L’aumento delle prsone in fuga dalle violente operazioni militari nella Repubblica Centafricana (Rca), dove quasi metà della popolazione è stata costretta a fuggire, ha spinto l’Agenzia Onu per i rifugiati Unhcr a chiedere che sia assicurato accesso umanitario per prestare assistenza a decine di migliaia di persone in condizioni disperate.
Il numero crescente di attacchi condotti ai danni degli operatori umanitari e l’interruzione delle principali rotte di approvvigionamento stanno ostacolando le capacità dell’Unhcr e di altre organizzazioni umanitarie di prestare assistenza agli sfollati interni centrafricani. La situazione, sul piano umanitario, è peggiorata, causando ulteriori sofferenze a una popolazione già vulnerabile.
Gli operatori umanitari si sono visti razziare i propri uffici e rubare i veicoli. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari umanitari (Ocha), a gennaio si sono verificati 66 casi di questo genere, il numero più alto mai registrato nell’arco di un solo mese nella Rca. A dicembre 2020, un operatore umanitario è stato ucciso e altri cinque sono stati feriti.
Scontri, operazioni militari, e blocchi lungo la strada principale che collega la Rca al Camerun stanno impedendo la consegna di scorte, con una conseguente drastica impennata dei prezzi nelle aree colpite, nell’ordine del 240 per cento per quanto riguarda gli alimenti di base d’importazione e fino al 44 per cento per i beni locali. La situazione condiziona anche la consegna di aiuti umanitari provenienti dalla capitale Bangui con conseguenze disastrose per le persone che necessitano con urgenza di cibo, farmaci, acqua e servizi igienico-sanitari, articoli domestici essenziali e riparo.
Malgrado queste criticità, l’Unhcr sta lavorando in stretto coordinamento con le autorità nazionali, i partner umanitari e il personale dell’operazione di peacekeeping delle Nazioni Unite, Minusca, per continuare a distribuire articoli salvavita presso i siti accessibili. La settimana scorsa, le scorte dell’Agenzia sono state distribuite a circa 4.600 persone facenti parte di oltre 740 nuclei familiari a Bouar, una città a circa 450 km da Bangui.
L’Ocha stima che siano oltre 100.000 le persone rimaste sfollate all’interno della Rca, da quando la crisi è scoppiata a dicembre. La maggior parte vive in condizioni miserevoli nelle campagne per timore di nuove aggressioni al proprio villaggio. Secondo i dati in possesso delle autorità governative dei Paesi limitrofi, almeno 107.000 persone sono inoltre fuggite oltre confine facendo ingresso in Repubblica Democratica del Congo (92.053), Camerun (5.730), Ciad (6.726) e Repubblica del Congo (2.984). Queste cifre portano il numero totale di centrafricani in fuga a oltre 1.5 milioni – quasi un terzo di tutta la popolazione del Paese, che è di 4.8 milioni.
All’interno della Rca, l’Unhcr continua a raccogliere testimonianze di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui arresti arbitrari, detenzioni illegali, torture, estorsioni, rapine a mano armata, aggressioni, restrizioni alla libertà di movimento, espropri e saccheggi. I casi di violenza sessuale – anche ai danni di bambini piccoli – sono in aumento, dato che l’assenza di sicurezza crea un ambiente caratterizzato da illegalità e impunità.
Il personale dell’Unhcr ha registrato ricorrenti violazioni dei principi umanitari presso i campi che accolgono sfollati interni. L’Agenzia rinnova l’appello ad avviare negoziati efficaci volti a calmare le tensioni in corso ed esorta la comunità internazionale a garantire sostegno continuo e deciso affinché si possa riprendere un’adeguata risposta umanitaria e si rafforzino le possibilità di trovare soluzioni.
L'appello di Unhcr: "Le persone in fuga dalla Rca sono disperate, chiediamo accesso umanitario"
Il numero crescente di attacchi condotti ai danni degli operatori umanitari e l'interruzione delle principali rotte di approvvigionamento stanno ostacolando le capacità dell'Unhcr di prestare assistenza
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13 Febbraio 2021 - 16.03
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