Parla così il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, in una conferenza stampa a Bruxelles seguita ad una riunione d’emergenza degli ambasciatori dell’Alleanza sulla situazione in Afghanistan: Il collasso dell’Afghanistan dinanzi all’avanzata talebana “è stato veloce e improvviso, ci sono delle lezioni da trarre”.
“La vera domanda che dobbiamo porci è perché le forze che abbiamo sostenuto e formato non hanno resistito” dinanzi all’avanzata dei Talebani? Si chiede il segretario generale della Nato.
“La situazione in Afghanistan è estremamente seria e imprevedibile. Questo fallimento della leadership afghana ha portato alla tragedia a cui stiamo assistendo” ha detto Stoltenberg.
“Sapevamo che c’erano rischi (dopo il ritiro delle forze Usa e Nato, ndr), ma nessuno aveva previsto la velocità del collasso delle strutture e delle forze militari afghane”, ha ammesso il segretario generale della Nato in una conferenza stampa in cui ha ribadito più volte che “tutti gli alleati sono stati d’accordo che era arrivato il momento di porre fine alla presenza militare”.
“La situazione è in evoluzione ed è difficile anticipare cosa accadrà in futuro”, ha aggiunto, anticipando che anche se la Nato ha terminato la presenza militare “la comunità internazionale potrà continuare a svolgere un ruolo, a fornire assistenza allo sviluppo e proteggere e sostenere il rispetto dei diritti umani”.
“Sapevamo che c’erano rischi, abbiamo fatto le nostre scelte senza nascondercelo. L’alternativa a lasciare sarebbe stata quella di rimanere e aumentare la presenza militare, di avere più soldati sul terreno, più scontri e combattimenti”. “La speranza era che tutti gli investimenti fatti avrebbero reso la situazione sostenibile, che le forze afghane sarebbero state in grado di contrastare i talebani”, ha sottolineato.
La priorità della Nato è ora quella di mantenere l’aeroporto di Kabul “aperto e funzionante” per poter evacuare il maggior numero di persone possibile, oltre ai cittadini di Paesi della Nato e afghani che hanno lavorato con loro in tutti questi anni “ma anche afghani vulnerabili e in una posizione vulnerabile”. “Lavoriamo 24 ore al giorno, tutti i giorni, per far atterrare e decollare più aerei, e avere più persone possibile che lasciano il Paese”. “I Talebani devono rispettare e facilitare la partenza sicura di tutti coloro che vogliono partire”.
“La precondizione perché questo avvenga è avere un aeroporto aperto e funzionante”. Impegnati in questo sforzo sono, ha citato Stoltenberg, gli Stati Uniti, che stanno rafforzando le truppe, la Turchia, da tempo presente all’aeroporto, la Norvegia, che ha un ospedale, la Gran Bretagna e altri Paesi alleati che aiutano e sostengono.
“Diversi Paesi alleati inviano aerei nella regione per effettuare un ponte aereo”, ha quindi affermato il segretario generale rendendo noto che la Nato “ha sospeso e congelato ogni forma di sostegno al governo, dato che non c’è più un governo a Kabul”. “Dopo il crollo del governo, non è stato più inviato denaro”.
“I talebani si sono impegnati, con l’accordo con gli Usa del febbraio del 2020, a fare in modo che il Paese non diventi un territorio sicuro per il terrorismo internazionale. Ci aspettiamo che rispettino il loro impegno” ha quindi affermato Stoltenberg.
“La Nato rimane una alleanza forte. La ragione per cui siamo andati in Afghanistan era quella di indebolire al Qaeda e combattere il terrorismo internazionale. Sapevamo che gli alleati non sarebbero rimasti per sempre in Afghanistan. Insieme abbiamo deciso di porre fine alla missione”, ha quindi concluso.
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