"Boris Johnson non può permettersi di fare il premier": sotto accusa lo stile di vita del premier e della fidanzata
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"Boris Johnson non può permettersi di fare il premier": sotto accusa lo stile di vita del premier e della fidanzata

La ristrutturazione dell’appartamento voluto dalla fidanzata ha suscitato una bufera: nell'occhio del ciclone i guadagni del premier britannico, che ha da mantenere anche la sua prima famiglia

Boris Johnson e la fidanzata Carrie Symonds
Boris Johnson e la fidanzata Carrie Symonds
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3 Maggio 2021 - 10.47


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Boris Johnson torna nell’occhio del ciclone, e questa volta non per la gestione della pandemia, da cui la Gran Bretagna sembra essere uscita grazie alla grande organizzazione della campagna vaccinale.

Il Sunday Times, quotidiano tradizionalmente schierato con i Tory, ha fatto i conti in tasca a Boris Johnson in un articolo dal titolo eloquente: “Può Boris Johnson permettersi di fare il premier?”.

È in altre parole in grado di mantenere il costoso stile di vita che la fidanzata Carrie Symonds, ribattezzata ‘Carrie Antoinette’, gli impone?

La ristrutturazione dell’appartamento occupato da Johnson e dalla sua fidanzata, ha suscitato una bufera su diversi fronti, ma soprattutto perché sarebbero stati i donatori Tory a pagare buona parte del lavoro.

Non è chiaro quanto il premier fosse al corrente di quello che la compagna stesse facendo a casa, lavori curati dalla designer super-chic Lulu Lytle; ma tutta la vicenda ha messo in luce le difficoltà finanziarie del premier. Bojo guadagna 157mila sterline all’anno, sicuramente non poco.

È vero che buona parte, 63mila sterline circa, se ne vanno in tasse. Ma poi gli entra ancora qualcosa da royalties di libri e donazioni private. Poca cosa però se si pensa che la ristrutturazione voluta da Carrie sarebbe costata 200 mila sterline.

Ovviamente non paga l’affitto del suo appartamento privato a Downing Street, né quello della residenza di campagna dei premier, Chequers. Ma deve pagarsi la vita di tutti i giorni: acqua, luce, riscaldamento e manutenzione e il mantenimento (anche se BoJo è frugale: unica passione, le Church’s, che arrivano anche a 750 sterline al paio, ma che lui usa fino allo sfinimento).

Ha poi un’altra famiglia oltre all’attuale (quella della prima moglie, che vive ancora in una casa di sua proprietà, e gli ha dato 4 figli che comunque adesso sono tutti in età adulta) e deve mantenere la figlia con la gallerista Helen McIntyre.

Insomma spese da far tremare i polsi: pare che egli stesso abbia detto agli amici che dovrebbe guadagnare almeno 300mila sterline, il doppio di quanto incassa.

Ecco dunque che il premier avrebbe chiesto aiuto ai danarosi amici Tory, ma questo è vietato dalla legge elettorale britannica. Ben Elliot, copresidente del partito Tory – che è anche il nipote di Camilla, la duchessa di Cornovaglia, moglie dell’erede al trono, Carlo – oltre ad essere a conoscenza delle donazioni, pare gli abbia pagato il personal trainer, Harry Jameson, che fattura 165 sterline l’ora. Johnson avrebbe cercato anche un donatore per pagare la tata del figlio, Wilfred, che ha appena compiuto un anno (non meno di 2mila sterline al mese al momento a Londra).

Tagliente la reazione del donatore contattato: “Non mi spiace pagare per i volantini, ma certo sì se mi si chiede di pagare i pannolini del figlio del primo ministro”.

Insomma, un vero pasticcio, innescato dalle spese di Carrie che – come ha detto qualcuno – “ha gusti da champagne, ma entrate per permettersi un’aranciata”.

Nell’ultima settimana le vicende della caotica vita di Johnson hanno riempito i giornali inglesi e i laburisti sono partiti all’attacco, gridando allo scandalo e alla corruzione. E gli ultimi sondaggi danno i laburisti in rimonta, a pochi giorni dal SuperThursday, l’appuntamento elettorale più importante per il Regno Unito dal 2019: Johnson rischia di perdere il ‘red wall’ delle città del nord dell’Inghilterra, Midlands e Galles conquistate due anni fa ai rivali laburisti.

Secondo un sondaggio del Sunday Times, il Labour è vantaggio, seppur lieve, nei 43 seggi del ‘muro rosso’, che alle elezioni generali di dicembre 2019 spinsero Johnson verso Downing Street (45% al Labour e 44% ai Tory nelle intenzioni di voto).

E anche su scala nazionale, il Labour è appena di un punto dietro ai Tory, 40 contro 39% (il resto dei votanti si schiera al 6% con i LibDem e al 4% con Verdi).

Non è un bel segnale per il premier che, fino a poche settimane fa, con il vento in poppa per la vittoriosa campagna di vaccinazione contro il Covid-19, era saldamente in testa.  

Giovedì, nel Super Thursday vanno al voto 48 milioni di persone: si vota per elezioni comunali in tutto il Regno Unito, c’è un’elezione suppletiva per la camera ad Hartlepool, si vota per i sindaci (tra l’altro a Londra) e in elezioni per il Parlamento del Galles (il Senedd) e quello scozzese (elezioni queste ultime delicate perchè potrebbero riaprire il tema dell’indipendenza).

Un sondaggio YouGov per The Times solo due giorni fa mostrava un divario di 11 punti. Ma che Bojo sia in difficoltà lo conferma anche un’altra rilevazione, quella di Opinium per l’Observer: dà ai conservatori il 42% e ai laburisti al 37%; ma il vantaggio dei conservatori è sceso da 11 a cinque punti in una settimana.

 

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