Medio Oriente, la "storica pace" spacca il fronte arabo e musulmano. A gioire resta Trump
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Medio Oriente, la "storica pace" spacca il fronte arabo e musulmano. A gioire resta Trump

La pace tra Israele e Emirati arabi ha provocato numerose polemiche. Gli emiratini accusati di svendere la Palestina.

Benjamin Netanyahu e lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario of Abu Dhabi.
Benjamin Netanyahu e lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario of Abu Dhabi.
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

14 Agosto 2020 - 15.49


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Il giorno dopo lo “storico accordo”, i toni trionfalistici, e di parte, lasciano spazio a considerazioni più accorte, meditate che delineano, sul fronte arabo e musulmano, un ventaglio di posizioni opposte che riflettono uno scontro di interessi e di ambizioni di potenza che, come al solito, nulla hanno a che fare con la questione palestinese.

Ma è bene iniziare con le considerazioni raccolte nei più diretti interessati: israeliani e palestinesi. Ad aiutarci nel delineare l’impatto dell’accordo di pace raggiunto, con il coinvolgimento Usa, da Israele ed Emirati Arabi Uniti, in capo israeliano è Anshel Pfeffer, prima firma di Haaretz. il quotidiano progressista di Tel Aviv.

“Benjamin Netanyahu non ha mai avuto un vero piano per annettere parti della Cisgiordania – afferma Pfeffer –  Non c’era nessun calendario, nessuna mappa, nessuna bozza di risoluzione da portare al governo o alla Knesset. Solo un mucchio di promesse elettorali non mantenute e un sacco di chiacchiere vuote. Giovedì, quel piano che non aveva mai pianificato di realizzare, gli ha procurato un significativo colpo di stato diplomatico. La dichiarazione congiunta con gli Emirati Arabi Uniti non è ancora un piano di pace completo. Non c’è ancora un impegno chiaro da parte degli Emirati Arabi Uniti a fare qualcosa, di certo non aprirà a breve ambasciate in nessuno dei due Paesi. Ma questo rimane il riconoscimento più visibile e concreto da parte di uno Stato della regione del Golfo Arabo dell’alleanza finora segreta con Israele. È un risultato per Netanyahu che i suoi predecessori, disposti a fare grandi concessioni ai palestinesi, avevano solo sognato – e lui non ha pagato nulla per questo, al di là di quella che ha definito la ‘sospensione temporanea’ dell’annessione che non avrebbe mai comunque effettuato. Quei predecessori del primo ministro, i defunti Shimon Peres e Ariel Sharon, i due Ehud, Barak e Olmert, sostenuti dalla ‘comunità internazionale’ e dall’industria del processo di pace, hanno tutti avvertito che Israele stava affrontando l’isolamento globale, lo tsunami diplomatico e una valanga di boicottaggi se non avesse accettato la sovranità palestinese. Netanyahu ha scoperto il loro bluff e almeno ieri sera si è vendicato. Gli Stati arabi stanno a malapena rendendo un servizio a parole ai palestinesi, se questo è il caso. Una generazione di diplomatici occidentali che pensavano che Israele dovesse pagare in valuta forte per una tale svolta con il mondo arabo, ieri sera si sono strappati i capelli. Durante gli anni di Oslo, hanno cercato in tutti i modi di ottenere una tale dichiarazione da una delle maggiori nazioni arabe in cambio dei compromessi di Israele con i palestinesi. Ora Netanyahu l’ha ottenuta per niente.

Nel 2018 i sauditi hanno permesso per la prima volta il sorvolo del loro territorio su Israele, e ora gli Emirati Arabi parlano di voli diretti da Tel Aviv a Dubai. È troppo presto per dire se questo aiuterà Netanyahu sul fronte interno.  Questo non cancellerà il suo abietto fallimento nell’affrontare l’epidemia di coronavirus, né lo salverà dal suo giorno in tribunale quando la fase probatoria del suo caso di corruzione inizierà a gennaio, ma rafforzerà la sua immagine di indispensabilità come statista israeliano. Se nei prossimi mesi si terrà un’altra elezione, avrà almeno qualcosa da usare per cercare di distogliere l’attenzione degli elettori dalla recessione della Covid-19 e dalla sua corruzione. I grandi perdenti di questo sviluppo – rimarca l’analista israeliano – sono ancora una volta i palestinesi. Un altro regime arabo si sta avvicinando alla pace con Israele, mentre non è più vicino alla sovranità dello Stato. Sono stati abbandonati ancora una volta. E a peggiorare le cose, anche la prossima amministrazione statunitense, supponendo che Joe Biden vinca a novembre, ha approvato l’accordo mediato dall’amministrazione Trump. La campagna di Biden-Harris ha accolto lo sviluppo come un ‘atto coraggioso e di cui c’è bisogno’ e ha promesso di ‘costruire su questo progresso’.

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Negli ultimi tre decenni, il ‘campo della pace’ ha avvertito che Israele diventerà un “paria internazionale” se non risolverà la questione palestinese. Questo non accadrà presto, anche dopo che Donald Trump avrà lasciato la Casa Bianca. Né il mondo arabo né la comunità internazionale ha molto tempo o volontà in questo momento e per il prossimo futuro per esercitare una seria pressione su Israele. La questione palestinese non è scomparsa. Ci sono ancora milioni di palestinesi in Cisgiordania e a Gaza senza diritti. Ma l’intero caso che è stato utilizzato per sostenere una soluzione è crollato. E’ difficile sostenere ora che l’occupazione di 53 anni fa sia ‘insostenibile’ quando Netanyahu ha appena dimostrato che non solo è sostenibile, ma che Israele può migliorare i suoi legami con il mondo arabo, apertamente, con l’occupazione ancora in corso. Questo deve essere un momento di resa dei conti per coloro che ancora credono che la situazione palestinese sia un’ingiustizia che deve essere risolta da due Stati, uno Stato o qualsiasi Stato. Le minacce contro l’intransigenza israeliana si sono rivelate vuote come la promessa di annessione di Netanyahu. Un’intera nuova causa per la pace con i palestinesi deve essere ora ripensata”.

A Gerusalemme, è iniziata la corsa a chi s’intesta non la firma, quella è di Netanyahu, ma il segno politico dello “storico accordo”. Il ministro della Difesa Benny Gantz, che è anche il co-premier a staffetta in virtù del patto a di condivisione del potere, ha affermato  che l’accordo di giovedì ha espresso una “alleanza” tra i paesi della regione che mirano alla stabilità e alla prosperità. Ha aggiunto  che l’accordo avrà “molte implicazioni positive” sulla regione e ha invitato gli altri Stati arabi a perseguire accordi di pace con Israele. Ha ringraziato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, definendolo “un vero amico di Israele”. Il ministro degli Esteri Gabi Ashkenazi, che fa parte del partito Kahol Lavan di Gantz, ha detto di aver accolto con favore il rifiuto di Israele di “annessione unilaterale” della Cisgiordania, dicendo che il piano di Trump in Medio Oriente sarà discusso in consultazione con i paesi della regione. Il leader dell’opposizione Yair Lapid ha rimarcato che “negoziati e accordi, non passi unilaterali come l’annessione” sono la chiave delle relazioni diplomatiche di Israele.

Fratelli-coltelli

Di segno opposto le reazioni in campo palestinese. L’annuncio di giovedì della normalizzazione delle relazioni tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti ha suscitato dure prese di posizione da parte di dirigenti i e organizzazioni palestinesi, con Hanan Ashrawi , figura di spicco della leadership palestinese, che accusa il principe ereditario emiratino di “svendere” il popolo palestinese, mentre  il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha convocato  una riunione d’emergenza a Ramallah  in vista di una dichiarazione. Abbas ha detto di “respingere e denunciare il sorprendente annuncio di Israele, degli Stati Uniti e degli Emirati Arabi Uniti”, definendolo un “tradimento di Gerusalemme, della Moschea di Al-Aqsa e della causa palestinese”. Un consigliere di Abbas ha letto la dichiarazione dall’esterno del quartier generale di Ramallah del presidente dell’AP. “Israele è stato premiato per non aver dichiarato apertamente ciò che ha fatto alla Palestina in modo illegale e persistente dall’inizio dell’occupazione”, ha scritto su Twitter Hanan Ashrawi. Ha anche detto che gli Emirati Arabi Uniti si sono fatti avanti con i loro “rapporti segreti/normalizzazione con Israele”.” Per favore, non fateci un favore. Non siamo la foglia di fico di nessuno”, ha scritto Ashrawi.  In un altro tweet, indirizzato al principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti, ha scritto: “Che non proviate mai l’agonia di farvi rubare il vostro Paese; che non sentiate mai il dolore di vivere in cattività sotto l’occupazione; che non siate mai testimoni della demolizione della vostra casa o dell’assassinio dei vostri cari”. Che non siate mai venduti dai vostri “amici””.

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Secondo l’accordo, mediato dagli Stati Uniti, Israele aveva accettato di interrompere i piani di annessione di parti della Cisgiordania. I palestinesi hanno ripetutamente esortato i governi arabi a non normalizzare le relazioni con Israele fino a quando non sarà raggiunto un accordo di pace che istituisca uno Stato palestinese indipendente. Hamas  ha accusato gli Emirati Arabi Uniti di aver pugnalato alle spalle i palestinesi accettando di stabilire pieni legami diplomatici con Israele. “Questo annuncio è una ricompensa per i crimini dell’occupazione israeliana”, ha detto il portavoce del movimento islamico Fawzi Barhoum. “La normalizzazione è una pugnalata alle spalle del nostro popolo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda sono la Turchia e l’Iran.

Ankara minaccia di sospendere le relazioni diplomatiche con gli Emirati Arabi, in risposta all’accordo con Israele. Lo ha annunciato il presidente Recep Tayyip Erdogan. “Ho dato istruzioni al nostro ministro degli Esteri, gli ho detto che potremmo sospendere le relazioni diplomatiche con il governo di Abu Dhabi o richiamare il nostro ambasciatore”, ha dichiarato alla stampa a Istanbul. La ”Turchia è dalla parte dei palestinesi” e ”non permetterà che i diritti dei palestinesi vengano violati”. Così Erdogan  incontrando i giornalisti a Istanbul, ha commentato l’accordo raggiunto tra Israele ed  Emirati Arabi sulla normalizzazione dei rapporti diplomatici. ”Non lasceremo che la Palestina venga sconfitta”, ha proseguito  Erdogan, criticando anche la politica intrapresa dall’Arabia Saudita  nella regione.

Anche Teheran  ha condannato l’accordo tra Israele ed Emirati Arabi. E’ stato un atto di “stupidità strategica da parte di Abu Dhabi e Tel Aviv che senza dubbio rafforzerà l’asse della resistenza nella regione”, ha affermato il ministero degli esteri di Teheran in una nota. “La popolazione oppressa della Palestina e tutte le nazioni libere del mondo non perdoneranno mai la normalizzazione delle relazioni con il criminale regime di occupazione israeliano e la complicità con i suoi crimini”, si aggiunge.

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Fattah al-Sisi “Ho seguito con interesse e apprezzamento la dichiarazione congiunta tra Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti e Israele per fermare l’annessione israeliana delle terre palestinesi e prendere misure per portare la pace in Medio Oriente”, ha detto al-Sisi su Twitter. “Apprezzo gli sforzi dei responsabili dell’accordo per raggiungere la prosperità e la stabilità nella nostra regione”. La Giordania ha detto che l’accordo potrebbe far avanzare i negoziati di pace in stallo se riuscirà a spingere Israele ad accettare uno Stato palestinese. “Se Israele lo affrontasse come un incentivo per porre fine all’occupazione … porterebbe la regione verso una pace giusta”, dichiara il ministro degli Esteri Ayman Safadi in una dichiarazione sui media statali. Sul fronte dei favorevoli c’è il Bahrein. Secondo l’accordo tra gli Emirati Arabi Uniti e Israele blocca i piani di annessione israeliana e aumenta le possibilità di pace, ha scritto giovedì l’agenzia di stampa di Stato Bna. Il Bahrein è uno stretto alleato dell’Arabia Saudita, che non ha ancora commentato l’accordo di normalizzazione dei legami diplomatici annunciato giovedì. Il Bahrein ha elogiato gli Stati Uniti per i loro sforzi per assicurare l’accordo.

Alla Casa Bianca si respira ottimismo: i palestinesi “cercheranno una via per arrivare a un accordo di pace”, ha detto nella notte il presidente Usa Donald Trump. Trump ha annunciato che organizzerà tra tre settimane un vertice a Washington per la firma dello storico accordo. “Non vedo l’ora di riceverli molto presto alla Casa Bianca per firmare formalmente l’accordo”, ha detto ai giornalisti. E’ “una grande concessione” che Israele abbia accettato di sospendere l’annessione dei Territori palestinesi in Cisgiordania, che per ora “è fuori discussione” ha poi sottolineato. Nelle prossime settimane altri accordi di pace relativi al Medio Oriente potrebbero essere firmati, ha concluso il presidente:  “Abbiamo altre cose interessanti in corso con altri Paesi, che sono anche legate agli accordi di pace – ha detto il presidente Usa – E ci saranno molte grandi novita’ nelle prossime settimane”. Il genero di Trump e consigliere della Casa Bianca, Jared Kushner, ha anche detto in precedenza che c’erano “buone probabilità” che altri Paesi arabi normalizzino le loro relazioni con Israele.
L’intesa raggiunta è stata salutata con favore con una nota della Farnesina: “L’Italia accoglie con favore l’annuncio dell’accordo di normalizzazione delle relazioni fra Israele e gli Emirati Arabi Uniti. Auspichiamo che tale importante passo possa contribuire alla pace e alla stabilità in Medio Oriente. In tale quadro, la decisione israeliana di sospendere l’annessione di porzioni della Cisgiordania costituisce uno sviluppo positivo, che ci auguriamo possa favorire la ripresa dei negoziati diretti tra israeliani e palestinesi nella prospettiva di una soluzione a due Stati giusta, sostenibile e duratura, che l’Italia continua a sostenere con convinzione quale unica alternativa per assicurare pace e prosperità in tutta la regione”.

Qualcuno informi gli estensori della nota  che i palestinesi non la pensano proprio così.
 

 

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