I due, a parte la fede religiosa, sono molto simili. Arroganti fino a sfiorare la maleducazione (o a superarne il confine) nemici della stampa, che uno può incarcerare mentre l’altro no; anti-ecologisti in nome del cemento e del business.
Infatti anche la Turchia, dopo gli Usa, potrebbe defilarsi dall’accordo di Parigi sul clima. Lo ha lasciato intendere il presidente Recep Tayyip Erdogan, ventilando la possibilità che il parlamento turco, che ha il compito di ratificare l’accordo, possa respingerlo.
Questo perché, ha spiegato Erdogan, l’uscita degli Stati Uniti «mette a repentaglio» gli accordi che garantivano alla Turchia aiuti per accompagnarne la riduzione delle emissioni: accordi che quindi equiparavano la Turchia ai Paesi in via di sviluppo piuttosto che alle nazioni industrializzate.
«Dopo questa decisione presa dagli Stati Uniti, la nostra posizione vira in direzione della non approvazione (dell’accordo) da parte del parlamento», ha detto Erdogan ad Amburgo
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