Francia, Lazar: "La vittoria di Macron non è scontata, chi lo odia (a destra e sinistra) si potrebbe unire"
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Francia, Lazar: "La vittoria di Macron non è scontata, chi lo odia (a destra e sinistra) si potrebbe unire"

Alle elezioni presidenziali è in vantaggio Macron, ma il politologo Marc Lazar avverte: "L'estrema destra non è mai stata così alta. Diverse correnti si potrebbero aggregare"

Francia, Lazar: "La vittoria di Macron non è scontata, chi lo odia (a destra e sinistra) si potrebbe unire"
Marc Lazar
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11 Aprile 2022 - 10.07


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Il politologo Marc Lazar, professore a Sciences Po e alla Luiss, in un’intervista a Repubblica fa il punto della situazione sulle elezioni in Francia. “L’estrema destra non è mai stata così alta in una presidenziale” e in vista del ballottaggio non bisogna “sottovalutare una forma di aggregazione di quelli che odiano Macron: l’estrema destra di Zemmour, una parte della destra più dura che ha votato Pécresse, e una parte sostanziale dell’elettorato di Mélenchon“. Il politologo avverte sui rischi di un’elezione in cui quasi un francese su tre ha votato per Marine Le Pen ed Eric Zemmour.

Macron, ha detto Lazar, “dopo cinque anni di governo, ha fatto un exploit. Una progressione di 4 punti rispetto al 2017 significa che ha consolidato il suo elettorato. Visto il risultato di Valérie Pécresse, la candidata dei Républicains, Macron ha sicuramente ottenuto dei voti in uscita dalla destra moderata. Guardando quanto in basso è arrivata Anne Hidalgo si può dedurre che c’è una forte componente socialista per Macron, forse anche sull’onda della paura dell’ascesa di Le Pen”. Ma anche per Le Pen il risultato è stato “notevole. Ricordiamoci che dopo la sconfitta di cinque anni fa molti pensavano che fosse politicamente morta”.

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Le Pen non ha risentito dei suoi legami con Mosca in queste elezioni, “ha nascosto le sue posizioni pro russe e pro Putin condannando la guerra in Ucraina e ha messo davanti le conseguenze economiche e sociali delle sanzioni alla Russia. Il potere d’acquisto è diventato la priorità numero uno dei francesi. Da questo punto di vista c’è forse l’effetto della crisi dei gilet gialli. Questo enorme movimento popolare non è scomparso nelle rivendicazioni e ha nutrito la campagna di Le Pen”.

Una sua vittoria sarebbe un trionfo per Putin e “uno shock devastante per l’Ue. La leader del Rassemblement National ha tolto il Frexit ma propone un referendum per mettere il diritto francese davanti a quello europeo. Se arrivasse all’Eliseo si aprirebbe una crisi violenta con l’Ue, ancora più grave di quella della vittoria dei sovranisti italiani nel 2018. Le Pen lancerebbe un braccio di ferro con Bruxelles con conseguenze enormi, spalleggiata da Polonia e Ungheria. E finirebbe l’asse con Roma voluto da Mario Draghi e Sergio Mattarella”.

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La vittoria di Macron alle presidenziali, per il politologo, è “probabile ma non scontata. E immagino che anche lui non farà l’errore di pensare che la strada verso la vittoria sia facile. Malgrado il risultato, Macron resta il presidente più odiato della Quinta Repubblica. Nicolas Sarkozy polarizzava molto i francesi, ma era odiato solo dall’opposizione di sinistra. L’ostilità nei confronti di Macron è invece trasversale. Nella gauche è considerato come qualcuno venuto dalla sinistra passato a destra, un traditore. La destra lo odia perché ha rubato una parte di misure e programma. I ceti popolari non si riconoscono nella sua immagine, la sua carriera. Se si sommano Le Pen, Zemmour, Mélenchon, si arriva a metà della Francia che vota per partiti anti-sistema”.

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