La Malesia è pronta ad abolire la pena di morte, almeno per gran parte dei reati per cui è prevista. Il ministero della Giustizia ha annunciato che il governo rivedrà le leggi del Codice penale che prevedono la pena di morte «obbligatoria» per sostituirla con «pene alternative», in modo che i giudici non saranno più obbligati a imporre questo genere di pena per alcune categorie di reati, tra cui quelli collegati alla droga.
L’annuncio, salutato con gioia dalle associazioni per i diritti umani, rivela anche quanta preoccupazione susciti il traffico di stupefacienti che qui come in molti altri paesi del Sud-est asiatico è punibile con le pene più severe.
La Malesia, come evidenzia la stampa internazionale, aveva annunciato la moratoria sulla pena di morte nel 2018, salvo poi non emendare le leggi che ne prevedono l’applicazione obbligatoria per i crimini più gravi, tra cui l’omicidio, gli atti di terrorismo e le violenze a sfondo sessuale. Per questo le organizzazioni per i diritti umani hanno annunciato «un cauto entusiasmo» per la mossa del governo, tra cui Human Rights Watch, che ha incoraggiato la riforma delle leggi.
Amnesty international nel suo ultimo report sulle esecuzioni nel mondo ha riferito che in Malesia il boia non è intervenuto neanche una volta nel 2021. Oltre 1.300 persone restano però nel braccio della morte, 925 delle quali condannate per crimini collegati alla droga.