La situazione si aggrava e preoccupa grandemente l’opinione pubblica. Facile la tentazione di criticare il governo e la politica per ritardi ed errori sicuramente compiuti che non riducono però i risultati complessivamente ottenuti nella cosiddetta prima fase dell’epidemia.
Anche l’Oms lo aveva riconosciuto indicando nel modello Italia il modo migliore di affrontare la crisi. Eppure il costo era stato elevato, anche in termini di vite e di sacrifici per tutti che avrebbero potuto essere ridotti con una migliore comprensione e attenzione fin dall’inizio. Oggi tutti criticano l’azione della politica, anche quella delle regioni, specie di quelle che hanno introdotto per prime misure più radicali.
Non c’è dubbio che pesano anche valutazioni e differenze tra lo Stato centrale e le articolazioni locali mentre però il problema di fondo resta l’adeguatezza e il mancato investimento nella medicina territoriale, dell’insufficienza dei medici e del personale sanitario che non si è riusciti ancora ad incrementare per renderlo almeno meno insufficiente rispetto alle nuove emergenze.
Fa una certa impressione la lunga fila di persone ai drive in che attendono ore per fare il tampone, anche se i tracciamenti sono enormemente aumentati. E’ giusto pertanto sollecitare la politica a fare di più e meglio, perché il tempo della pazienza è sempre meno e crescono paure e incertezze che si riflettono nella vita di ciascuno a cominciare dalla scuola e dai posti di lavoro, all’organizzazione della vita familiare e di relazione in genere. Sicuramente, come sempre , una grande responsabilità spetta alla politica , che del resto a fatica anche in sede europea va prendendo consapevolezza della pandemia come problema da affrontare in modo coordinato, rapido ed efficace.
Tutte le capitali europee ne sono investite in forme sempre più gravi e solo Trump , che è primatista di Covid in tutto il mondo, annuncia che si tratta di una semplice influenza dalla quale si può uscire facilmente come è accaduto a lui, per ragioni certamente elettorali.
Per ciascuno di noi c’è una parte importantissima e irrinunciabile: non cedere al terrore e allo sgomento ma vivere con coraggio e cautela questa terribile prova.
Prendersela più o meno istericamente col governo e con i politici non è una strada fruttuosa. Kennedy ai suoi elettori diceva: ”non sto a dirvi cosa vi prometto ma vi chiedo cosa voi siete disposti a fare per il nostro Paese”.
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