Una dichiarazione, firmata da molti ribelli siriani, ha spiegato che il governo siriano ha già messo in atto “molte violazioni” da quando è iniziato il cessate il fuoco e per questo gli oppositori del regime di Damasco sono pronti a non partecipare e quindi a boicottare i colloqui di pace previsti da Russia e Turchia per la fine del mese di gennaio. Nell’accordo siglato giovedì scorso, Mosca e Ankara hanno infatti siglato un accordo che prevede l’inizio dei colloqui di pace entro la fine di gennaio ad Astana in Kazakhstan.
“Il regime ed i suoi alleati hanno continuato a combattere e hanno commesso gravi violazioni – hanno scritto i ribelli –. Se le violazioni continueranno, siamo costretti a congelare ogni discussione prevista nei negoziati ad Astana”.
I gruppi che hanno firmato la dichiarazione sono quelli che ancora resistono nella regione di Wadi Barada, a nord-ovest di Damasco, che ancora non è in mano al regime. I ribelli hanno spiegato che qui i bombardamenti stanno proseguendo e ogni giorno piovono bombe da parte delle forze siriane e dei loro alleati di Hezbollah.
La zona in questione comunque non rientra nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco, data la presenza di Jabhat Fateh al-Sham (JFS), un gruppo jihadista che è stato escluso dalla trattativa. La regione di Wadi Barada è strategica per la Siria: fornisce acqua a milioni di residenti nella capitale. Il governo ha accusato i ribelli di inquinanti con il diesel, anche se queste accuse sono sempre state respinte al mittinte.
Mentre i ribelli “hanno rispettato il cessate il fuoco in tutta la Siria … il regime e i suoi alleati non hanno smesso di sparare”, hanno aggiunto nella dichiarazione. L’esercito siriano ha negato subito ogni tipo di azione contro i ribelli.
Purtroppo infatti dall’accordo firmato giovedì scorso sono escluse alcune zone della Siria: dalla tregua sono infatti esclusi i jihadisti del cosiddetto Stato Islamico e i curdi di Ypg.