Da quando Hans-Dieter Flick si è seduto sulla panchina del Bayern Monaco, dopo l’esonero dell’ex-allenatore Niko Kovac il 3 novembre 2019, la squadra bavarese si è trasformata in un’autentica corazzata, nella squadra più forte d’Europa. Chi l’avrebbe mai detto? D’altronde, il 55enne ex-centrocampista del Bayern Monaco fino a un anno fa aveva un palmarès da allenatore non di primo livello: dopo i cinque anni in panchina all’Hoffenheim, Flick aveva svolto per otto anni il ruolo di vice allenatore per la Nazionale tedesca, durante la lunga gestione Joachim Loew; nell’estate del 2019 il passaggio, o per meglio dire il ritorno, al Bayern Monaco, insieme al neo-allenatore croato Kovac.
Le quote sulla UEFA Champions League di quest’anno confermano la bontà del lavoro da normalizzatore svolto da Flick, dopo i primi mesi altalenanti della gestione Kovac. Accorgimenti mirati quelli del tecnico tedesco, che non hanno stravolto la squadra ma hanno permesso ai giocatori chiave di tornare a giocare al massimo delle loro possibilità. La testimonianza delle sue capacità sono i tantissimi titoli conquistati dalla macchina da guerra bavarese durante la scorsa annata: Bundesliga, Coppa di Germania, Supercoppa di Germania, Supercoppa UEFA e la tanto agognata Champions League, vinta in finale contro il Paris Saint-Germain grazie a un goal di Kingsley Coman e ritornata a Monaco di Baviera dopo sette anni. Insomma, il 2020 non ha fatto mancare proprio nulla al Bayern Monaco e al suo allenatore.
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— Bayern München Brasil (@MunchenBrasil) November 7, 2020
Come detto: pochi, ma giusti, accorgimenti. Uno dei meriti più significativi della gestione Flick è stato quello di aver rimesso al centro del progetto bavarese una leggenda come Thomas Muller, da un paio di anni in netto calo, che con Kovac non aveva trovato grande feeling. Con Hansi, come viene chiamato a Monaco, Muller è tornato a ricoprire un ruolo significativo in qualsiasi azione offensiva bavarese: lo si trova ovunque, ad aprire spazi per Lewandowski, in fascia permettendo ad ali creative come Gnabry e Coman di avere maggior libertà, spesso anche a centrocampo, permettendo le incursioni offensive di Goretzka, un altro giocatore che con Flick ha realizzato quel salto in termini di concretezza e duttilità che gli mancava per diventare uno dei migliori centrocampisti del mondo.
La seconda, significativa, intuizione di Flick riguarda il ruolo di Joshua Kimmich: il nuovo Lahm, come da tanti è stato riconosciuto per via della sua qualità, polivalenza e del suo essere un autentico simbolo bavarese, sotto la gestione Kovac ha continuato ad alternarsi tra il ruolo di terzino destro e la mediana. Un’alternanza che non faceva bene alla continuità dello straordinario giocatore tedesco: Flick lo ha definitivamente spostato in cabina di regia, affiancandolo a Goretzka (o Tolisso, altro giocatore che il tecnico sta pian piano recuperando nella stagione in corso) e trasformandolo in quello che oggi è probabilmente il miglior regista al mondo.
E non è finita qui: nella stagione in corso stiamo assistendo all’adattamento del neo-acquisto Leroy Sané come ala destra, nel ruolo che fu di Arjen Robben. Nel frattempo, il Bayern sta continuando a inanellare vittorie: Hansi Flick ha plasmato una corazzata.