Il problema sono gli ingressi e le uscite. Il resto molto meno.
“Io ho sempre ritenuto che all’aperto il rischio di trasmissione di questa malattia sia molto basso, non inesistente, ma molto basso. Gli stadi all’aperto permettono distanze che garantiscono la possibilità di avere un pubblico limitato e numericamente proporzionato alla capienza”.
Lo afferma Salute Carlo Signorelli, docente di Igiene e Sanità pubblica all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, che commenta il via libera, in alcune regioni, a un pubblico limitato negli eventi sportivi come le partite di calcio.
Secondo Signorelli, “il vero problema di queste aperture è la questione degli accessi alle strutture, ovvero i trasporti. Per questo credo che sia corretto che la decisione sull’apertura al pubblico venga presa dagli enti locali che conoscono la situazione e possono decidere se ci sono o meno rischi di assembramento e quali sono le dinamiche, perché – conclude – magari c’è un parcheggio per 2mila macchine e la quota di pubblico è di mille persone, tutti vanno in auto e non ci sono assembramenti”.
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