La giornalista Maria Ovsyannikova, aveva protestato contro la guerra in diretta tv, alzando un cartello dietro l’anchorwoman dello studio, gridando slogan che denunciavano la guerra in Ucraina. Di lei non si hanno più notizie.
Le Nazioni Unite chiedono alle autorità russe che la giornalista anti-guerra, scomparsa dopo aver interrotto un notiziario in diretta sulla tv Channel One, non sia punita per aver esercitato il suo diritto alla libertà di parola. Lo riferisce il Guardian online.
Ravina Shamdasani, portavoce delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha chiesto che le autorità garantiscano che la donna “non subisca rappresaglie“. Maria Ovsyannikova rischia 15 anni di reclusione. Lo scrive su Telegram l’avvocato della giornalista. “All’inizio – spiega Dmitry Zakhvatov – la polizia l’ha trattenuta volendo limitarsi a seguire il protocollo amministrativo. Ma il caso è stato poi preso in mano dalle alte autorità che hanno deciso di avviare un procedimento penale nei suoi confronti per divulgazione pubblica di informazioni consapevolmente false sull’uso delle forze armate russe”. Il caso, ha aggiunto, è ora in mano al presidente del comitato investigativo, Alexander Bastrykin.
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