Due detenuti hanno raccontato le torture a Navalny nel carcere di Pokrov...
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Due detenuti hanno raccontato le torture a Navalny nel carcere di Pokrov...

Il dissidente russo sarebbe stato sottoposto a torture fisiche e psicologiche ed è stato completamente isolato dagli altri detenuti

Aleksei Navalny
Aleksei Navalny
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5 Novembre 2021 - 10.03


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Due ex detenuti della colonia correttiva ‘numero 2’ di Pokrov, nella regione di Vladimir, quella a centinaia di chilometri da Mosca dove è rinchiuso il prigioniero più famoso del Paese, Aleksei Navalny, hanno raccontato a Dozhd, un’emittente russa indipendente, i dettagli degli abusi subiti dal famoso blogger: torture psicologiche, ma anche fisiche oltreché intimidazioni dai toni grotteschi
“Quando qualcuno non si inginocchia ai loro piedi, hanno un solo obiettivo: spezzarlo”, ha raccontato uno di loro, Nariman Osmanov.
La prigione è tristemente famosa: in numerose denunce si è parlato di detenuti picchiati brutalmente, costretti a non dormire, sottoposte a percosse e abusi commessi da uomini delle unità speciali, che però si presentano incappucciati e senza alcun distintivo. Osmanov ha raccontato che le autorità carcerarie, all’arrivo di Navalny, parlarono con ciascuno dei detenuti, proibendo a tutti loro d’intavolare qualsiasi tipo di rapporto con l’oppositore russo: “Lo hanno isolato completamente. Ovvio che abbiamo sofferto insieme a lui, non sono ancora riuscito a riprendermi psicologicamente”.
Lui però riuscì a indicare a Navalny dov’era la “zona sicura”, il luogo dove praticare lo sport. L’altro detenuto, Evgueni Burak, ha raccontato che nel distaccamento una ventina di prigionieri sono stati incaricati di scrivere qualsiasi cosa fa Navalny, “in modo che non possa fare un passo senza che si sappia”.
Alcuni di questi detenuti hanno anche provato senza successo a provocarlo in una rissa. Navalny è stato sottoposto a torture psicologiche anche durante i 24 giorni di sciopero della fame, quando chiedeva di essere curato da medici di sua fiducia visto che le sue condizioni di salute erano peggiorate: “Tra le 6 e le 7 del mattino portarono mezzo sacco di salsicce e cominciarono a friggerle per convincerlo a mangiare”.
Gli aguzzini misero anche nella sua cella un prigioniero di nome Yushchenko, sospettato di essere malato di tubercolosi nella sua fase contagiosa; ma era una bufala e Osmanov riuscì ad avvertire Navalny. Nel giorno del suo compleanno, il 4 giugno, le autorità carcerarie hanno mostrato ai detenuti un video sull'”orientamento sessuale non tradizionale” del blogger.
Navalny, che è stato dichiarato dalle autorità carcerarie come “propenso alla fuga”, ha più volte denunciato le condizioni “prossime alla tortura” della sua detenzione e le vessazioni permanenti a cui è sottoposto. Lo scorso febbraio il dissidente che è il principale oppositore del presidente Vladimir Putin è stato condannato a 2 anni e 5 mesi di carcere. Lo scorso ottobre il Parlamento europeo gli ha conferito il Premio Sacharov per la libertà di coscienza, sottolineando il suo “grande coraggio” e la battaglia contro Putin che “gli è costata la libertà e quasi la vita”. Il Cremlino non ha gradito.

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