Facebook-Cambridge Analytica, lo scandalo del secolo? Zuckerberg convocato al Parlamento Ue
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Facebook-Cambridge Analytica, lo scandalo del secolo? Zuckerberg convocato al Parlamento Ue

A definirlo così è il Garante Ue per la privacy. Dopo il crollo del titolo a Wall Street, Facebook si trova nella più grave bufera della sua storia

Mark Zuckerberg
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20 Marzo 2018 - 18.29


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Dopo lo scandalo di Cambridge Analytica, scoperto nei giorni scorsi dal New York Times e dal Guardian, Facebook si ritrova in quello che secondo il Garante Ue per la privacy, ‘potrebbe essere lo scandalo del secolo e mostra solo la punta dell’iceberg’. Adesso, Zuckerberg è stato convocato al Parlamento Europeo, come riferisce lo stesso Antonio Tajani in un tweet.

Ma partiamo dall’inizio: Cambridge Analytica è una società specializzata nella raccolta e nell’analisi di dati su Facebook – quanti ‘mi piace’ riceve una pagina, su quali news vengono lasciati i commenti, i luoghi da dove sono condivisi i post -. Si tratta, ovviamente di una quantità di dati enorme su ogni utente di Facebook ed è inquietante pensare che la Cambridge Analytica sia stata in contatto con Donald Trump durante la campagna elettorale. Inoltre, la società è stata fondata da Robert Mercer, un personaggio piuttosto oscuro: miliardario, imprenditore, conservatore e finanziatore di Breitbart News, il principale canale di notizie vicine all’amministrazione Trump, diretto da Steve Bannon, consigliere e stratega di Trump durante la campagna elettorale e poi alla Casa Bianca.

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le informazioni raccolte da Cambridge Analytica sono elaborate nei cosiddetti modelli di “psicometria”, che misurano comportamenti e caratteristiche della personalità di ogni singolo utente. 

Per capire la bufera in cui si trova Facebook, dobbiamo tornare al 2015, quando venne creata l’app Thisisyourdigitallife, che venne utilizzata da 270mila persone in pochi mesi. L’app permetteva di creare dei profili comportamentali personalizzati basandosi sulle attività degli utenti su Facebook. La cosa inquietante era che l’app aveva accesso anche ai profili degli amici del singolo utente, che ovviamente non venivano avvisati. Facebook, però metteva le mani avanti avvertendo di questa funzione dell’app nelle pagine di Condizioni d’uso, che ovviamente nessuno mai legge fino in fondo.

Facebook cambiò in seguito l’algoritmo, impendendo all’app di accedere anche ai profili degli amici, ma nel tempo in cui l’opzione era attiva, l’app raccolse un’enorme quantità di dati su utenti più o meno ignari, creando un archivio enorme. 

Qui inizia la parte della vicenda che non è chiara: Facebook infatti, vieta alle app di condividere con terze parti i dati raccolti sul social, ma l’app ha comunque condiviso queste informazioni con Cambridge Analytica. Questo due anni fa. 

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Per chi viola questa condizioni, Facebook prevede la sospensione dell’account, cosa che è avvenuta solo il 16 marzo scorso, ma Christopher Wylie, principale fonte dell’inchiesta, sostiene che Facebook sapeva della cessione illecita da circa due anni. Addirittura la Cambrdige Analytica si era autodenunciata, sostiene Wylie, un ex dipendente proprio della Cambridge. L’ipotesi più plausibile è che Facebook abbia saputo che stava per essere pubblicata l’inchiesta e ha tentato maldestramente di correre ai ripari. 

Cambridge Analytica è stata coinvolta non solo nelle elezioni americane, ma anche nel referendum della Brexit: l’azienda ha collaborato attivamente alla raccolta dati sui comportamenti degli utenti, e potendo contare su un archivio smisurato, sono stati in molti a temere che questa estrema conoscenza non abbia rappresentato un vantaggio gigantesco per i candidati che hanno utilizzato l’azienda per la loro campagna elettorale.

Ora, dopo il crollo del titolo di Facebook a Wall Street (ha perso più del 5%, trascinando con sè sia Twitter che Snapchat), il social network è sotto inchiesta sia dell’Europa che degli Stati Uniti.

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