L’atteggiamento di Mosca sta seriamente minacciando l’economia ucraina, già provata per le distruzioni provocate dalla guerra, oltre che aggravando la crisi alimentare nel mondo. La Fao ritiene infatti che al mondo restino circa 10 settimane per trovare una soluzione, a quel punto dovrebbe iniziare il prossimo raccolto di grano e fino ad allora i silos dovrebbero essere svuotati.

La carenza di cibo e l’impennata dei prezzi rischiano inoltre di essere la miccia che può far scoppiare rivolte, disordini politici e migrazioni di massa da Africa, Medio Oriente e America centrale. Una situazione di estrema destabilizzazione che certamente non dispiacerebbe a Mosca.

Il blocco delle esportazioni di grano, infatti, scrive il Guardian, ha contribuito a quella che gli analisti hanno definito una “tempesta perfetta” per le forniture alimentari globali, in quanto gli agricoltori devono affrontare l’aumento dei costi del petrolio e dei fertilizzanti e l’effetto persistente delle restrizioni sul lavoro dovute al Covid-19.

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Un report illuminante

E’ quello de Il Post: “Ci sono varie accuse, piuttosto circostanziate, del fatto che la Russia starebbe provando a vendere all’estero il grano proveniente dalle zone dell’Ucraina che ha occupato. L’accusa arriva in primo luogo dagli Stati Uniti, che stando a un articolo del New York Timesh anno avvisato 14 altri Paesi, perlopiù africani, del fatto che tre navi merci russe stavano trasportando «grano ucraino rubato», ed è stata in un certo senso confermata da funzionari delle zone dell’Ucraina occupate dalla Russia: Yevgeny Balitsky, un ucraino nominato dalle forze russe nell’amministrazione della zona di Zaporizhzhia, ha detto che il grano della regione è stato caricato su treni merci diretti in Crimea e da lì trasportato in Medio Oriente. Parlando con la TV di stato russa ha detto che è stato venduto principalmente alla Turchia, senza dare ulteriori dettagli.

Già da mesi l’Ucraina accusa la Russia di aver rubato centinaia di migliaia di tonnellate di grano (circa 600mila). La Russia non ha mai detto ufficialmente cosa sta facendo con il grano ucraino, anche se un portavoce delle forze russe di occupazione della Crimea, Oleg Kryuchkov, ha detto all’agenzia di stampa statale russa RIA Novosti che 11 vagoni carichi di grano sono arrivati da Melitopol, una città della regione di Zaporizhzhia.

La situazione del grano è uno degli aspetti della guerra in Ucraina che potrebbero avere maggiori ripercussioni a livello internazionale: nel 2020 l’Ucraina è stato il quinto Paese al mondo per esportazioni di grano,  i Paesi che ne sono maggiormente dipendenti sono in Africa e in Medio Oriente e potrebbero trovarsi 

Ad affrontare una grave crisi alimentare a causa della guerra.. La marina russa blocca i porti dell’Ucraina sul mar Nero e la Russia non è disposta a permettere la creazione di corridoi per le esportazioni se prima l’Ucraina non toglierà tutte le mine che ha messo a protezione dei porti per evitare un’invasione russa via mare.

Secondo quanto riportato dal New York Times, a metà maggio il dipartimento di Stato americano avrebbe diffuso un’allerta sulle tre navi cariche di «grano rubato», suggerendo dunque di non acquistarlo. Per molti paesi africani, dove il prezzo del grano è salito del 23 per cento nell’ultimo anno secondo le Nazioni Unite, l’arrivo di queste risorse implica di scegliere se beneficiare di quello che potrebbe essere un crimine di guerra e contemporaneamente contravvenire al suggerimento di un potente Paese occidentale, oppure rifiutare una importante fonte di cibo a basso costo in un momento di emergenza. Prima della guerra il grano russo e quello ucraino sopperivano a circa il 40 per cento della domanda africana”.

Così Il Post.

Quali soni i Paesi più dipendenti dal grano di Russia e Ucraina

Una cinquantina di nazioni del mondo dipendono dalla Russia e dall’Ucraina per il loro approvvigionamento alimentare, in particolare per gli oli di mais e girasole. La maggior parte di questi sono paesi poveri e dipendenti dalle importazioni in Asia e Africa. Ma quali sono i Paesi che nei prossimi mesi avranno maggiori difficoltà ad approvvigionarsi di cibo? Il primo è l’Egitto, che importa dalla Russia e dall’Ucraina 4,4miliardi di dollari di grano. Seguono i Paesi dell’Africa Subsahariana con 2,2, la Turchia con 1,9 e i Paesi di Medio Oriente e nord Africa con 1,6. A soffrire saranno però anche Pakistan, Bangladesh, Indonesia e Libano

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Secondo il World Food Program in Africa orientale, dove grano e prodotti a base di grano rappresentano un terzo del consumo medio di cereali, il 90% delle importazioni proviene da Russia e Ucraina. Non è difficile immaginare quali potranno essere le conseguenze per questi Stati in termini di accesso al cibo.

L’effetto guerra sui prezzi del grano

Salgono del 36% negli ultimi tre mesi i prezzi del grano anche per effetto delle speculazioni e dei saccheggi nei territori occupati in Ucraina che riducono le scorte e aggravano l’allarme fame, con un effetto domino sui Paesi in crisi alimentare. E’ il bilancio tracciato dalla Coldiretti sull’impatto dell’aumento dei prezzi dall’inizio del conflitto al Chicago Board of Trade, in riferimento alle accuse di furti di grano ucraino da parte della Russia. 

Un duro colpo per l’economia dell’Ucraina dove il raccolto di grano è stimato quest’anno pari a 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno rispetto ai 33 milioni di tonnellate previsti mentre in controtendenza – sottolinea la Coldiretti – sale la disponibilità in Russia dove la produzione aumenta del 2,6% per raggiungere 84,7 milioni di tonnellate delle quali circa la metà destinate all’esportazioni (37-39 milioni di tonnellate). Le esportazioni di cereali dalla Federazione Russa nell’anno agricolo 2020-2021 ammontavano a 49 milioni di tonnellate, di cui 38,4 milioni di tonnellate di grano.

Il controllo delle scorte alimentari – continua la Coldiretti – rischia di sconvolgere gli equilibri geopolitici mondiali con Paesi come Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran che acquistano più del 60% del proprio grano da Russia e Ucraina ma anche Libano, Tunisia Yemen, e Libia e Pakistan sono fortemente dipendenti dalle forniture dei due Paesi.

Una situazione che riguarda direttamente anche l’Unione Europea nel suo insieme dove il livello di autosufficienza della produzione comunitaria varia dall’ 82% per il grano duro destinato alla pasta al 93% per i mais destinato all’alimentazione animale fino al 142% per quello tenero destinato alla panificazione secondo l’ultimo outlook della Commissione Europea che evidenzia l’importanza di investire sull’agricoltura per ridurre la dipendenza dall’estero e sottrarsi ai ricatti alimentari.

Ma “quello che avete visto finora è niente rispetto a ciò che vedrete se non si sblocca la situazione”, avverte in una recente intervista a Repubblica Pierre Vauthier, l’esperto in “disaster risk management” che la Fao ha inviato in Ucraina per combattere la crisi alimentare che terrorizza il pianeta. “Non parlo solo dei porti ma di semine e raccolti resi impossibili dalla battaglia, fertilizzanti russi che mancano e bisogna sostituire, mancato accesso al credito agricolo, macchinari requisiti dallo stato maggiore per prendere i pezzi di ricambio, officine dove ieri si riparavano i trattori e oggi i carri armati. È tutto stravolto”.

Per questo si cerca una soluzione, e in poco tempo. Anche perché , è ancora Vauthier a parlare, “il grano non è eterno, si deteriora, perde valore nutritivo ed economico. Sono già mesi che è fermo nei silos. Stiamo architettando ogni possibile soluzione: riattivare una serie di vecchi mulini e trasformarlo in farina, che almeno dura di più, ma soprattutto vorremmo farlo partire. Il treno è una soluzione insufficiente. Pensiamo a una carovana di migliaia di camion che lo porti oltre il confine rumeno, dove imbarcarlo su chiatte che raggiungono con una rete di canali il delta del Danubio”.

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Il grido d’allarme dell’Unicef

 “Se il mondo non allarga il suo sguardo dalla guerra in Ucraina e non agisce immediatamente, nel Corno d’Africa si verificherà un vertiginoso aumento di morti di bambini”, così Rania Dagash, Vice Direttore Regionale dell’organizzazione umanitaria per l’Africa orientale e meridionale. A preoccupare l’Unicef la malnutrizione, e 4 stagioni senza piogge, che “hanno distrutto i raccolti ed il bestiame prosciugando le fonti d’acqua”. Ma è la crisi del grano ad esporre al rischio concreto di gravi conseguenze sui bambini del Corno d’Africa: “Solo la Somalia importava il 92% del grano da Russia e Ucraina ma le linee di approvvigionamento sono bloccate – aggiunge Rania Dagash – la guerra sta acuendo l’aumento vertiginoso dei prezzi globali di cibo e carburante: significa che molte persone in Etiopia, Kenya e Somalia non possono più permettersi i generi alimentari di base”.
 “Malnutrizione acuta grave per 1,7 milioni di bambini”
Sono circa 386.000 i bambini in Somalia ad avere un “bisogno disperato di cure salvavita per la malnutrizione acuta grave”. Un dato che supera i numeri della carestia del 2011, quando erano in 340.000 ad aver bisogno di cure: “In Etiopia, Kenya e Somalia oltre 1,7 milioni di bambini adesso, hanno urgente bisogno di cure per la malnutrizione acuta” , ha aggiunto ancora Dagash. “Anche i tassi di mortalità sono preoccupanti, tra febbraio e maggio, il numero di famiglie senza un accesso affidabile all’acqua pulita e sicura è quasi raddoppiato, passando da 5,6 milioni a 10,5 milioni”, ha detto Degash. E le tensioni globali riflesso del conflitto in Ucraina “si ripercuotono anche sulla nostra risposta. Il costo dell’alimento terapeutico salvavita che l’Unicef utilizza per curare i bambini colpiti da malnutrizione acuta grave si prevede aumenterà del 16% a livello globale nei prossimi sei mesi, il che significa che l’Unicef avrà bisogno di 12 milioni di dollari in più rispetto al previsto solo nel Corno d’Africa.” ha proseguito.

La comunità internazionale – guidata dal G7 che si riunirà in Germania a giugno – “deve impegnare nuovi e ulteriori fondi ora per salvare vite: l’attenzione all’Ucraina non può portare a trascurare altre crisi e ad aumentare le perdite di vite umane”. Vogliamo anche vedere i leader del G7 impegnarsi prima nelle future emergenze e investire nel lavoro di resilienza di lungo periodo – come programmi per la nutrizione, l’acqua, l’istruzione e l’assistenza in denaro”. Così Unicef.

Il ricatto del grano è davvero un crimine contro l’umanità. Soprattutto quella più povera, più debole. Metà del pianeta, almeno. Miliardi di persone. 

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