La brigata anarchica di gay e transgender a Raqqa per cacciare l'Isis
Top

La brigata anarchica di gay e transgender a Raqqa per cacciare l'Isis

"Queste checche uccidono fascisti" è lo slogan scelto per il primo striscione del 'Tquila', la formazione guerrigliera queer

Gli uomine e le donne dell'Esercito di Liberazione Queer combattono l'Isis
Gli uomine e le donne dell'Esercito di Liberazione Queer combattono l'Isis
Preroll

Stefania De Michele Modifica articolo

25 Luglio 2017 - 16.33


ATF

Gli uomini del jihad odiano i gay. Li schifano e li uccidono nei modi più cruenti: li spingono giù dai tetti, qualche volta li crocifiggono. Nell’ordalia fondamentalista, che è follia del pensiero unico, gli omosessuali sono stati perseguitati e condannati a morte. Quelli che sono sopravvissuti hanno imbracciato le armi, come hanno fatto le schiave yazide, vendute e abusate dai miliziani che hanno dimenticato dio.

A Raqqa da qualche tempo sventola la bandiera rosa e nera e quella arcobaleno dell’Esercito di Liberazione e Insurrezione Queer. A darne l’annuncio, con una foto su Twitter, è la formazione guerrigliera anarchica delle Forze guerrigliere popolari per la rivoluzione internazionale (Irpgf), che ha lanciato in Siria la creazione della prima unità “composta da compagni e compagne lesbiche, gay, bisex, transgender, queer e intersex, e da chiunque desideri abolire il genere binario e far avanzare la rivoluzione delle donne e una più ampia rivoluzione di genere”. È un Pride che non conosce il colore delle manifestazioni di piazza, ma l’odore del sangue di una guerra infame.

Leggi anche:  Padre Dall’Oglio: sulla Rai un docufilm sul 'monsignor Romero' di Siria

“The Queer Insurrection and Liberation Army”, acronimo “Tquila”, farà parte della Brigata Internazionale di Liberazione. Quest’ultima è la formazione che raccoglie i combattenti stranieri che hanno raggiunto la Siria del nord per combattere l’Isis insieme alla milizia curda nota come Unita’ di protezione del popolo (Ypg). “Queste checche uccidono fascisti” è lo slogan scelto per il primo striscione del ‘Tquila’, che in un comunicato ha scritto: “I nostri membri hanno guardato con orrore quando fascisti ed estremisti in giro per il mondo hanno attaccato la comunità queer e assassinato innumerevoli suoi membri”.

Nel contrappasso, che anima i luoghi devastati dalla violenza, chi ha rischiato di morire si organizza per difendersi e uccidere: questione di sopravvivenza, questione di diritti che devono essere difesi con la vita.

Hanno scritto ancora i membri della formazione, riferendosi alla lotta delle donne curde: “La necessità e il desiderio di rafforzare le conquiste della rivoluzione femminile e di portare avanti la lotta queer ha motivato i membri della ‘Irpgf’ a formare il ‘Tquila’.

Native

Articoli correlati