Effetti perversi della Brexit: decine di europei trattenuti nei centri di rimpatrio dalla polizia britannica
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Effetti perversi della Brexit: decine di europei trattenuti nei centri di rimpatrio dalla polizia britannica

Italiani, tedeschi, greci, rumeni e spagnoli, sono stati bloccati alla frontiera in Gran Bretagna e trattenuti in centri di rimozione dopo aver cercato di entrare nel Paese senza permesso

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8 Maggio 2021 - 10.44


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L’attivazione della Brexit ha segnato una grande linea di demarcazione all’ingresso dei cittadini europei in territorio britannico.

Il caso più clamoroso riguarda almeno una trentina di cittadini dell’Unione europea, fra cui anche italiani, tedeschi, greci, rumeni e spagnoli, soprattutto giovani, sono stati bloccati alla frontiera in Gran Bretagna e trattenuti in centri di rimozione dopo aver cercato di entrare nel Paese forse per lavorare, senza visto o residenza, rende noto il sito di notizie Politico citando fonti diplomatiche.

Gli europei sono stati trattenuti nei centri fino a sette giorni prima di essere costretti a rimpatriare, un periodo molto lungo attribuibile anche per la difficoltà a trovare un volo di rientro nel loro Paese a causa dell’epidemia di covid ma che un diplomatico ha definito come “sproporzionato”.

Il ministero degli Interni britannico non ha ancora reso noto quanti siano stati in tutto gli europei trattenuti nei centri dal primo gennaio. Le ambasciate dei Paesi europei hanno offerto consulenza legale e sono intervenute per cercare di ridurre la detenzione, ma non tutti gli europei bloccati si sono rivolti alle sedi diplomatiche.

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Molti dei ragazzi fermati cercavano di entrare in Gran Bretagna per lavorare alla pari nelle famiglie o cercare lavori ‘low skilled’ per un breve periodo di tempo.

Dopo la Brexit i cittadini europei possono entrare in Gran Bretagna per lavoro solo con un visto o nel quadro dell’Ue Settlement Scheme che riguarda chi viveva nel Paese prima della Brexit. Altrimenti, gli europei possono entrare per turismo e rimanere per 90 giorni al massimo.

Ma la polizia di frontiera mantiene il diritto di respingere europei se ci sono ragionevoli dubbi circa la loro intenzione di lavorare durante il loro soggiorno.

 

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