Un atteggiamento ”totalitario e non democratico”: non s’è fatta attendere ed è stata durissima, come ci si aspettava, la reazione del presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, dopo che la Guardia civil ha arrestato uomini politici e funzionari catalani accusati di favorire la consultazione popolare sull’Indipendenza non obbedendo alle disposizioni contrarie del Governo centrale.
Per Puigdemont, che ha parlato nel Palau de la Generalitat, dopo una riunione straordinaria dell’esecutivo, l’iniziativa ha provocato la sospensione di fatto del governo della Catalogna applicando nella regione ”lo stato di emergenza”.
Quanto sta accadendo nelle utlime ore, ha però sottolineato, rafforzerà il governo catalano nella volontà di di tenere il referendum fisssato per il primo ottobre, che sarà una “risposta democratica” all’atteggiamento “autoritario” dello Stato.
Il presidente della Generalitat ha detto che ritiene responsabile dell’operazione l’esecutivo di Rajoy . Il govermo, ha scandito, ” ha superato la linea rossa che la separava dai regimi autoritari ed è diventato una vergogna”.
Nel suo discorso Puigdemont ha elencato tutte le azioni messe in essere contro il referendum: gli arresti di funzionari di alto livello; il sequestro di documenti senza alcun ordine in tal senso del magistrato; la chiusura di pagine web; la violazione della corrispondenza; minacce generalizzate contro la cittadinanza.
“È una situazione inaccettabile – ha detto con tono fermo -. Hanno violato i diritti fondamentali e la Carta dei diritti umani”, cosa che non ha precedenti in uno Stato europeo. “Non accetteremo il ritorno al passato e che non ci si permetta di decidere in futuro”.
Dopo gli arresti il presidente della Generalitat accusa governo: è totalitarismo
Puigdemont accusa Rajoy di essere il mandante dell'operazione di oggi della Guardia civil, elencando i presunti abusi compiuti contro il governo della Catalogna ed i suoi cittadini
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20 Settembre 2017 - 15.09
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