Nel secondo procedimento che si aprirà domani al Senato, dove ora hanno la maggioranza, i leader dem sembrano intenzioni a svolgere il più velocemente possibile il rito dovuto, e dall’esito scontato, una nuova assoluzione per l’ormai ex presidente, senza convocare quindi testimoni a sostegno della gravissima accusa di aver istigato l’insurrezione che ha portato all’attacco del Congresso del 6 gennaio scorso.
Anche se ancora non è stato ufficializzato, il processo potrebbe quindi concludersi in poco più di una settimana se veramente alla fine prevarrà la linea di non convocare i testimoni. “Entrambe le parti desiderano chiudere la cosa abbastanza velocemente – ha affermato il senatore repubblicano John Thune – se vorranno chiamare i testimoni, la cosa verrà prolungata, di una, forse anche due settimane, perché a questo punto entrambe le parti potranno chiamare testimoni”.
La linea del processo veloce senza testimoni, che si accorda con l’esigenza del presidente Joe Biden di non perdere tempo prezioso per portare avanti l’agenda, in primo luogo il pacchetto anti Covid, però sta creando frustrazioni tra i democratici della Camera, in particolare i 10 manager che conducono l’accusa, che sentono come se si volesse mettere loro la museruola, come titola oggi Politico.
I 10 deputati democratici che condurranno l’accusa contro Trump infatti vorrebbe poter chiamare testimoni e nelle scorse settimane i media americani avevano riportato che accarezzavano anche l’idea di trasmettere come potenti prove della responsabilità di Trump qualche video di quelle drammatiche ore.
In questo modo, anche in assenza della possibilità di convincere 17 senatori repubblicani a dare il loro voto necessario ad arrivare alla condanna di Trump, i manager democratici ritengono che il processo possa in ogni caso danneggiare politicamente Trump che, dopo aver inizialmente incassato il colpo, ora appare ritornato a controllare saldamente il suo elettorato e, quindi, il partito repubblicano.
Tra le idee fatte circolare dai manager, riporta oggi Politico, quella di chiamare a testimoniare gli agenti della Capitol Police aggrediti e feriti dalla folla di sostenitori di Trump, o i funzionari repubblicani delle Georgia che hanno subito le pressioni e le minacce di Trump affinché rovesciassero l’esito elettorale nel loro Stato. O addirittura convocare ex funzionari della Casa Bianca per chiedere loro del comportamento di Trump durante la rivolta.
Ma il leader del Senato, Chuck Schumer, ed altri senatori dem sono di un altro avviso affermando che, a differenza dell’altro processo di impeachment, in questo caso i crimini sono chiaramente documentati, ed anzi sono stati vissuti in prima persona dai 100 senatori – che il 6 gennaio furono costretti a ripararsi e nascondersi per sfuggire alla furia degli insorti – che sono i giurati del processo di impeachment.
Ufficialmente, comunque, i senatori democratici affermano di voler rispettare sulla questione dei testimoni le posizioni dei manager che, va ricordato, nei giorni scorsi, con una lettera invitata dal loro capo Jamie Raskin, hanno addirittura invitato Trump a testimoniare al processo, richiesta che l’ex presidente ha rifiutato. La mossa dei manager è stata criticata dai democratici del Senato con Chris Coons, senatore del Delaware vicinissimo a Biden, che l’ha definita “un’idea semplicemente terribile”.
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