Continua l’opera di epurazione di tutto ciò che è stata l’America di Trump: l’amministrazione Biden ha intenzione di chiedere a tutti i procuratori federali nominati dall’ex presidente e confermati dal Senato di dimettersi. Lo anticipa il Washington Post, che precisa che ci sono due eccezioni: David Weiss, procuratore federale del Delware, che sta indagando su presunti reati fiscali commessi da Hunter Biden, figlio del presidente Joe Biden; e di John Durham, il procuratore del Connecticut che sta conducendo da tempo una controindagine sull’inchiesta aperta nel 2016 dall’Fbi sui presunti (e mai provati) rapporti tra la campagna Trump e il Cremlino, il cosiddetto Russiagate.
Se nel caso di Weiss la scelta di non chiederne le dimissioni è dettata da ragioni di opportunità politica, nel secondo caso, quello di Durham, si tratta di una nomina blindata. Nei mesi scorsi infatti, Durham è stato elevato al rango di procuratore speciale dall’ex ministro della Giustizia William Barr e questo gli consente di mantenere la titolarità della sua indagine.
L’avvicendamento dei procuratori federali, che nei vari stati svolgono il ruolo di pubblici ministeri per i reati di competenza federale e sono nominati dal presidente, è una prassi consueta con il cambio di un’amministrazione. Nel marzo del 2017, l’allora ministro della Giustizia Jeff Sessions chiese a tutti i 46 procuratori federali reduci dell’Amministrazione Obama di lasciare i propri incarichi. Lo stesso avvenne all’inizio dell’Amministrazione Clinton, mentre invece George W Bush e Barack Obama preferirono un passaggio di consegne più soft, lasciando passare de tempo prima di procedere nuove nomine.
Nella fase di transizione dall’Amministrazione Trump a quella Biden, molti procuratori federali nominati dall’ex presidente hanno già fatto un passo indietro. La richiesta di dimissioni, riporta il Post, riguarderebbe solo coloro che ancora non hanno messo a disposizione i propri incarichi, escludendo però alcuni procuratori ad interim, subentrati dopo la prima tornata di dimissioni. E’ il caso di Michael Sherwin, l’attuale procuratore ad interim del District of Columbia, che sta gestendo le incriminazioni dei manifestanti pro Trump coinvolti nell’irruzione al Congresso dello scorso 6 gennaio.
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