La Bielorussia minaccia i migranti: "O ve ne andate o vi portiamo al confine con la Polonia"
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La Bielorussia minaccia i migranti: "O ve ne andate o vi portiamo al confine con la Polonia"

Le forze di sicurezza di Mink si sono presentate al campo per migranti di Bruzgi (un centro d'accoglienza d'emergenza allestito a novembre dal governo di Minsk, ndr) e hanno detto che entro quarantott'ore il campo deve essere chiuso

La Bielorussia minaccia i migranti: "O ve ne andate o vi portiamo al confine con la Polonia"
Migranti in Bielorussia
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6 Dicembre 2021 - 19.18


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Pressioni inaccettabili verso persone che hanno perso tutto e sono allo stremo,.

“O partite o ve ne andate in Polonia”.

Sarebbe questo l’ultimatum che le autorità della Bielorussia avrebbero dato a centinaia di profughi bloccati lungo la frontiera tra i due Paesi, così come apprende l’agenzia Dire da attivisti polacchi. 

Anche Nawal Soufi, volontaria e attivista originaria di Catania presente al confine polacco, sta ricevendo tali notizie e sempre alla Dire riporta: “Le forze di sicurezza della Bielorussia ieri si sono presentate al campo per migranti di Bruzgi (un centro d’accoglienza d’emergenza allestito a novembre dal governo di Minsk, ndr) e hanno detto che entro quarantott’ore il campo deve essere chiuso. Quindi hanno annunciato che restano due alternative: ‘O andate verso la frontiera polacca o vi riporteremo nel vostro Paese d’origine’.

Pare che siano pronti voli verso la Siria per i prossimi giorni ma la notizia non è certa, sembra più una strategia del terrore”.

Al momento è difficile verificare queste informazioni: solo ai giornalisti delle agenzie e della Tv pubblica è consentito raggiungere le zone di frontiera di Polonia e Bielorussia, inoltre il governo di Varsavia ha negato l’accesso a osservatori internazionali e ong.

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Tra i profughi quindi si è rapidamente diffuso il panico. La maggior parte proviene da Paesi in cui c’è la guerra – come Siria, Yemen, Afghanistan o Iraq – e per molti tornare può voler dire cadere nelle mani di regimi autoritari o faide comunitarie che potrebbero costargli la vita. “Per paura di essere rimpatriati- continua l’attivista- ieri notte molte persone hanno deciso di partire e affrontare la foresta”. La regione attraverso cui passa la frontiera tra Polonia e Bielorussia è ricoperta da fitti boschi dove c’è già la neve. Come avverte Soufi, “le temperature continuano a scendere e molti migranti hanno finito le scorte di cibo. In queste condizioni avremo morti certe. Siamo preoccupati, anche perché abbiamo già perso i contatti con chi è partito ieri”.

 La situazione per chi ha trovato un alloggio temporaneo in qualche città o villaggio della Bielorussia non sarebbe migliore: “Le persone non escono di casa per paura di essere arrestate e portate via” riferisce alla Dire in forma anonima un’attivista polacca, in contatto coi migranti sull’altro lato del confine. “Non escono neanche per fare la spesa e molti hanno i figli piccoli. Inoltre molte famiglie stanno finendo i soldi e anche i Bad and breakfast o gli hotel più modesti hanno aumentato molto il prezzo delle stanze, proprio a causa della crisi dei profughi”. Secondo l’attivista, anche un alloggio fatiscente può raggiungere l’equivalente dei cento euro a notte.

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La volontaria prosegue: “Ci sono migranti che sono talmente esausti che sarebbero disposti a partire volontariamente, ma altri hanno troppa paura di tornare nei loro Paesi, soprattutto i siriani. Abbiamo quindi deciso di lanciare una raccolta fondi per comprargli un volo verso Paesi più sicuri come Turchia o Emirati”.

Ma da quando l’Unione Europea ha minacciato sanzioni contro le compagnie aeree che facilitano l’arrivo di migranti dal Medio Oriente alla Bielorussia, molte tratte sono state soppresse oppure “i voli sono acquistabili ma vengono annullati all’ultimo, senza la possibilità di rimborso. E arrivano a costare quasi 500 euro”.

Di tale situazione, denuncia infine la volontaria, “è responsabile l’Unione europea: se avesse accolto i migranti, specialmente i siriani, che sono poche centinaia, questa gente ora non rischierebbe la vita”. La scorsa settimana la Commissione europea ha adottato misure valide sei mesi che ha presentato come un aiuto a Polonia, ma anche Lettonia e Lituania ad affrontare la crisi migratoria. Tuttavia, per le organizzazioni che difendono i diritti dei migranti, si tratta di regolamenti che violano la convenzione di Ginevra sul diritto d’asilo: le richieste d’asilo, invece che entro 4-10 giorni, potranno essere esaminate in 3-4 mesi mentre vengono istituiti dei punti specifici per le autorità per riceverle, quando in teoria ogni luogo sul suolo nazionale è valido. I rimpatri poi possono essere “più semplici e veloci”.

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