È arrivato a circa 61.000 il numero di civili in fuga dalla regione ucraina del Donbass, che sono riparate in Russia, nella regione di Rostov, dopo l’evacuazione ordinata venerdì dai leader delle autoproclamate repubbliche filorusse di Lugansk e Donetsk.
Lo rivela stamani il ministro russo per le emergenze, Alexander Chupriyanin una conferenza stampa, citato dall’agenzia Tass. Intanto, altre due regioni russe hanno proclamato stamani lo stato d’emergenza per l’arrivo di profughi evacuati dalla regione ucraina del Donbass: si tratta di quelle di Penza e di Saratov, che si sono rese disponibili ad accogliere fra i 500 e i 1.500 profughi a testa. Lo scrive l’agenzia Interfax, che dice che, oltre a quella di Rostov e le due nuove, avevano già proclamato lo stato d’emergenza anche le regioni di Ryazan, Volgograd, Voronezh e Kursk. In quest’ultima, fanno sapere le autorità locali, è arrivato un treno con 525 civili dal Donbass.
Nella regione, secondo quanto riferiscono le autorità di una delle due province separatiste filorusse del Donbass, è in corso una battaglia tra le forze dell’autoproclamata Repubblica del Donetsk e quelli che vengono definiti sabotatori dell’esercito di Kiev che ha cercato di entrare nel territorio nell’Est dell’Ucraina. Tass ed Interfax riferiscono intanto di combattimenti in corso con un “gruppo di sabotatori” ucraini, che sarebbero riusciti a far saltare in aria un deposito di munizioni di artiglieria dei miliziani filorussi. RT invece sul suo sito web riporta la denuncia dei servizi di sicurezza di Mosca sulla presunta “granata ucraina” che avrebbe distrutto “un valico di frontiera russo”, senza tuttavia dare conto della smentita dell’esercito di Kiev.
Cronaca di guerra. “L’esercito russo ha distrutto due veicoli da combattimento della fanteria ucraina che hanno attraversato il confine”. Lo afferma l’agenzia russa Ria Novosti, citando il servizio stampa del distretto militare meridionale. “L’esercito russo e le guardie di frontiera hanno impedito la violazione del confine da parte di sabotatori ucraini”, aggiunge. Inoltre, cinque “membri di un gruppo di sabotatori” ucraini che avevano violato il confine con la Russia sono stati “eliminati”.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, vuole un “cessate il fuoco immediato” in Ucraina. Lo ha detto a seguito della telefonata avuta con il presidente francese Emmanuel Macron, parlando di sostegno “all’introduzione immediata di un cessate il fuoco”.
“Ho informato Emmanuel Macron sull’attuale situazione di sicurezza e nuovi bombardamenti provocatori. Noi ci battiamo per intensificare il processo di pace. Sosteniamo la convocazione immediata del Tcg – il Gruppo di contatto trilaterale, composto da Ucraina, Russia e Osce – e l’introduzione immediata di un cessate il fuoco”, ha scritto su Twitter il presidente ucraino dopo avere parlato al telefono con il collega francese.
La telefonata tra Macron e Zelensky è durata 30 minuti, ed è avvenuta a seguito del colloquio telefonico tra Macron e Vladimir Putin, durato un’ora e 45 minuti. Una “telefonata difficile”, secondo i media, quella tra il presidente francese e quello russo. I due si erano visti qualche giorno fa, divisi da un tavolo lungo cinque metri. Al centro della telefonata, ha fatto sapere sapere l’Eliseo, c’è sempre la de-escalation del conflitto ai confini dell’Ucraina. Ma secondo il portavoce del Cremlino Dimitrij Peskov, il presidente Vladimir Putin ”ha tutte le ragioni” per ritenere che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non sia intenzionato a rispettare gli accordi di Minsk. Peskov, intervistato dall’emittente televisiva Russia1, ha aggiunto che ”se consideriamo tutte insieme le dichiarazioni di Zelensky, ne consegue che a) non può, b) non vuole e c) non lo farà”.
Il portavoce del Cremlino ha anche detto che Mosca è pronta a rivelare il contenuto di discussioni riservate ad alto livello con altri leader mondiali per contrastare quelle che ha descritto come ”fughe di notizie deliberate e fuorvianti” da parte di funzionari stranieri.
Anche il presidente Usa Joe Biden è pronto a “incontrare” il suo omologo russo Vladimir Putin “in ogni momento” se questo può “contribuire a evitare una guerra”. Lo ha detto il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, parlando al programma ‘Face the Nation’ sull’emittente Cbs. Secondo Blinken, il presidente americano ha reso “molto chiaro che è pronto a incontrare il presidente Putin in ogni momento, in ogni formato, se questo può aiutare a evitare una guerra”, ha detto il capo della diplomazia degli Stati Uniti. ”Fino a quando i carri armati non avanzano realmente e gli aerei non volano, sfrutteremo ogni possibilità e ogni minuto che abbiamo per vedere se la diplomazia riesce a dissuadere Putin dal portare avanti questo obiettivo” della guerra, ha detto ancora nel corso di un’altra intervista, alla Cnn. Blinken ha ribadito che vedrà il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov mercoledì prossimo “se la Russia nel frattempo non invaderà l’Ucraina”.
Cremlino, prematuro un summit Putin-Biden
Il Cremlino definisce “prematura” l’organizzazione di un vertice Biden-Putin sull’Ucraina. Il Cremlino non esclude la possibilità di colloqui tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente americano Joe Biden, ma afferma che al momento non ci sono piani in tal senso. Lo riporta l’agenzia Interfax. “Naturalmente noi non escludiamo” la possibilità di tenere dei colloqui, “se necessario certamente i presidenti di Russia e Usa in ogni momento possono prendere la decisione di avere dei contatti per telefono o di persona. Questa sarà una loro decisione”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, secondo Interfax, aggiungendo allo stesso tempo che al momento non è prevista l’organizzazione di un summit del genere. “L’incontro – ha affermato Peskov – è possibile se i leader dei due Paesi lo riterranno opportuno, al momento vi è chiara comprensione sulla necessità di continuare il dialogo a livello di ministri”.
Lo Zar schiera “Terminator”
Ha un nome che già di per sé incute un certo timore, e le sue caratteristiche lo rendono un mezzodecisamente pericoloso.
È il Bmpt (Veicolo da Combattimento di Supporto di Carri armati) “Terminator”, che in caso di invasione le forze armate russe utilizzerebbero per la prima volta sul campo. E che, grazie alle sue capacità di combattimento, potrebbe diventare una vera spina nel fianco per le forze ucraine e per la Nato.
Sebbene lo sviluppo di questo mezzo corazzato, conosciuto anche come “Ob’yekt 199” sia stato particolarmente controverso, e sia un uso più nell’esercito kazako che in quello russo, negli ultimi due anni Mosca ha iniziato a schierarlo e a impiegarlo nelle parate ma soprattutto nelle esercitazioni. Sviluppato sullo scafo del T-72, può essere impiegato in molteplici compiti: grazie alla sua velocità, all’agilità di cui dispone e agli armamenti che monta (lanciagranate, missili e cannoni da 30mm), può essere infatti impiegato come unità controcarro, come unità d’appoggio per i carri armati, come mezzo di ingaggio e di soppressione delle unità nemiche, per la distruzione di veicoli da combattimento della fanteria, per la distruzione di insediamenti fortificati avversari, ma anche come mezzo antiaereo semovente.
Tutte caratteristiche che in uno scenario di guerra urbana renderebbero il “Terminator” un avversario decisamente pericoloso. E probabilmente non a caso è stato utilizzato nelle recenti esercitazioni congiunte con la Bielorussia al confine con l’Ucraina: in un video girato in quell’occasione, e successivamente diffuso in Rete, si vedeun treno carico di Bmpt “Terminator” che si dirige verso la frontiera.
Secondo la Cnn, poi, la Russia ha quasiil 75% delle sue forze convenzionali in posizione contro l’Ucraina: l’emittente americana cita ‘un dirigente Usa a conoscenza diretta delle informazioni di intelligence’. In base a tale fonte, a circa 60 km dal confine ucraino vi sarebbero 120 dei 160 gruppi tattici di battaglione russi, pari al 75% delle principali unità da combattimento di Mosca. Mobilitati contro Kiev 35 dei 50 battaglioni per la difesa aerea, 500 tra caccia e caccia bombardieri nonché 50 bombardieri medio-pesanti. E a quanto riferito dal corrispondente della tv americanaCbs per la sicurezza nazionale David Martin al programma “Face the Nation”, gli Usa avrebbero informazioni di intelligence secondo cui i comandanti russi hanno ricevuto l’ordine di procedere con un’invasione dell’Ucraina. Ma l’ambasciatore russo a Washington, Anatoly Antonov, nella stessa trasmissione parla di “disinformazione” da parte dei media statunitensi.
Dubbi sulla capacità di occupare l’intera Ucraina
Scrive Nicol Degli Innocenti in un documentato report per Il Sole24Ore: “La Russia ha potenziato le sue capacità militari e ha modernizzato le forze armate e il suo potenziale offensivo su tutti i fronti – aereo, navale e terrestre – e si trova ora nelle migliori condizioni da un decennio per sferrare un attacco contro l’Ucraina, secondo gli esperti dell’International Institute for Strategic Studies (Iiss) di Londra. Un’offensiva militare su grande scala è quindi possibile, ma ci sono seri dubbi sulla capacità delle forze russe di poter effettuare un’invasione e occupazione dell’intero Paese.«La Russia continua a negare di voler invadere l’Ucraina, ma lo aveva fatto anche nel 2014 -, spiega John Chipman, direttore generale dell’Iiss -. Quello che è chiaro è che Mosca si è dotata di una vasta gamma di opzioni militari se dovesse decidere di agire»[…]- Il rischio maggiore per Mosca è la resistenza delle forze armate ucraine e della popolazione già ostile verso la Russia a causa dell’annessione della Crimea e degli interventi nelle regioni orientali del Paese. «Bisogna distinguere tra un’offensiva militare aerea e terrestre su grande scala, che la Russia può essere ragionevolmente certa di poter lanciare, e un’invasione e occupazione dell’intero Paese, sulla quale invece la capacità russa è dubbia», afferma Boyd. L’accumulo di forze al confine ucraino è stato lento e metodico e se ci sarà un intervento militare Mosca opterà probabilmente per un attacco rapido. Il Cremlino è profondamente consapevole degli sforzi anche finanziari fatti per modernizzare le forze armate, riportandole a livelli non visti dai tempi dell’Unione Sovietica, quindi agirà con cautela, secondo Boyd. «L’Esercito russo è uno solo e ci hanno messo un decennio per ricostruirlo e farlo arrivare alla sua capacità attuale -, spiega l’analista -. Credo che i leader a Mosca abbiano bene in mente i rischi di spendere tutto questo capitale in una singola operazione e i costi per ricostituire tale capacità».
Londra indossa l’elmetto.
Il governo britannico di Boris Johnson continua a considerare “altamente probabile” l’ipotesi di un’azione militare di Mosca in Ucraina nonostante gli sforzi diplomatici in atto e il tentativo della Francia di favorire un vertice fra i presidenti russo e americano, Vladimir Putin e Joe Biden. Lo ha dichiarato oggi via Twitter la ministra degli Esteri di Londra, Liz Truss, dopo che ieri Johnson aveva avuto un colloquio telefonico con Emmanuel Macron. “La diplomazia va perseguita, ma un’invasione russa sembra altamente probabile”, ha scritto Truss, aggiungendo che il Regno Unito e gli alleati Nato “stanno intensificando i preparativi per far fronte allo scenario peggiore” con sanzioni che dovrebbero rendere – in caso di attacco – “il costo intollerabilmente alto per la Russia”.
Kiev: danni di 2-3 mld dollari al mese per allarmi invasione
I continui allarmi su un’invasione imminente russa dell’Ucraina “causano danni economici al Paese dai due ai tre miliardi di dollari al mese”. E’ quanto afferma Rostislav Shurma, vice capo dell’ufficio di presidenza di Kiev, in un’intervista a Rbc Ucraina. Gli allarmi, sottolinea il consigliere, provocano blocchi degli investimenti, un aumento dell’inflazione, perdite nel settore turistico e riduzione dei collegamenti aerei. Alla fine di gennaio, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, aveva denunciato una fuga di capitali dal Paese pari a 12,5 miliardi di dollari a causa delle notizie su un’invasione del Paese pianificata da Mosca. Le autorità ucraine continuano a ritenere non imminente un’invasione russa, contraddicendo i ripetuti allarmi lanciati da Washington.
Di Maio: chiediamo agli italiani di lasciare l’Ucraina
“La situazione delle ultime ore ci preoccupa molto, l’Italia è in massima allerta per affrontare gli eventi con la massima preparazione. La nostra ambasciata a Kiev sta effettuando diverse prove evacuazione del personale e sta chiedendo a tutti gli italiani in Ucraina di lasciare il Paese, ma l’ambasciata resta aperta e pianamente operativa, perché vogliamo dare un segnale di vicinanza al popolo ucraino e crediamo nella diplomazia. Sulle sanzioni l’Italia si coordinerà con i propri alleati e con gli altri Paesi Ue. E’ chiaro che lavorare ad una soluzione diplomatica come stiamo facendo adesso significa evitare le sanzioni, ad ogni modo – in generale, non su questo punto specifico – non escludo altre azioni dell’Ue nei prossimi giorni per favorire la soluzione diplomatica”. Così il ministro degli Esteri Luigi di Maio dopo il consiglio affari esteri a Bruxelles.
“L’unica soluzione a questa crisi può essere una soluzione diplomatica – insiste il titolare della Farnesina – e l’Italia sta lavorando in tal senso. Da più parti, sia quando sono stato a Mosca sia quando sono stato a Kiev, mi è stata data la piena disponibilità a trovare una soluzione diplomatica. Dialogo deve essere la parola d’ordine ma è anche chiaro che stiamo guardando alle operazioni militari russe con enorme preoccupazione”.
Di grande interesse sono le considerazioni fatte da Romano Prodi ieri a Mezz’ora in più, il programma condotto da Lucia Annunziata su Rai3. “Non credo ci sia interesse di arrivare alla guerra. La mia preoccupazione di questi giorni però è che si alimenti dall’interno un conflitto senza che poi nessuno riesca a spiegare come è scoppiato”, dice l’ex presidente del Consiglio e della Commissione Europea.
Quanto a Putin, nel corso di una lectio magistralis tenuta in un seminario del Pd, di cui dà conto La Stampa, Prodi rivela: “chiamato dal Pd per una “lectio magistralis” sui destini del mondo, di cui dà conto La Stampa: “Ricordo che stavamo parlando dell’allargamento dell’Unione europea e lui mi disse chiaramente che non gliene importava niente anche se l’Ue si avvicinava alla Russia. E invece mi parlò della Nato e compresi che per lui era un’autentica ossessione”.
Un’ossessione che può portare a un conflitto ad alta densità. Con l’Europa come campo di battaglia.
Argomenti: nato