La Corte Suprema boccia la May: su Brexit decida il Parlamento
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La Corte Suprema boccia la May: su Brexit decida il Parlamento

La premier britannica perde la sua battaglia davanti ai giudici che oggi sanciscono in via definitiva chi debba decidere sull'attuazione dell'articolo 50 del trattato di Lisbona

Theresa May
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24 Gennaio 2017 - 11.14


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La premier britannica Theresa May ha perso la sua battaglia con la Corte Suprema che le dà torto e ha disposto oggi in via definitiva che la notifica dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, quello che definisce la procedura per lasciare l’Unione Europea, dovrà essere autorizzato da un voto del parlamento britannico.

Il verdetto conferma quello di primo grado dell’Alta Corte e dà torto al governo May che aveva presentato ricorso invocando il diritto ad attivare l’articolo 50 d’autorità nel rispetto della volontà popolare.

La questione è chiara. Non è più sufficiente l’esito del referendum popolare dello scorso 23 giugno che aveva sancito la Brexit. Sarà il parlamento ad avere l’ultima parola.

La Corte ha escluso qualunque potere di veto da parte delle assemblee di Scozia, Galles e Irlanda del Nord sulla Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. Lo ha annunciato il presidente della Corte, affrontando il secondo punto del suo verdetto odierno e respingendo il tentativo di far valere in questo caso il potere della devolution.

Il governo britannico di Theresa May e’ “deluso” dell’esito della controversia legale che impone il voto parlamentare per l’attivazione dei negoziati sulla Brexit, ma lo rispetta e attuerà quanto richiesto dal verdetto. Lo ha detto l’attorney general Jeremy Wright, notando peraltro che questo verdetto non mette in discussione il referendum e annunciando per oggi la presentazione alle Camere di una legge ad hoc per l’avvio alle procedure di divorzio dall’Ue.

 

Si prevede quindi una Brexit tutt’altro che rapida e indolore, con un articolo 50 del tratto europeo di Lisbona finora mai utilizzato e comunque, in questo caso, non potrà esserlo se non con approvazione di Westminster. A cantare vittoria, seppur parziale, sono gli europeisti e in particolare Gina Miller, la promotrice, insieme a un comitato di cittadini, del ricorso contro il governo sulla questione, colei che ha scatenato la guerra su Brexit, chiedendo un dibattito e un voto parlamentare.

Ricorso impugnato di fronte alla Corte Suprema da governo May, che oggi si vede sbattere in faccia l’amara realtà.

La decisione dei giudici è stata presa con una maggioranza di 8 a 3: “Una legge del Parlamento è necessaria per autorizzare i ministri a comunicare la decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione Europea”.

Cos’è l’articolo 50. L’articolo 50 dice che ogni stato membro può decidere di ritirarsi dall’Unione europea conformemente alle sue norme costituzionali. Se decide di farlo, deve informare il Consiglio europeo della sua intenzione e negoziare un accordo sul suo ritiro, stabilendo le basi giuridiche per un futuro rapporto con l’Unione europea. L’accordo deve essere approvato da una maggioranza qualificata degli stati membri e deve avere il consenso del parlamento europeo. I negoziatori hanno due anni a disposizione dalla data in cui viene chiesta l’applicazione dell’articolo 50 per concludere un accordo, ma questo termine può essere esteso. Se in un momento successivo lo stato che ha lasciato l’Unione vuole rientrarvi deve ricominciare le procedure di ammissione. Nessuno stato ha mai invocato finora l’articolo 50, il Regno Unito sarà il primo.

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