Né Iraq, né Turchia, né Iran e neppure Stati Uniti lo volevano, anche perché la questione curda è assai spinosa e un’entità curda aprirebbe uno scenario che le potenze regionali non vogliono.
Così dopo l’annuncio ufficiale e senza sorprese del “sì” massiccio al referendum per l’indipendenza, con oltre il 92 per cento, il Kurdistan iracheno è sempre più isolato di fronte alle pressioni dei suoi vicini e della Comunità internazionale.
La prima misura di ritorsione irachena ha iniziato a farsi sentire: le compagnie aeree di Libano, Egitto e Turchia hanno annunciato che sospenderanno i loro collegamenti con il Kurdistan iracheno a partire da venerdì, su richiesta di Baghdad. C’è poi la questione spinosa del controllo delle frontiere mentre l’esercito turco è mobilitato ai confini.
Per quanto riguarda il referendum “Su 3.305.925 votanti, il sì ha ottenuto il 92,73 per cento delle preferenze e il no il 7,27 per cento”, ha annunciato a fine giornata la commissione elettorale del Kurdistan, quantificando al 72,16 per cento l’affluenza. L’annuncio della larga vittoria del “sì” è avvenuto qualche ora dopo che il primo ministro iracheno Haider al-Abadi ha posto come pre-condizione a ogni negoziato l’annullamento dei risultati. Di mezzo c’è l’identità curda ma soprattutto il petrolio del kurdistan che è una risorsa preziosissima.
Nessuno vuole il Kurdistan iracheno indipendente: cominciano le ritorsioni
Dopo l'annuncio della vittoria del sì con il 92% scatta l'isolamento: bloccati gli aereporti, tensioni alle frontiere
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globalist Modifica articolo
28 Settembre 2017 - 07.54
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