Gli Usa calpestano i diritti umani: armi per 2,5 miliardi di dollari all'Egitto del repressore al-Sisi
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Gli Usa calpestano i diritti umani: armi per 2,5 miliardi di dollari all'Egitto del repressore al-Sisi

 La consegna approvata da Washington comprende 12 aerei da trasporto tattico Hercules C-130 e un sistema di difesa radar da un valore che supera i 350 milioni di dollari. Polemici alcuni deputati democratici

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26 Gennaio 2022 - 12.10


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Prima i soldi, poi i diritti umani e che al potere ci sia un repressore come al-Sisi è un dettaglio. Anche per Putin.

Una vendita di mezzi militari dal valore di 2,5 miliardi di dollari all’Egitto è stata approvata dal dipartimento di Stato americano, nonostante le richieste di riconsiderare i rapporti con Il Cairo partite da alcuni deputati alla luce della situazione dei diritti umani nel Paese nordafricano.

“Questa proposta di vendita sosterrà la politica estera e la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, contribuendo a migliorare la sicurezza di un importante Paese non facente parte della Nato che continua a essere un importante partner strategico in Medio Oriente”, si legge nella comunicazione del dipartimento di Stato che ha ufficializzato l’approvazione della transazione.

 La consegna approvata da Washington comprende 12 aerei da trasporto tattico Hercules C-130 e un sistema di difesa radar da un valore che supera i 350 milioni di dollari.

L’annuncio della vendita arriva poche ore dopo che alcuni deputati del Partito democratico chiedessero al segretario di Stato Anthony Blinken di riconsiderare la vendita di mezzi militari all’Egitto alla luce del fatto che “così come riconosciuto anche dall’amministrazione del presidente Joe Biden”, il Paese nordafricano “continua a perpetrare diffuse e sistematiche violazioni dei diritti umani”.

Nello specifico i deputati, tra i quali figura anche il presidente della Commissione per gli affari esteri della Camera, Gregory Meeks, hanno fatto riferimento a una tranche di finanziamenti militari da 130 milioni di dollari di cui gli Stati Uniti avevano congelato l’invio nel settembre scorso, vincolandolo a un “effettivo lavoro sulle condizioni dei diritti umani nel Paese” da parte del governo del presidente Abdel Fattah al-Sisi.

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